giovedì 26 giugno 2008

hamas mikey mouse

ho trovato per caso questo filmato.. la disney sarà incazzata abbuco per i copyrights.. gli israeliani per altri motivi..

spazzatura in tv e tv spazzatura

riporto l'articolo di Marco Travaglio, ripreso anche da Beppe nel suo blog. è veramente lungo, ma non abbastanza.


UNICI COLPEVOLI I CITTADINI
di Marco Travaglio


"Buongiorno a tutti. Spero si possa ancora dire che l’intervento del Capo dello Stato in occasione della festa del 2 giugno tenuto ieri è stato tutt’altro che soddisfacente. Io per esempio non l’ho condiviso per niente. Non perché i principi che ha enunciato non siano giusti: basta con l’intolleranza, basta con le ribellioni allo Stato. Dipende da che cosa sta dicendo e a chi si sta riferendo. Si riferiva a Bossi? Che ha di nuovo minacciato che se non si faranno le riforme che vuole lui di marciare su Roma con cinquecentomila padani, peraltro tutti da individuare. Non si sa se questa volta armati, disarmati, travestiti da Obelix, o come diavolo si presenterebbero. Si riferiva a Berlusconi, che si è appena ribellato allo Stato, cioè agli arresti disposti dalla magistratura napoletana per lo scempio dei rifiuti, per le discariche truccate, per la monnezza non trattata che veniva nascosta sotto lievi coltri di monnezza trattata e magari anche profumata con la calce viva come dalle intercettazioni dell’enturage di Bertolaso e dalla immarcescibile FIBE-FISIA del gruppo Impregilo che hanno continuato a lucrare soldi nostri senza smaltire un grammo di rifiuti? Si riferiva a ..? Chi sono quelli che si ribellano allo Stato? Sono quelli che vogliono abolire le intercettazioni perché funzionano troppo, come hanno dimostrato anche in questo caso? Berlusconi ha approfittato del ricevimento al Quirinale per primo giugno per annunciare una legge contro le intercettazioni, cioè per disarmare una magistratura che già è stata messa in ginocchio da quindici anni di riforme di destra e sinistra che ormai provocheranno a ben breve il risultato della chiusura di alcuni tribunali e di alcuni uffici giudiziari che dichiareranno fallimento. Chi si ribella allo Stato è per caso chi manda a fare carotaggi e analisi a Chiaiano e poi dà i risultati prima che siano finiti i carotaggi medesimi dicendo che va tutto bene e che quello è il posto giusto per portarci l’immondizia? In una delle poche oasi incontaminate, dove si coltivano frutti di eccellenza, dove a pochi passi ci sono gli ospedali, nel centro della città. Quelli che si ribellano allo Stato chi sono? Sono quelli che dal 1999 calpestano le sentenze della Corte Costituzionale, del Consiglio di Stato, della Corte Europea di Giustizia, le messe in mora e le procedure di infrazione della Commissione Europea sulle frequenze concesse a Rete4 senza concessione, anziché a Europa7, che la concessione ce l’ha? Chi si ribella allo Stato chi è? Quello che stava facendo fallire definitivamente Alitalia dopo aver messo in fuga i francesi di Airfrance che l’avrebbero probabilmente salvata? Chi si ribella allo Stato è per caso il senatore Schifani, presidente del Senato, che oggi regala le costituzioni ai bambini e che ha dato il suo nome, Schifani, a una delle leggi più incostituzionali che si ricordino, il “lodo Schifani”, che garantiva l’impunita alle cinque più alte cariche dello Stato, soprattutto a una, la più bassa, e che fu incenerito dalla Corte Costituzionale nel 2003? Chi si ribella allo Stato sono i politici campani, di cui Napolitano fino a prima di essere eletto presidente della Repubblica faceva parte, perché è li che aveva il suo collegio elettorale, che hanno creato per quindici anni l’emergenza immondizia e che adesso pretenderebbero di farla risolvere dagli stessi che l’hanno creata, compreso Bertolaso, che due anni fa era commissario alla monnezza e che non ha combinato niente, come tutti gli altri e che adesso viene riproposto, come la peperonata che ritorna sempre su, a risolvere un problema che anche lui ha contribuito a creare e ad aggravare? Chi si ribella allo Stato è chi non ha dato la protezione a questo imprenditore che aveva cominciato a parlare e che per questo è stato ammazzato, come tutti quelli che parlano in Campania, come in Calabria, come in Sicilia? Chi si ribella allo Stato è forse chi ha definito in campagna elettorale “eroe” Vittorio Mangano, cioè un malavitoso che non ha parlato? Allora, se in questo Paese gli eroi sono i mafiosi che non hanno parlato, allora questo che è stato ucciso per ha parlato non era un eroe. Dobbiamo decidere...

Ma temo che non intendesse parlare di queste categorie e di questi suoi colleghi il Capo dello Stato in questo suo, per così dire, infelice discorso per la festa della Repubblica. Temo che si riferisse alla gente di Chiaiano che difende la sua oasi, che difende la sua qualità della vita, che difende la possibilità di andare prima a verificare se un sito è o non è idoneo a ricevere rifiuti, e poi dopo utilizzarlo. E non viceversa. Ma è tutto sconvolto, non solo il vocabolario delle nostre istituzioni. È sconvolta la logica, è sconvolto l’ordine pubblico, è sconvolta la Costituzione. Di fatto vengono sospese le garanzie costituzionali, vengono vietate le manifestazioni come simboli di complicità con la monnezza e viene espropriata la magistratura del suo diritto-dovere di perseguire i reati e presto non avremo più nemmeno il controllo delle intercettazioni. Avremo l’esercito che andrà a militarizzare sempre più spesso, come peraltro Beppe Grillo aveva previsto, le situazioni che la politica non riesce più a governare se non con la forza, con i manganelli e con l’uso delle armi.
Stefano e Luigi, nel blog di Beppe Grillo, mi chiedono di spiegare la sentenza del Consiglio di Stato, sul caso Europa7. Che sarebbe il caso di chiamare “caso Rete4”, in realtà. Diciamo lo scandalo delle frequenze negate a Europa7 da nove anni da parte dello Stato, al quale qualcuno si è ribellato, ma non era la gente di Chiaiano e non era nemmeno l’imprenditore di Europa7, Francesco Di Stefano. È l’azienda del nostro presidente del Consiglio, che non ha nemmeno bisogno di ribellarsi perché è da 25, 30 anni, fin dai decreti che Craxi faceva su misura per il Cavaliere, riesce a comandare in materia televisiva sia prima, sia durante, sia dopo la sua permanenza al governo. Le leggi in materia televisiva, da 25 anni a questa parte, le scrive sempre Berlusconi. Solo che prima era costretto a pagare Craxi per sdebitarsi, mentre adesso le fa direttamente lui e quindi non deve più pagare nessuno. Diciamo che risparmia. A me piacerebbe molto poter spiegare questa sentenza del Consiglio di Stato, ma questa sentenza del Consiglio di Stato non c’è. O meglio, c’è, ma i vertici del Consiglio di Stato hanno pensato bene di chiuderla in una cassaforte sabato mattina, poi se ne sono partiti per il weekend lasciando ai giornalisti un comunicato scritto in ostrogoto, forse in sanscrito. Nessuno ha capito cosa voglia dire, quindi dobbiamo andare a tentoni. Diciamo, fidandoci di alcune parole chiave che emergono in questo comunicato. Domani speriamo di avere finalmente la sentenza sotto mano. Qual è il problema? Il problema nasce nel 1999 quando lo Stato italiano decide di riassegnare, secondo dei criteri previsti dalla legge, per gli otto soggetti che hanno titolo a trasmettere su scala nazionale. Si presentano vari pretendenti: si presenta la Rai con le sue tre reti, si presenta Mediaset con le sue tre reti, si presenta l’allora Telemontecarlo, si presentano vari soggetti presenti all’epoca - Telepiù, c’era ancora Telepiù nero – si presenta anche questo nuovo editore, Francesco Di Stefano, con due reti: una è Europa7, l’atra è 7plus. Vince la concessione a trasmettere su scala nazionale con una di queste due reti, Europa7, mentre perde la concessione nazionale Rete4. Perché? Perché fin da cinque anni prima la Corte Costituzionale aveva stabilito che Mediaset, come tutti i soggetti privati, non può possedere più di due reti sull’analogico terrestre, cioè sul nostro telecomando classico che utilizziamo per cambiare canale. Quindi, una delle reti o viene ceduta, o viene trasferita sul satellite liberando le frequenza dell’analogico terreste, che sono limitate e che quindi devono andare a chi ne ha diritto. Nella fattispecie, Europa7 ha vinto la concessione e quindi dovrebbe avere le frequenze. Chi c’è al governo in quel periodo? Massimo D’Alema. Il governo D’Alema fa un bel decreto ministeriale in cui dice Europa7 ha diritto, anzi davanti all’authority che si è occupata di esaminare i requisiti delle varie televisioni che chiedono di poter trasmettere, Europa7 ha addirittura vinto su tutte le altre per la qualità dei programmi del suo progetto di palinsesto che ha presentato. In questo decreto c’è scritto che quindi Europa7 ha diritto di trasmettere, ma si dimenticano di precisare su quali frequenze esattamente, perché? Perché le uniche frequenze libere sono quelle che sono ancora occupate da Rete4 e da Telepiù Nero. Rete4 di Berlusconi, Telepiù Nero degli amici di Berlusconi, i quali naturalmente non hanno alcuna intenzione di liberarle se il governo non glielo imporrà. E il governo non glielo impone, anzi, consente a Mediaset di continuare a trasmettere su quelle frequenze anche senza concessione per Rete4, in attesa di nuovi sviluppi. Per cui Rete4, formalmente abusiva, cioè senza più concessione, ottiene una proroga che non si sa quando finirà. A questo punto interviene la Corte Costituzionale per la seconda volta. La prima volta nel ’94: principio antitrust, due reti per ogni soggetto privato, la terza, via. Dato che nessuno ha fatto niente in quei sette anni, nel 2001 la Corte Costituzionale torna a ribadire: “guardate che Mediaset deve scendere da tre reti a due. È incostituzionale non agire. È incostituzionale ogni legge che le consente di trasmettere su tre reti. Panico, ovviamente, in Mediaset, ma chi c’è al governo? C’è Berlusconi. Con l’apposito ministro Gasparri. Prima versione, viene bocciata da Ciampi perché incostituzionale. Dicembre 2003. A questo punto a Natale del 2003, Berlusconi in persona firma un decreto legge che si chiama “salva Rete4”. Cioè decide che Rete4 può continuare a trasmettere. Nel frattempo entra in vigore la Gasparri 2, questa Ciampi la firma. Nell’aprile del 2004, la Gasparri 2 stabilisce che, fino al momento in cui entrerà in vigore il digitale terrestre, Rete4 potrà trasmettere, perché tanto il digitale terrestre è dietro l’angolo. Gasparri lo prevede nel 2006. Digitale terrestre moltiplicherà il numero delle rete a centinaia e centinaia, tutti avranno centinaia di televisioni tra le quali scegliere, per cui che saranno mai quelle piccole tre reti di Mediaset? Rete4 quindi può rimanere. Naturalmente è tutta una balla. Il digitale terrestre non esiste nemmeno oggi. Siamo nel 2008. Non esisterà nemmeno del 2010. Non esisterà nemmeno nel 2012. Forse, si dice, arriverà nel 2015, ma molto probabilmente arriverà prima la televisione su Internet che lo supererà e lo renderà già vecchio. In ogni caso era una balla, era una truffa, che è servita a procrastinare sine die questa fase transitoria che non finisce mai, perché è in vista di un digitale terrestre che non arriva mai. E intanto Di Stefano continua a rimanere al palo con la sua televisione, per la quale ha investito una marea di soldi per creare un centro di produzione di 22.000 metri sulla Tiburtina, otto studi di registrazione, gli uffici, le tecnologie, la library con tremila ore di programmi. Tutto ciò era necessario appunto per ottenere la concessione. E tutto questo è una Ferrari che arrugginisce nel garage. Perché? Perché non gli danno le frequenze. Non gliele da il centrosinistra. Non gliele da Berlusconi nei cinque anni di governo. Lui si rivolge, come fa un cittadino modello, ai tribunali. Il TAR, che gli da parzialmente torto. Ricorre al Consiglio di Stato. Il Consiglio di Stato, per far passare un po’ di tempo, o forse perché non ha chiaro qual è il problema, manda tutto alla Corte di Giustizia Europea chiedendo se le normative italiane che consentono questa situazione e che sono state create nel corso degli anni da destra e sinistra, sono o non sono compatibili con le norme europee. Anche la Corte di Giustizia Europea non è che impieghi poco tempo per studiare il caso, anche perché è un caso unico al mondo, e alla fine il 31 gennaio di quest’anno, il 2008, emette la sua sentenza: le norme italiane che consentono a Rete4 di trasmettere al posto di Europa7 in questa infinita fase transitoria sono contrarie al diritto comunitario, quindi sono illegali, quindi lo Stato italiano le deve disapplicare. È come se non esistessero. Perché? Perché il diritto comunitario vale più delle normative nazionali. Quindi il governo potrebbe sbaraccare la legislazione attuale, imporre a Rete4 di sparire dall’analogico terrestre, levarle comunque le frequenze – che non sono di Rete4, sono nostre, sono un bene pubblico, che viene dato in concessione a un privato se rispetta delle regole, ora che si dice che non rispetta quelle regole, perché quelle europee valgono più di quelle italiane, toglie le frequenze e le dai al legittimo, non proprietario, ma colui che legittimamente le può utilizzare in base alla concessione vinta nel ’99. Invece il governo Prodi ormai è semi defunto, è appena caduto, è in fase – diciamo – di disbrigo degli affari correnti in attesa delle elezioni. Non se la sente di fare ciò che nemmeno prima, quando era nel pieno delle sue funzioni Gentiloni aveva mai fatto, e cioè dare le frequenze a chi ne ha diritto, e quindi viene varato un decreto per ottemperare a varie prescrizioni che ci fa l’Europa, tranne questa della Corte Europea di Giustizia. Nel frattempo la Commissione Europea, cioè il governo d’Europa, il governo Barroso tramite il commissario Kroes, ha aperto una procedura di infrazione sulla Gasparri a proposito di un altro “buco” della Gasparri, e cioè il fatto che la Gasparri garantisce l’accesso a questo mitologico digitale terrestre solo ai soggetti che sono già presenti sull’analogico, e cioè Mediaset e Rai. Invece di aprire il mercato, come ci era sempre stato raccontato, proprio la legge Gasparri, fa entrare nel digitale terrestre solo quelli che sono già presenti nell’analogico terrestre, il che significa non solo che oggi abbiamo il duopolio Rai-Mediaset, ma che ce lo avremo per sempre. Per l’eternità, perché nessuno di quelli esclusi oggi dall’analogico terrestre potrà entrare nel digitale terrestre. E per questo ci ha messo in mora nel 2006 avvertendoci che se entro un paio di anni non avessimo sbaraccato la Gasparri, sarebbe partita una multa retroattiva proprio dal 2006 fino addirittura ad arrivare a 3-400.000 euro al giorno, che se li spalmiamo su tre anni diventano addirittura 300 milioni di euro che ci potrebbero capitare se entro qualche mese la Gasparri non fosse risolta. A questo punto arriva il governo Berlusconi. Torna Berlusconi per la terza volta. Tenta immediatamente di fare un colpo di mano, cioè di rispondere all’Europa dicendo “chi ha avuto, ha avuto. Chi ha dato ha dato. Scurdammoce ‘o passato” e scurdammoce soprattutto le sentenze della Corte Costituzionale, le sentenze della Corte Europea, la messa in mora della Commissione Europea, la procedura di infrazione. Lo status quo rimane così, finché non ci sarà il digitale terrestre. Cioè in un futuro che forse arriverà tra sei, sette anni. Vogliono stabilire e cristallizzare una situazione illegale, per evitare di dare a Europa7 ciò che anche la Corte Europea ha stabilito sia suo diritto avere. Ultima puntata, sabato, il comunicato che annuncia la sentenza. Sentenza che dovrebbe chiudere questo contenzioso che è basato su ben sette cause che Europa7 ha fatto allo Stato italiano. Dice, in sintesi, il comunicato che: “il ricorso che aveva fatto Mediaset, - qui si parla di RTI, perché è la società che si chiama così – viene respinto, e spetterà all’amministrazione, cioè al governo, cioè al sottosegretario ad personam, o ad aziendam, Paolo Romani, applicare la sentenza della Corte Europea di Giustizia e rideterminare le frequenze in base alle richieste di Europa7”. Che cosa voglia dire tutto questo, non lo sappiamo. Non sappiamo se il Consiglio di Stato dice al governo: “dai le frequenze a Europa7 e toglile a Rete4”. Oppure: “decidi tu come vuoi”. Oppure: “facci sapere cosa vuoi fare, dopodichè noi stabiliremo quale sarà il risarcimento che dovremo dare a Europa7, senza che però nessuno le dia le frequenze”. Sono formule ambigue che però speriamo finiscano domani, quando arriverà finalmente il testo completo della fatidica sentenza. Quello che si può arguire fino a questo momento è che il Consiglio di Stato affida al governo Berlusconi di risolvere un problema che è stato creato dai governi Berlusconi per favorire l’azienda di Berlusconi; oltrechè dalla cosiddetta opposizione di Berlusconi che ha remato dalla sua parte, come sempre è avvenuto in materia televisiva. Vedremo che cosa dirà la sentenza. Certo che affidare a Berlusconi la risoluzione del problema Rete4/Europa7 ricorda tanto l’affidare a Berlusconi e a Bertolaso la risoluzione del problema della monnezza, d’accordo con Bassolino. Cioè d’accordo con l’altro, che con Berlusconi e Bertolaso ha collaborato a crearlo. È come se, di fronte a un delitto, si affidasse il compito di risolvere il caso all’assassino."

first reform act


riporto la descrizione del primo decreto fiscale del nuovo governo. è lunghetto, ma credo ne valga la pena..

da "il sole 24 ore", 28 maggio 2008

Dall'Ici sulla prima casa alla rinegoziazione dei mutui: tutto quello che c'è nel decreto fiscale

di Nicoletta Cottone


Il decreto fiscale varato dal Consiglio dei ministri di Napoli (Dl 27 maggio 2008 n. 93), pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 28 maggio 2008 n. 124, apre con l'esenzione Ici prima casa, traccia le linee guida delle misure sperimentali per l'incremento della produttività del lavoro, annuncia la convenzione sui muti con l'Abi per la rinegoziazione dei mutui a tasso variabile, modifica i termini del prestito ad Alitalia, delinea le riduzioni di spesa per la copertura finanziaria del provvedimento. Si tratta, spiega la relazione, del primo passo di un'azione di politica economica che il Governo intende sviluppare in coerenza con gli impegni politici assunti. Il provvedimento, dal titolo "Disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie", entra in vigore il 29 maggio. Ecco, nel dettaglio, cosa c'è nel decreto legge fiscale.

Esenzione Ici prima casa. A decorrere dal 2008 scompare l'Ici sulla prima casa. Restano fuori dal taglio dell'imposta ville (categoria A/8), castelli e palazzi di eminente pregio artistico o storico (categoria A/9) e abitazioni signorili (categoria A/1). Per questi ultimi immobili resta la detrazione di base prevista dai commi 2 e 3 dell'articolo 8 del decreto legislativo 504/1992 e disposizioni richiamate. La detrazione rimane anche per l'unità immobiliare posseduta in Italia, a titolo di proprietà o usufrutto, dai cittadini italiani non resdienti nel Paese, a condizione che non risulti locata. La disposizione precisa che l'esenzione totale dall'Ici si applica anche alla casa coniugale del soggetto non assegnatario a causa di separazione legale, annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti del matrimonio e alle unità immobiliari di cooperative edilizie a proprietà indivisa, adibite ad abitazione principale dai soci assegnatari, agli alloggi regolarmente assegnati dagli istituti autonomi per le case popolari e dagli enti di edilizia residenziale pubblica aventi le stesse finalità. L'esenzione si applica anche alle abitazioni che il Comune ha assimilato a quelle principali: a) in base all'articolo 3, comma 56, della legge 662/1996 che permette di assimilare all'abitazione principale l'unità immobiliare posseduta a titolo di proprietà o di usufrutto, da anziani o disabili che acquisiscano la residenza in istituti di ricovero o sanitari a seguito di ricovero permanente, a condizione che l'abitazione non risulti locata; b) in base all'articolo 59, comma 1, lettera e) del Dlgs 446/1997 che attribuisce agli enti locali la possibilità di assimilare all'abitazione principale quelle concesse in uso gratuito a parenti in linea retta o collaterale, stabilendo il grado di parentela. Se il Comune effettua questa assimilazione per gli anni successivi all'entrata in vigore del decreto legge fiscale le unità immobiliari non potrannio godere dell'esenzione, ma solo dell'aliquota agevolata deliberata e della detrazione di base che il comune potrebbe elevare fino alla concorrenza dell'imposta dovuta. Abrogate le disposizioni incompatibili. La minore imposta, quantificata in 2.500 milioni di euro l'anno dal 2008 al 2010 sarà rimborsata ai Comuni tramite un apposito fondo dell'Interno. Dal 2011 diventerà spesa permanente. Dall'entrata in vigore del decreto legge fiscale è sospeso il potere delle Regioni e degli enti locali di deliberare aumenti dei tributi, delle addizionali, delle aliquote o delle maggiorazioni di aliquote di tributi attribuiti ad essi da leggi dello Stato. Entro 60 giorni dalla pubblicazione del decreto legge in sede di Conferenza Stato-città saranno stabiliti criteri e modalità del rimborso ai Comuni.

Misure sperimentali per l'incremento della produttività del lavoro. Introdotta in via sperimentale, dal 1° luglio al 31 dicembre 2008, salvo rinuncia scritta del datore di lavoro, una tassazione agevolata delle somme: a) per prestazioni di lavoro straordinario; b) per prestazioni di lavoro supplementare o per prestazioni rese in funzione di clausole elastiche effettuate nel periodo indicato e con esclusivo riferimento a contratti di lavoro a tempo parziale stipulati prima dell'entrata in vigore del decreto legge fiscale: c) correlate ai risultati conseguiti nella realizzazione di programmi concordati fra le parti che hanno come obiettivo un incremento di produttività, innovazione ed efficienza organizzativa e altri elementi di competitività e redditività legati all'andamento economico dell'impresa. La detasazione sperimentale del 10% si applica al settore privato, entro il limite di importo complessivo di 3mila euro, solo ai titolari di reddito da lavoro dipendente non superiore ai 30mila euro nel 2007. Concorrono alla formazione del reddito di lavoro dipendente: a) le erogazioni liberali non superiori nel periodo d'imposta a 258,23 euro concesse in occasione di festività o ricorrenze alla generalità o a categorie di dipendenti; i sussidi occasionali concessi in occasione di rilevanti esigenze personali o familiari del dipendente; i sussidi corrisposti a dipendenti vittime dell'usura ai sensi della legge 108/1996 o ammessi a fruire delle erogazioni pecuniarie a ristoro dei danni conseguenti a rifiuto opposto a richieste estorsive ai sendi del dl 419/1991, convertito con modifiche dalla legge 172/1992. A novembre verifica del ministro del Lavoro con le organizzazioni sindacali, alla quale partecipa anche il ministro per la funzione pubblica e l'innovazione per valutare una eventuale estensione della norma ai dipendenti pubblici.

Rinegoziazione mutui prima casa. Il ministero dell'Economia e l'Abi entro 30 giorni sigleranno una convenzione con modalità e criteri di rinegoziazione dei mutui a tasso variabile stipulati per l'acquisto, la costruzione e la ristrutturazione dell'abitazione principale. La rinegoziazione, che si applica dalla prima rata successiva al 1° gennaio 2009, dovrà assicurare la riduzione dell'importo della rata a un ammontare pari a quello della rata che si ottiene applicando all'importo originario del mutuo il tasso di interesse come risultante dalla media aritmetica dei tassi applicati ai sensi del contratto del 2006. L'importo così calcolato resta invariato per la durata del mutuo. La differenza tra l'importo della rata dovuta secondo il piano originario di ammortamento e quello risultante dall'atto di rinegoziazione è addebitata su un conto di finanziamento accessorio al tasso che si ottiene in base all'Irs a 10 anni, alla data di rinegoziazione, maggiorato di uno spread dello 0,50 per cento. In caso il saldo fosse a favore del mutuatario la differenza sarà imputata a credito sul conto di finanziamento accessorio. L'eventuale debito del conto accessorio sarà rimborsato dal cliente con rate costanti di importo uguale all'ammontare della rata. Banche e intermediari finanziari che aderiscono alla convenzione dovranno formulare ai clienti le proposte di rinegoziazione entro 3 mesi dalla data di entrata in vigore del decreto fiscale. Le operazioni di rinegoziazione sono esenti da imposte e tasse. Banche e intermediari finanziari non dovranno applicare costi ai clienti.

Sviluppo del trasporto aereo. Modifica dei termini del prestito concesso ad Alitalia dal decreto legge 80/2008. La relazione spiega che la norma consente alla compagnia di bandiera di poter utilizzare il prestito ponte di 300 milioni di euro anche per far fronte alle perdite che comportino una diminuzione del capitale versato e delle riserve al di sotto del livello minimo legale, circostanza che precluderebbe per lo Stato la privatizzazione della società e il suo risanamento.

italia agli italiani?


riporto un articolo tradotto da "el pais", giornale spagnolo, del 23 maggio:



L’Italia scommette sul pugno di ferro per controllare l’immigrazione clandestina con pene detentive

23/05/2008

Berlusconi ha promesso in campagna di introdurre la politica immigratoria italiana, anche col rischio mettere sotto giudizio i principi basici del diritto comunitario, contrario alla criminalizzazione dei senza documenti. Ha compiuto, a pieno, la sua promessa con la prima riunione del Governo a Napoli.

La scelta della capitale della Campania per la riunione ha a che fare con la grave crisi a cui è soggetta questa città che da mesi, data la mancanza della raccolta dei rifiuti, ha questo problema, nel quale è implicata la Camorra. Il primo ministro ha tranquillizzato i napoletani assicurando che “tornerà a fiorire” e per questo ha deciso di aumentare le discariche, che saranno vigilate a partire da subito dalle forze dell’ordine ed eventualmente dall’Esercito. Napoli è stata scenario, d’altra parte, come a Roma, di germogli di razzismo contro gli zingari rumeni.

La soluzione di Berlusconi per l’immigrazione illegale è l’aumento delle misure repressive: ha dato il via ad una normativa che include la creazione di un nuovo delitto, quello di immigrazione clandestina, punito con pene tra i sei mesi ed i quattro anni di carcere. Attualmente, ci sono circa 700.000 stranieri con situazioni irregolari in Italia. È prevedibile che il progetto di legge venga approvato in Parlamento, data la comoda maggioranza di governo nelle due camere. E potrebbe essere operativo prima di agosto.

L’autore della nuova normativa, che ha suscitato la protesta della sinistra nel Parlamento Europeo, così come nel Consiglio d’Europa e ONG, è il ministro della Giustizia, Niccolò Ghedini, l’avvocato personale di Berlusconi nelle varie cause aperte che ha. Ghedini assicura che Il Cavaliere non approverebbe mai una legge inumana. Senza dubbio, il pacchetto approvato indica molto bene il contrario: aumento della pena di un terzo in caso di altri delitti, espulsione immediata, sanzioni penali per chi gli affitta una casa, difficoltà per il raggruppamento familiare, detenzione fino a 18 mesi nei centri di detenzione, eccetera.

Sono misure che in altre circostanze avrebbero sollevato grandi proteste nel resto d’Europa. Però, per disgrazia, anche l’UE si sta lasciando contagiare da questo clima contro l’immigrazione. Con l’aggravante che nasconde l’inasprimento dietro al cinismo: adesso, si dice, non si tratta di denunciare la politica di Berlusconi, bensì di contenerla.

“Articolo originale di EDITORIALE”




la soluzione ad un problema non è l'eliminazione del problema stesso.. e comunque.. dove si pensa di imprigionare queste 700.000 persone? già due anni fa è stato necessario l'indulto per liberare le carceri sovraffollate. magari si ha in mente di creare nuove prigioni speciali, ampie.. le potrebbero chiamare "campi di prigionia"..proprio l'ultimissima frase dell'articolo mi ricorda il comportamento di francia e inghilterra negli anni dell'ascesa di hitler..

consiglio a tutti di vedere un film, "l'appartamento spagnolo", girato negli anni della costruzione della comunità studentesca europea, fondazione del progetto erasmus.. gli anni in cui si credeva possibile superare le insensate barriere nazionali, almeno per i giovani.

outside introview


ho scoperto da poco l'esistenza di un sito stupendo, manifesto di un'idea altrettanto stupenda, se non addiruttura necessari. Il sito in questione è http:\\www.italiadallestero.info , che riporta le notizie tradotte che riguardano l'italia dai principali giornali esteri ( the guardian, le figarò, der standard, bbc news, the times ecc), in modo da avere notizie non viziate dallo stato di censura in cui versa ormai l'informazione nel nostro paese.
proprio riguardo all'informazione giornalistica riporto un articolo, uscito su "the guardian" lo scorso 13 maggio:



COMPROMESSI DAI COMPROMESSI

L’opposizione in Italia si è unita al coro di quelli che attaccano chi critica il nuovo presidente del Senato. Che non abbia imparato nulla dai passati accordi con Berlusconi?

Non si è dovuto aspettare molto per sentire gli effetti della vittoria di Silvio Berlusconi sui media Italiani. Domenica, il presentatore di un talk show di attualità si è fermato prima delle telecamere della RAI, la televisione pubblica italiana, ed ha chiesto perdono alla nazione.

“L’offesa non appartiene al mio stile” ha detto Fabio Fazio ai telespettatori. “Quindi, quando ciò accade, non posso che scusarmi”.
E’ stata una scena degna della rivoluzione culturale.

Fazio si stava riferendo ad un episodio della sera precedente, avvenuto mentre stava intervistando un collega giornalista, Marco Travaglio.

Uno dei primi incarichi assegnati da Berlusconi è stato quello di presidente del Senato. E’ un lavoro chiave in Italia perché è la carica presidenziale seconda soltanto a quella del Presidente della Repubblica. Se quest’ultimo muore - e il presidente in carica, Giorgio Napolitano, ha 82 anni - allora il presidente del Senato diviene capo dello stato.
La scelta di Berlusconi per l’illustre incarico è Renato Schifani, un avvocato siciliano. Travaglio
ha manifestato a gran voce la sua perplessità su come nessuna delle principali testate giornalistiche abbia commentato sul fatto che Schifani abbia avuto “amicizie con mafiosi”.
C’è stata, inevitabilmente, una rivolta della destra. Uno dei ministri di Berlusconi ha parlato di “scandaloso agguato” al nuovo presidente. Un collaboratore del governo ha detto - che novità! - che il Primo Ministro dovrebbe cacciare Travaglio dalla RAI. C’è stato chi ha suggerito che il giornalista fosse parte di una cospirazione.

Ma ciò che nessuno degli amici di Schifani ha detto è che il commento era impreciso. Ci sono, infatti, due controversi periodi nel passato del presidente del Senato ed a queste è stato fatto riferimento in due recenti libri, uno dei quali co-firmato da Travaglio.
Il libro sostiene che, negli anni ‘80, Schifani è stato socio in una azienda nella quale gli altri due
suoi soci sono stati in seguito condannati per reati di mafia. Uno era un “padrino” in piena regola del paese di Villabate. Negli anni ‘90, il futuro presidente del Senato vinse un contratto come consulente delle autorità locali questo nel momento in cui erano nella stretta di Cosa Nostra. Il consiglio comunale fu conseguentemente sciolto perché troppo profondamente soggetto all’infiltrazione criminale.
Ora, è necessario fare notare che Schifani non è mai stato indagato per alcun reato collegato alla mafia e
tanto meno si è tentato di farlo. In entrambi i casi il collegamento con Cosa Nostra dei suoi consociati e delle autorità locali è venuto alla luce rispettivamente solo dopo il suo personale coinvolgimento con loro. Non c’è ragione di supporre che egli fosse consapevole, durante i suoi affari con loro, delle loro losche conoscenze.

Ma questo potrebbe sembrare, nonostante tutto, sufficiente per mettere in dubbio il suo giudizio, specialmente essendo stato investito di una così alta carica. In molti paesi, immagino, il nuovo Presidente sarebbe stato invitato alla successiva puntata del programma per spiegare come potesse essersi immischiato con quel tipo di persone. Invece, la RAI si è scusata per averlo offeso.
Schifani, da parte sua, ha detto che le accuse di Travaglio erano basate su “fatti inconsistenti o manipolati, nemmeno meritevoli di generare sospetti”, aggiungendo che “qualcuno vuole minare il dialogo fra il Governo e l’opposizione”. Questo suggerisce un altro aspetto di questa bizzarra storia.
Potreste aver pensato che gli
oppositori di Berlusconi di centro-sinistra si siano lasciati scappare un opportunità di mettere in imbarazzo il Primo Ministro e la sua squadra. Nemmeno un po’! Con la singola eccezione dell’ex Pubblico Ministero anti-corruzione, Antonio Di Pietro, tutti si sono schierati con Schifani contro Travaglio. Il capogruppo del centrosinistra al Senato ha detto che le parole del giornalista erano “inaccettabili” e ha deplorato il fatto che Schifani non fosse presente per difendersi.

Quindi l’opposizione, non per la prima volta nella storia d’Italia, sta sperando di fare un patto con Berlusconi. Sta sperando di ottenere il suo favore per una serie di riforme, inclusa la riforma elettorale, che sono reputate di vitale importanza per il futuro della nazione. Quindi non vogliono far nulla che potrebbe turbare o - per usare le parole di Fabio Fazio - “offendere” il nuovo Primo Ministro italiano.

Ci siamo già passati. Nei tardi anni ‘90, quando la sinistra era al governo, alcuni dei suoi leader dissero che avrebbero potuto raggiungere un accordo con Berlusconi sulle riforme costituzionali. Ma i negoziati divennero così protratti e complicati, e la collaborazione con Berlusconi fu considerata così importante, che la sinistra si dimenticò di concludere durante il suo mandato l’approvazione di una legge che regolasse il conflitto di interessi tra i suoi ruoli di magnate della TV e di leader politico. Alla fine, la riforma costituzionale non è mai stata fatta. E Berlusconi è tornato al potere con il suo impero mediatico intatto.
Potreste avere immaginato che abbiano imparato qualcosa da questo.

[Vai all'articolo originale di John Hooper]


una volta esistevano le radio e le tv di quartiere(anche una rete mediaset è nata come tale..), tramite cui era possibile fare sentire la propria voce con minimi investimenti, ora cosa si può fare per farsi ascoltare? pochi leggono i giornali, quasi nessuno si informa su internet. è come se alle elezioni solo un partito avesse diritto alla campagna elettorale.. se avete visto V per vendetta, ricorderete come il protagonista occupi la tv d regime per lanciare un messaggio, svegliando i cittadini dal sogno artificiale in cui erano mantenuti dal regime. purtroppo servirebbe ben altro per svegliare gli italiani da quest'incubo.

inutili


ah.. aggiungo sulla nostra spesa per la difesa..

" Neanche lo scioglimento anticipato del Parlamento ferma il notevole aumento delle spese militari, attuato con la legge finanziaria 2007 e con quella del 2008. Negli ultimi giorni di lavoro le Commissioni Difesa parlamentari hanno detto sì all’acquisto di due sommergibili U 212 di ultima generazione e di altri quattro velivoli senza pilota Predator.
Solo per i sommergibili, la maggiore spesa è pari a 915 milioni di euro spalmati in nove anni a partire dal 2008. Si tratta di una coproduzione italo-tedesca e d il nostro Paese si era impegnato, nel 1996 all’atto della firma dell’accordo ad un’opzione per altri due sommergibili . Si tratta di navi molto silenziose, con un’autonomia di ottomila miglia in superficie ed oltre 400 in immersione."
[Luciano Bertozzi]

ora.. questi due sommergibili sono dei gingilli strafichi.. il sogno nel cassetto di ogni ammiraglio.. il problema è che le guerre del nostro secolo non si vincono con i sommergibili.. anzi..non servono proprio a un beneamato.. totalmente inutili.. mi immagino il plotone bloccato in mezzo alla guerriglia irakena che riceve supporto da un sommergibile..
eppure spenderemo circa un miliardo di euro(ma come succede spesso per le commesse militari, diventeranno quasi due) per questi inutili giocattoli. circa 20 € di per ogni italiano. a cui vanno sommati i circa 500 spesi nel 2007 per la difesa in generale.. spese inutili..
con quel miliardo di euro si poteva fare qualche ospedale, migliorare un carcere, costruire areoporti.. qualcosa di utile..non una gita in barca.

i migliori


dal resoconto SIPRI sul mercato della difesa italiana:

" Nel 2007- secondo i dati ufficiali resi noti in questi giorni dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – è stato registrato un livello record di export militare italiano, che segue il notevole incremento del 2006 rispetto all’anno precedente.
L’anno scorso le armi fornite sono state pari ad un ammontare di 1.274 milioni di euro (+ 31% sul 2006) mentre i nuovi contratti hanno registrato un valore di 2.369 milioni (+9% sul 2006).A questo considerevole flusso sono poi da aggiungere le esportazioni temporanee connesse a numerose coproduzioni militari (Eurofighter, ecc) pari a 1.807 milioni (+50% sul 2006)
Con il Governo Prodi, quindi, i top manager dell’industria militare brindano per i lusinghieri risultati ottenuti, i migliori dagli anni ’90.
Ecco la top ten per i nuovi contratti: al primo posto il Pakistan con 472 milioni relativi a missili antiaerei Spada, seguono Finlandia con 150 milioni, Turchia con 175, Regno Unito con 142, USA con 138, Austria con 120, Malaysia e Spagna con 119 e soprattutto l’Iraq al nono posto con 84 milioni ed al decimo la Francia.. Con importi minori sono da segnalare Arabia Saudita con 65, Libia con 57, Oman con 55, Emirati Arabi Uniti con 37, Australia con 33, Kuwait con 29,Singapore con 27,India con 24, Egitto con 14, Corea del Sud con 11, Indonesia con 10, Perù con 4, Sud Africa con 3,7, Taiwan con 1,6. Nell’elenco ci sono sia pure con importi assai modesti anche Marocco con 800.000 euro, Israele e Cina con circa 400.000 euro.
Per quanto riguarda le armi fornite, invece la classifica è la seguente: al primo posto Emirati Arabi Uniti con 205 milioni , seguono Regno Unito con 109, Grecia con 87,USA con 76,Spagna con 69, Pakistan con 60,Germania con 59, Svezia con 46,Turchia con 44 e India con 39 milioni. Con importi minori sono da evidenziare Arabia Saudita e Sud Africa con 20, Nigeria con 16 ed Egitto con 9 milioni.
E’ sufficiente leggere questa lista per capire come la legge 185 del 1990 che disciplina questo delicato settore sia considerata, di fatto, lettera morta. Tale norma vieta le esportazioni di armi ai Paesi belligeranti o responsabili di gravi violazioni dei diritti umani Forse per il Governo Prodi Washington e Londra che hanno scatenato l’inferno sui Iraq ed Afghanistan non sono in guerra, forse l’Iraq è un posto dove andare in vacanza ed il Pakistan un Paese in cui fare alpinismo. Evidentemente l’attuale Esecutivo, che pure ha affermato nel suo programma elettorale 2006 il puntuale rispetto della citata legge 185, è subalterno ai voleri di Finmeccanica, l’holding nella top ten dell’industria militare mondiale e di cui il Ministero dell’economia è azionista di riferimento. Particolarmente eclatante è il caso dell’Iraq. I contratti di armi “made in Italy” rappresentano, forse, una sorta di “dividendo della guerra”, la compensazione economica per aver mandato i nostri soldati nel Paese mesopotamico.. Allo stesso tempo non si capisce perché rafforzare, con le nostre armi le forze armate turche che da tempo cercano di risolvere il problema della guerriglia del PKK colpendo le sue basi in Iraq, alimentando i venti di guerra. Inoltre in Arabia Saudita la tutela dei diritti umani non è molto diversa da quella afgana al tempo dei talibani:le donne non possono neppure guidare l’automobile! Mentre la Libia è chiamata a svolgere il “lavoro sporco” nel contrasto all’immigrazione clandestina, negando a tanti profughi africani il diritto di asilo in Italia ed in altri paesi europei.
La società civile ha preso posizione su un documento che dimostra la scarsa cultura della pace dell’Esecutivo.”Se è positivo che il Governo abbia mantenuto l’impegno annunciato lo scorso anno aprendo un confronto con le associazioni come le nostre attente al controllo del commercio di armamenti, afferma Francesco Vignarca coordinatore della rete Disarmo, il trend di crescita dell’export è invece alquanto preoccupante” Lo stesso Vignarca ha poi sottolineato che fra i principali clienti vi siano Pakistan Turchia i due Paesi per i quali la Rete Disarmo, in considerazione delle tensioni interne e delle politiche militari dei due Paesi, aveva esplicitamente chiesto al Governo italiano una sospensione delle esportazioni di armi.
Le principali aziende esportatrici, relativamente ai nuovi contratti 2007 vedono una prevalenza di società Finmeccanica e sono state nell’ordine: MBDA con 443 milioni, Intermarine con 245, Fincantieri con 192 , Agusta con 190, Oto Melara con 168 e Galileo Avionica con 161."
[Luciano Bertozzi]

non so se sentirmene fiero o schifato. l'italia ha il primato per qualità della produzione di armi:USA, EX URSS, Germania, Israele, francia, UK.. tutti paesi che vantano una storia militare e una industria bellica di primo ordine, sono nostri clienti.
tutte le altre compagini dell'economia sono in crisi invece.
vendere armi è un'occupazione da opportunista.. non abbiamo nemmeno le palle per fare le guerre in proprio..le subappaltiamo.
inizia l'avventura su con blogspot. spero sia meglio di msn. i prossimi post saranno copiati dal mio vecchio blog.