sabato 28 giugno 2008

"che mi salvi dai processi una volta per tutte"

articolo di Repubblica sul ddl passato ieri.. avranno ben da rassicurare, ma la fregatura c'è, ed è proprio quella.. 5 anni più altri 7 mandano in prescrizione buona parte dei processi a carico, considerando inoltre che molti sono già in ritardo. finalmente il nostro Capo di stato si degna di prendere una posizione e di mantenerla.. e, a mio avviso, lo fa anche dalla parte giusta. quanti porgressi per Giorgio.. questo ragazzo ha grandi potenzialità.. il cavaliere invece se ne rimane un po' imbronciato e, da bambino viziato e appoggiato dai suoi amichetti del pdl, scalcia, urla piange..minaccia..serve l'affettuoso Ignazio, che col suo facciotto dolcissimo e il sorriso affettuoso, lo rassicura e gli mette il ciuccio.
i giudici invece che stanno superlavorando per terminare il processo entro metà luglio(auguri vivissimi) non vengono rassicurati da nessuno..anzi.. iniziano a temere che nel prossimo decreto sarà punibile con 10 frustate e 15 anni di lavori forzati al ponte di messina chi istituirà processi verso le 4 massime cariche dello stato.




Napolitano non molla sui processi
"Via dal decreto la sospensione"

di LIANA MILELLA


Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

ROMA - Sono saliti sul Colle prima l'uno poi l'altro. Quasi dandosi il cambio. Bussa Angelino Alfano, il Guardasigilli. Ribussa Gianni Letta, il plenipotenziario del Cavaliere per le tessiture difficili. In mano lo stesso testo, lo scudo blocca-processi per le alte cariche. Nessuna negoziazione, per carità, ché il Colle non lo consentirebbe. Solo la ricerca di una "condivisione informale", visto che il lodo Alfano, oltre che graziare Berlusconi, riguarda pure il capo dello Stato.

I saggi del presidente leggono, ufficialmente non si sbilanciano, ufficiosamente raccomandano che si rispettino alla lettera i dettati che la Consulta fissò nel 2004. Su una cosa puntano i piedi. Niente scambio tra lo scudo e la sospensione dei processi. Su quella il Quirinale ribadisce un insistente e inflessibile richiamo riassumibile in una sola parola: "Dovete cambiarla".

C'è questo dietro la scena del Consiglio dei ministri di ieri. L'affanno degli uomini più vicini a Berlusconi per strappare un assenso al capo dello Stato e chiudere un patto. Un lodo giuridicamente spendibile, "un testo senza furbizie" come lo definisce il ministro della Giustizia, in cambio del via libera alla sospensione dei processi, magari in una versione leggermente ammorbidita che consenta al premier di fermare comunque il dibattimento Mills, ma non sia "l'amnistia occulta" paventata dal Csm.

Lo scambio, ovviamente, non poteva riuscire. Il lodo va avanti, Berlusconi se lo vota in Consiglio, Alfano ci mette il nome e la faccia, lo rassicura: "Lassù il testo è piaciuto". Ma il Quirinale sulla "salva premier" non molla. Chiede che si lavori a "un punto di equilibrio", vuole la prova di "un dialogo", insiste su "un confronto realistico". La sospensione dei processi va modificata, altrimenti la firma del capo dello Stato sotto il dl sicurezza potrebbe essere seguita da un messaggio alle Camere contro gli eccessi dei decreti e gli sconfinamenti nella materia.

Ma il premier non cede. L'ha detto ai suoi: "La norma si cambia solo se mi date la garanzia che i giudici di Milano non arrivano alla sentenza prima che il lodo venga approvato. Altrimenti io vado avanti. Ho i numeri per farlo. La sospensione passa com'è. E me ne avvalgo pure". I suoi gli hanno risposto: "Il Quirinale questa garanzia non ce la può dare". Né potrebbe. Quindi Berlusconi calibra i passi da fare e i giorni che gli restano. A metà luglio la sospensione potrebbe essere legge. Il 31 luglio pure il lodo passerà alla Camera. Potranno i giudici, con una legge a metà, "correre" per chiudere il processo prima che il Senato la vari? Bel quesito, su cui nessuno può firmare al premier una cambiale in bianco. Tantomeno il Quirinale.

Per questo il Cavaliere continua a scagliarsi contro i giudici. "O governo l'Italia o passo le giornate a preparare le udienze" ha detto in consiglio. Seguito da tutti. Nessuna contestazione. Adesione bulgara. Parla solo l'aennino Matteoli ma per sollecitare un lodo più favorevole a chi ne fruisce. "Angelino, cos'è questa storia che è rinunciabile? Se è legato alla funzione e non ai soggetti, nessun soggetto può rinunciare perché non ha titolo a farlo". Il paziente Angelino gli spiega che così vuole la Consulta, Matteoli si placa. Nessuno solleva dubbi sul comma cinque, che invece agita il Pd. "La sospensione opera per l'intera durata della carica o della funzione e non è reiterabile, salvo il caso di nuova nomina nel corso della stessa legislatura".

Alfano legge. Silenzio. Approvata. A consiglio finito si scatenano i dubbi. Alfano li smentisce leggendo la norma. Poi spiega: "È inutile che cercate l'imbroglio. Tanto non c'è. Il lodo vale per una sola legislatura. L'unica eccezione è che il premier può continuare a fruirne solo in caso di reincarico". La relazione al testo pare dargli ragione, poiché parla di "una limitata eccezione alla regola della non reiterabilità, nel caso del nuovo incarico assunto nella stessa legislatura".

Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ride dei dubbi: "Ma di che parlate? È solo la copertura per un Berlusconi bis. E basta. La corsa al Quirinale non c'entra". Anche sul Colle sono convinti che il comma funzioni così perché lì si parla di "nomina" e l'unico a essere "nominato" è il capo del governo, mentre le altre tre figure (presidenti Repubblica, Senato, Camera) sono elette. E quindi non sono preoccupati.

Invece tutti disegnano uno scenario: Berlusconi premier che poi diventa capo dello Stato e continua a godere del lodo. Oltre la legislatura, e per tutti i sette anni. Niccolò Ghedini, l'avvocato e consigliere giuridico del premier, però sembra aprire una porta: "Il lodo non è reiterabile oltre una legislatura, ma nell'ambito della stessa è possibile sia il reincarico che il passaggio da una funzione all'altra. Comunque smettetela di malignare. È un ddl. Se non è chiaro lo sistemeremo in Parlamento. Non abbiamo interesse a farlo bocciare dalla Consulta".

Già, questo è il punto. Lo dice anche Alfano: "Non è affatto detto che la Corte si pronuncerà di nuovo". Perché il lodo "è austero nel contenuto, tecnicamente sobrio, non lascia spazi ad eccessi". Risponde alla richiesta fatta da Berlusconi: "Fate una legge che mi salvi dai processi una volta per tutte".

(28 giugno 2008)

giovedì 26 giugno 2008

under my (ballistic) umbrella


se ne sentiva parlare un po' di tempo fa.. qui in italia più che altro era diffusa la notizia di un riarmo sovietico.. a nessuno veniva in mente di chiedersi il perchè la gruandue puatria riussa, già a corto di soldi, avrebbe intrapreso una simile strada... sentito mai parlare di "scudo stellare"??



Storia del "sistema nazionale di difesa missilistica degli Stati Uniti" in Repubblica Ceca (e in Europa)

Una storia infinita di bugie, manipolazioni e occultamenti

“Vecchia Europa e nuova Europa. Non significate nulla, non siete nulla. Siete una colonia americana. Ritirate le vostre bandiere, esponete quella americana e riconoscete il vostro status coloniale. Siete una destinazione turistica esotica. E‘ l’unica cosa che siete in grado di fare.“ Scott Ritter, ex capo ispettore degli armamenti per le Nazioni Unite, Ufficiale dei marines durante la prima guerra del golfo

Anni Ottanta

La stabilità nella politica internazionale era assicurata da diversi accordi e soprattutto dal NPT (Trattato di non proliferazione nucleare) del 1970 e dall‘ABM (Trattato anti missili balistici) del 1972. Negli anni Ottanta il progetto statunitense di uno “scudo stellare” stava per destabilizzare una situazione che già era molto pericolosa. Fortunatamente si raggiunse un accordo: Gorbachev e Reagan firmarono un accordo storico – il Trattato INF (missili nucleari a raggio intermedio) - che portò ad un’importante riduzione degli arsenali nucleari e segnò l’inizio della fine della guerra fredda.

Anni Novanta

Negli anni Novanta gli Stati Uniti ripresero lo stesso progetto tra le critiche di tutto il mondo e, nonostante l’acuirsi delle tensioni internazionali, proposero l’allargamento della NATO agli ex paesi socialisti dell’Europa dell’est. Ma gli Stati Uniti avevano già chiaro un piano, altrimenti un giornalista del New York Times, nell’ottobre 1996 non avrebbe potuto chiedere al presidente Clinton: „Questo significa che è pronto ad estendere la protezione dell’ombrello nucleare statunitense anche alla Polonia, all’Ungheria e alla Repubblica Ceca?“ („Does this mean you are ready to extend the U.S. nuclear protection umbrella to Poland, Hungary and the Czech Republic?“ NYT, 6.10.1996, domanda 4.)

L‘opposizione al progetto americano diventava sempre più forte. Il 3 dicembre 1999 il presidente francese Chirac dichiaro’: “Dobbiamo evitare qualsiasi messa in discussione del Trattato ABM, che potrebbe portare allo sconvolgimento degli equilibri strategici e ad una nuova corsa agli armamenti nucleari“ („We must avoid any questioning of the ABM treaty that could lead to disruption of strategic equilibria and a new nuclear arms race.“ NYT, 3.12.1999).
Nel 2000 il premier della Groenlandia Jonathan Motzfeldt dichiarava: „Nessuno in Groenlandia auspica azioni che porterebbero a ricreare l’atmosfera della guerra fredda. Sono contento che la Nato non abbia accolto con grandi acclamazioni i piani di difesa nazionale missilistica“ („No one in Greenland wishes to take actions that would lead to recreating the atmosphere of the cold war era, I am content that NATO has not greeted the N.M.D. plans with cheers.“) NYT, 18.9.2000)

Dopo il fallimento di due test e soprattutto viste le grandi resistenze anche da parte dei più stretti alleati europei, nel 2000 Clinton rinunciò al progetto. Il Vicepresidente Al Gore commentò: „Come presidente, mi opporrei a sistemi di difesa missilistica che sconvolgessero inutilmente la stabilità strategica e minacciassero di scatenare una rinnovata corsa agli armamenti con la Russia e una nuova corsa agli armamenti con la Cina.“ („As president, I would oppose the kinds of missile defense systems that would unnecessarily upset strategic stability and threaten to open the gates for a renewed arms race with Russia and a new arms race with China.“) NYT, 2.9.2000)

Ma le cose cambiano velocemente . Nel 2002 il presidente Bush si ritira unilateralmente dal trattato ABM, che aveva assicurato per decenni una certa stabilità internazionale. In gran segreto cominciano le trattative con la Polonia e la Repubblica Ceca per realizzare il cosiddetto “scudo stellare”. Per il Parlamento Europeo è chiaro che gli Stati Uniti vogliono dividere e indebolire l’Europa utilizzando gli Stati politicamente più deboli e “naturalmente” ostili alla Russia. Il Presidente francese Chirac afferma: „Dovremmo stare molto attenti a non incoraggiare la creazione di nuove linee divisorie in Europa o il ritorno ad un vecchio ordine.” („We should be very careful about encouraging the creation of new dividing lines in Europe or the return of an old order.”) NYT, 15.4.2007)
La Russia, la Cina e altri paesi europei criticano la politica del Presidente Bush e nel 2005 il Canada rifiuta ufficialmente di contribuire al piano USA. Il primo ministro Paul Martin ha annunciato formalmente che il Canada non avrebbe contribuito al sistema continentale di difesa missilistica voluto dall’amministrazione Bush. „Non concentreremo i nostri sforzi nella difesa ballistica“, ha detto, aggiungendo che il Canada avrebbe concentrato le sue risorse sulla sicurezza dei confini, delle coste e dell’Artico, sull’intelligence e sull’ampliamento delle forze armate. Prime Minister Paul Martin formally announced that Canada would not contribute to a continental missile defense system that the Bush administration wants to build. ''Ballistic defense is not where we will concentrate our efforts,'' he said, adding that Canada would concentrate its security resources on border, coastal and Arctic security, intelligence, and expanding the armed forces. NYT, 25.2.2005)

Nel maggio, grazie soprattutto alla nascita dell’iniziativa popolare NeZakladnam, i cittadini cechi vengono a conoscenza che a loro insaputa si vuole permettere a truppe straniere di occupare di nuovo il loro paese. Forse senza questo movimento i cechi sarebbero rimasti all’oscuro del piano.
Questo è solo l’inizio di una lunga serie di bugie e di occultamenti.
Il governo ceco dichiara che il progetto è all’interno della NATO, quando ancora oggi molti Stati membri della NATO sono contrari. Il sistema di difesa missilistica che gli Stati Uniti vorrebbero installare nell'Europa dell'est è estremamente pericoloso dal punto di vista politico.„"The missile defense system planned by the United States and which is to be installed in Eastern Europe is politically extremely dangerous,".“ Dichiara Gerhard Schroeder, ex Cancelliere tedesco. (Herald Tribune, 11.3.2007)
E’ stato detto che non accettare questo piano significherebbe dividere l’Europa; abbiamo visto però come questo progetto stia già dividendo l’Europa.
„L’America sarà sempre capace di controllare l’Europa con il „divide et impera“ (Scott Ritter) Il governo ceco ha cercato di minimizzare la cosa, affermando che si tratta solo di una piccola base. In realtà si tratta di un piano complesso, che riguarda il futuro di tutto il mondo in cui la Republica Ceca avrebbe un ruolo fondamentale. E’ stato anche detto che il controllo della base sarà in mano al governo ceco, ma sappiamo bene che i governi dei paesi ospiti non hanno alcun controllo sulle basi statunitense presenti nel loro territorio. (Come osserva lo studioso Chalmers Johnson: "(C'è) una grande strategia volta a preservare o addirittura accrescere il potere americano... Ciò diventa chiaro allorché volgiamo la nostra attenzione ad alcune delle attività segrete in tutto il globo... di cui il Pentagono è perfettamente a conoscenza, ma di cui altri organi del governo e la popolazione tutta sono completamente all'oscuro. Documento del Senato italiano) (Basi militari americane: una storia di crimini e soprusi)

L’opposizione rimane forte e i sondaggi parlano chiaro: i 2/3 della popolazione ceca è contro l’installazione del radar. Intanto si forma un governo raccogliticcio, che raggiunge una maggioranza minima grazie a due socialdemocratici che cambiano misteriosamente partito e grazie ad una politica dei Verdi favorevole alla base americana. Per questo vengono fortemente criticati sia all’interno del partito che dai Verdi di altri paesi europei.Sono completamente e assolutamente contraria a una nuova base militare in Repubblica Ceca (o da qualsiasi altra parte, compreso il Regno Unito) come parte del sistema di difesa missilistica degli Stati Uniti.
Caroline Lucas, Europarlamentare dei Verdi

Nel febbraio 2007 il Governo Ceco comincia a discutere ufficialmente con il governo degli Stati Uniti, pur sapendo bene che la maggioranza della popolazione è contraria e oltre il 70% vorrebbe che la decisione fosse presa tramite un referendum, reclamando un principio di DEMOCRAZIA: dal greco demos" (popolo) e "kratos" (potere); cioè il potere del popolo. Il 26 maggio 2007 l’iniziativa NeZakladnam organizza una manifestazione nazionale a Praga. Partecipano 5.000 persone di diverse organizzazioni, età, estrazione sociale. Per gli organizzatori è un successo: dimostra che la gente non solo non è d’accordo, ma vuole anche manifestarlo. Ma i mass media cechi parlano di un corteo di poche centinaia di persone, soprattutto comunisti e pensionati.Video della manifestazione »

Il 20 ottobre si svolge un incontro internazionale a Breznice: partecipano 80 sindaci della Repubblica Ceca, arriva un messaggio di adesione del sindaco di Londra Livingstone e il sindaco di Hiroshima invia un video messaggio. Sono presenti 50 organizzazioni europee e americane e anche i rappresentanti di 13 Partiti Umanisti europei. Tutti concordano sul fatto che le installazioni in Repubblica Ceca e in Polonia aumenteranno le già forti tensioni internazionali e porteranno ad una nuova e incontrollata corsa agli armamenti nucleari, con la possibilità di imboccare una strada senza ritorno. In molti paesi si manifesta davanti alle ambasciate e ai consolati cechi, ma la popolazione non viene adeguatamente informata su queste iniziative. Video del sindaco di Hiroshima Tadatoshi Akiba »
Saluto del sindaco di Londra Ken Livingstone »

Il 17 novembre, anniversario della “Rivoluzione di velluto” che abbatté senza violenza il regime comunista, si svolge una nuova manifestazione a piazza San Venceslao a Praga: partecipano 5.000 persone e aderiscono sindacati, artisti, intellettuali, politici.
Queste sono le notizie il giorno dopo....

Come capitava nel vecchio regime, il governo cerca di zittire ogni opposizione. I mass media non riportano così la notizia dell’incontro tra Jan Tamas, segretario del Partito umanista e portavoce di NeZakladnam e l’ex premier Zeman, che si dichiara fortemente contrario all’installazione del radar. Lo stesso giorno la televisione statale afferma che gli oppositori del radar sono pagati dai russi. Una commissione parlamentare smentisce la notizia, ma anche di questo i cittadini non vengono informati.Manipolazioni e bugie sono pratiche usate anche in altri campi. Già dalla guerra nella ex Jugoslavia gli Stati Uniti avevano cominciato ad usare proiettili all’uranio impoverito senza informare gli alleati. Il portavoce Nato generale Giuseppe Marani ha dichiarato che "proiettili anticarro con uranio esaurito sono stati usati dai piloti alleati contro le forze serbe in Kosovo"e ha aggiunto che questi proiettili "non comportano alcun rischio". Bulgaria-Italia.com, 3.5.1999 Invece migliaia di soldati italiani si sono ammalati e centinaia sono morti a causa dell’uranio impoverito. Si scopre che gli Stati Uniti lo hanno usato o lo stanno usando in Kossovo, Iraq, Libano e probabilmente in Afghanistan. In questi paesi le deformazioni genetiche sono in grande aumento. Video »
Il 1° novembre 2007 all’Assemblea dell’ONU si vota la proposta di uno studio sull’uranio impoverito, vista la sua pericolosità. Centoventidue stati esprimono parere favorevole, sei contrario: questi ultimi sono Repubblica Ceca, Israele, Francia, Olanda, Regno Unito, USA (OSN, 1.11.2007)

Da anni viene detto che lo scudo stellare è fondamentalmente pensato come protezione dai missili che l’Iran potrebbe lanciare. nelle pagine ufficiali del Missile Defence Agency: L’installazione di missili intercettori in Polonia e di un radar nella Repubblica Ceca è volta essenzialmente a difendere la maggior parte d’Europa dai missili balistici a raggio intermedio e lungo lanciati dall’Iran. Scott Ritter, ex capo ispettore degli armamenti per le Nazioni Unite, ex ufficiale dei marines, ha detto: „Abbiamo visto che in Iraq non c’erano armi di distruzione di massa.“ Ma subito dopo gli Stati Uniti hanno cominciato la guerra contro l’Iraq. „…già da qualche settimana siamo coinvolti in questa guerra: e dove sono le armi di distruzione di massa? Ha aggiunto che la situazione in Iran potrebbe seguire lo stesso andamento e gli Stati Uniti potrebbero scatenare una guerra anche se non ci sarà alcuna prova della pericolosità nucleare dell’Iran. „Qui si tratta dell’imposizione dell’egemonia imperiale americana sul mondo. Qui si tratta di mettere in pratica la dottrina di Bush sull’unilateralità americana“ (Scott Ritter)
Il 12 giugno 2007 Victoria Samson, un’analista americana del Center for Defense Information, ha dichiarato in un discorso al Parlamento europeo “Ciò che è davvero irritante è che si tratta solo di un esperimento di difesa missilistica degli Stati Uniti: un sistema nuovissimo, sconosciuto e mai sperimentato, che dovrebbe difendere da una teorica e francamente inspiegabile minaccia missilistica iraniana, che tra l’altro non esiste” “What is truly galling is that this missile defense experiment by the United States is strictly that: un unknown, untested, brand-new system, which is supposed to defend against a theoretical and frankly inexplicable Iranian missile threat that also does not exist.” Difesa antimissile, pag. 2)
Secondo lo studio di 16 agenzie americane di informazione l’Iran ha smesso di lavorare alla produzione di armi nucleari già nell’anno 2003. (National Intelligence Estimate (NIE) - Iran: Nuclear Intentions and Capabilities; E’ evidente che questo sistema di difesa non serve a proteggerci contro l’Iran o la Corea del Nord e non è nemmeno utile contro i missili russi o cinesi. Dichiarazione ufficiale del MDA.

Esperti militari internazionali affermano che questo sistema di difesa è del tutto inutile contro le migliaia di testate atomiche a disposizione della Russia.Secondo una tesi molto diffusa, la vera intenzione degli Stati Uniti è la militarizzazione e la conquista dello spazio, cosa che porterebbe ad un controllo totale del nostro pianeta. Questo è stato il motivo fondamentale per cui nel 2005 il Canada ha rinunciato a collaborare con gli USA, comprendendo che non si sarebbe trattato di un sistema di difesa ma di un sistema d’attacco. (Space4peace.org)
Altra opinione condivisa da molti è che qualsiasi sistema di difesa è facilmente eludibile, ma anche se fosse veramente efficace, in pochi anni le potenze nemiche costruirebbero missili capaci di “bucarlo”. Cosi sarebbe necessario un perfezionamento del sistema di difesa, in una spirale senza fine in cui le uniche a guadagnare sarebbero le ditte produttrici di armi. Come dice Massimo Zucchetti, fisico nucleare presso il Politecnico di Torino: „Non c’è mai un’arma ultima. L’arma ultima diventa sempre dopo un pò la penultima. I militari, ricercatori, scienziati in qualche modo devono trovare un modo per spendere le enormi risorse a loro dedicate".(Buone Nuove, 26.10.2006)

Ma cerchiamo di capire meglio come stanno le cose
Il 13 giugno 2000 il New York Times scriveva: „Nell’ultimo decennio l’industria degli armamenti ha speso 49 milioni di dollari in contributi ai politici di Washington e altri 2 milioni in una campagna più sottile e indiretta, che ha aiutato a creare un’atmofera in cui la pressione per costruire un sistema anti-missile esercita un grande peso su entrambi i partiti.“ („Over the last decade, the arms industry has spent $49 million in campaign contributions to Washington politicians and an additional $2 million in a more subtle and indirect campaign that they say has helped create an atmosphere in which the pressure to build an antimissile system weights heavily on both parties.“ NYT, 13.6.2000) Questo significa che le industrie che producono armi hanno finanziato in maniera ingente i partiti politici. Ma non solo. La spesa più grande è stata destinata alla creazione di centri di studi e organizzazioni no-profit, con il compito di produrre documenti pseudo- scientifici che possano convincere i politici e l’opinione pubblica della necessità di costruire un sistema di difesa.„
A guidare la carica per la difesa missilistica è il Center for Security Policy. Dedicato alla costruzione di un sistema anti-missile, il centro ha nel suo consiglio d’amministrazione i rappresentanti di almeno otto industrie – sei solo della Lockheed Martin – pubblica continuamente documenti e organizza seminari per chi deve prendere le decisioni a Washington“ („Leading the charge for missile defense is the Center for Security Policy. Dedicated to having an antimissile system built, the center has at least eight industry representatives on its board -- six from Lockheed Martin alone -- and issues a steady stream of position papers and sponsors numerous seminars for Washington decision makers.“ NYT, 13.6.2000)
Le aziende direttamente interessate alla costruzione dello scudo stellare sono: Boeing, Lockheed Martin, Raytheon e Northrop Grumman. (PeaceLink.it) Maggiori informazioni: CounterPunch.org
Le aziende Boeing, Lockheed Martin e Northrop Grumman sono clienti della agenzia AMI Communications, che ha ricevuto dal governo ceco in modo assai poco trasparente il compito di informare la popolazione sull‘installazione del radar. Scopo di quest‘agenzia non è dare una informazione obbiettiva ed esauriente, ma convincere la popolazione dei vantaggi dell‘offerta fatta dai suoi clienti.
Sia l’azienda AMI communication che Dutko hanno legami con il partito di destra che attualmente è al governo in Repubblica ceca. Inoltre l‘amministratore della Dutko Worldwide in Repubblica Ceca è stato fino allo scorso anno Alexandr Vondra, che come Ministro ha partecipato alla decisione di dare la commessa alla ditta AMI. (Greenpeace, Zvědavec.org)

Intanto alcuni Paesi europei vengono coinvolti direttamente nel progetto americano: per esempio la Polonia, dove dovrebbero essere installati i missili intercettori e il Regno Unito che è pienamente d’accordo con questo piano, anche se la popolazione è contraria. L’Italia, mentre ufficialmente dichiara che riguardo a un progetto cosi importante dovrebbero esprimersi la NATO e l’Europa unita, nel febbraio 2007 firma un accordo segreto con gli Stati Uniti: verranno costruite in Italia altre basi militari all’interno del programma dello „scudo stellare“, oltre ad ampliare quelle già esistenti. Ma tutta l’Europa ne è coinvolta e i vari Governi hanno lasciato le popolazioni all’oscuro delle importanti decisioni che venivano prese sulle loro teste. Dall’altra parte la Russia, dopo la risposta negativa degli Stati Uniti alla sua richiesta di sospendere questo piano, ha cominciato a produrre nuove armi nucleari capaci di bucare lo scudo americano.

Schultze nella dichiarazione della campagna Europa per la Pace, dice: L’Europa non deve appoggiare alcuna politica che trascini il pianeta verso la catastrofe. Scrivono Chomsky e Gorbachev nel 2007 nella loro adesione a questa campagna:
"E' molto importante essere vigili e resistere attivamente ad ogni piano di rendere l'Europa ancora una volta ostaggio della paura e del pregiudizio caratteristici della guerra fredda." “it is important to remain vigilant and actively resist any plans of making Europe once again hostage to the fear and prejudice characteristic of the Cold War“
„L’Europa ha una posizione unica per intraprendere la storica missione di salvare la razza umana dall’auto-distruzione.“ „Europe is uniquely well-placed to undertake the historic mission of saving the human race from self-destruction.“

E‘ possibile cambiare il futuro?

Nel futuro immediato possiamo aspettarci che le grande aziende americane offrano ingenti commesse alle aziende della Republica ceca e di altri paesi europei; grazie alla pressione di queste aziende, è probabile che anche la NATO approverà il progetto del sistema di difesa. Pagati da queste aziende, opinionisti, politici e esperti parleranno in televisione per spiegarci i benefici di avere basi americane sul proprio territorio ed i benefici delle guerre umanitarie… e chi si oppone sparirà misteriosamente dalla scena. La possibile approvazione della NATO verrà usata quasi come una formula magica, capace di convincere dell‘utilità dello „scudo stellare“.anche quelli che in questo momento sono in dubbio.

Il pensatore argentino Mario Rodriguez Cobos, conosciuto come Silo, ispiratore della Nonviolenza attiva, dice: „Che tutto termini nel caos a cui seguirà un nuovo inizio di civiltà o che inizi una fase di progressiva umanizzazione - questa alternativa non dipende da inesorabili leggi meccaniche ma dall’intenzione degli individui e dei popoli, dal loro impegno a cambiare il mondo”.

Nel dicembre 2007 il Movimento umanista, che già insieme ad altre organizzazioni aveva dato vita in Rep. ceca al movimento di protesta contro le basi americane, dichiara:
I cittadini cechi hanno provato di tutto: una petizione con piu‘ di 200.000 firme, discussioni, conferenze con la partecipazione di personaggi del mondo scientifico e artistico, manifestazioni e dialogo con politici… poichè il Governo completamente ignora l’opinione della maggioranza dei cittadini, abbiamo deciso di usare una nuova forma di lotta: il boicottaggio. Proponiamo di fare pressione sul governo degli Stati Uniti attraverso le aziende americane: non comprare i prodotti americani. La protesta Nonviolenta ha una lunga storia ed esempi positivi. I piu‘ conosciuti sono i movimenti di Gandhi e M. L. King. Questi movimenti hanno mostrato che la lotta nonviolenta è una possibilità reale di far cambiare ai propri nemici i loro piani violenti. La nonviolenza ha portato l’India all’indipendenza dal cruento regime coloniale britannico e i neri d’America al conseguimento di maggiori diritti sociali.
Ora dipende da noi se quegli esempi continuano: mostriamo ai governi ceco e americano la forza della nonviolenza.

Ma questa nuova spregiudicata corsa agli armamenti non riguarda solo la Rep. ceca. ma tutta l’Europa e tutto il mondo.
Appoggia il nostro movimento nonviolento! Il fallimento del progetto americano in rep ceca rappresenterebbe una grande vittoria della democrazia e sarebbe un importante segnale di distensione per tutto il mondo: la vittoria di Davide contro l’insolente Golia!

Il futuro si può ancora cambiare!

www.nonviolence.cz

pace crociata


riporto un articolo trovato sul "il giornale" di sabato 21 giugno 2008.. ogni volta resto meravigliato di come la Chiesa di roma riesca ancora a stupirmi..



Vaticano: "Bandiere arcobaleno via dalle chiese"


Roma - Perché preti e laici cattolici usano la bandiera arcobaleno come simbolo di pace invece della croce? Non sanno che quella bandiera è collegata alla teosofia e al New Age? È netto e documentato il giudizio contenuto in un articolo pubblicato da «Fides», l’agenzia della Congregazione vaticana per l’evangelizzazione dei popoli diretta da Luca De Mata, nei confronti del vessillo, simbolo del movimento pacifista, appeso anche nelle chiese e da qualche prete pure sull’altare.

«Come mai uomini di Chiesa, laici o chierici che siano - si chiede “Fides” - hanno per tutti questi anni ostentato la bandiera arcobaleno e non la croce, come simbolo di pace? Sarebbe interessante interrogare uno per uno coloro che hanno affisso sugli altari, ingressi e campanili delle chiese lo stendardo arcobaleno». L’agenzia vaticana ipotizza qualche risposta in proposito, vale a dire «la lunga litania degli eventi in cui la Chiesa avrebbe brandito la croce come simbolo di sopraffazione», dalle Crociate alla caccia alle streghe ai roghi di eretici. «Fides» a questo proposito ricorda però che non è il simbolo della croce in quanto tale «ad aver bisogno di essere emendato», quanto piuttosto «gli atteggiamenti degli uomini che, guardando a tale segno, possono ritrovare motivo di conversione». Poi rilancia: «Questi uomini e donne di chiesa sanno qual è l’origine della bandiera della pace? Molti probabilmente no. Altri, pur sapendo, non se ne preoccupano più di tanto».

Le origini della bandiera della pace vanno ricercate, spiega l’agenzia, «nelle teorie teosofiche nate alla fine dell’800. La teosofia (letteralmente “Conoscenza di Dio”) è quel sistema di pensiero che tende alla conoscenza intuitiva del divino». Da sempre presente nella cultura indiana, ha preso la sua moderna versione dalla Società Teosofica, «un movimento mistico, esoterico, spirituale e gnostico fondato nel 1875 da Helena Petrovna Blavatsky, più nota come Madame Blavatsky». Il pensiero della corrente rappresentata dalla bandiera arcobaleno si basa sullo «gnosticismo», sulla «reincarnazione e trasmigrazione dell’anima», sull’esistenza di «maestri segreti» e riconduce al New Age, mentalità che predica la libertà più assoluta e il relativismo, l’idea dell’«uomo divino», il rifiuto della nozione di peccato.

«Fides» spiega che esistono diverse versioni di questa bandiera, una delle quali è riconosciuta ad Aldo Capitini, fondatore del Movimento nonviolento, «che nel 1961 la usò per aprire la prima marcia per la pace Perugia-Assisi», mentre un’altra «segnala che la sua origine risale al racconto biblico dell’Arca di Noè» e dunque sarebbe un simbolo cristiano a tutti gli effetti. In realtà - scrive l’agenzia dopo aver ricordato che è anche il simbolo dei movimenti di liberazione omosessuali - la bandiera rappresenta un’idea secondo la quale «per esempio è possibile mettere sullo stesso piano partiti politici o gruppi culturali che rivendicano, legittimamente, la difesa della dignità della donna, e gruppi, come è accaduto recentemente in Europa, che rivendicano la depenalizzazione dei reati di pedofilia. Si tratta ovviamente di aberrazioni possibili, solo all’interno di una mentalità relativistica come quella che caratterizza le nostre società occidentali».

La bandiera, conclude «Fides», è un simbolo sincretistico, che propone l’unità New Age nella sintesi delle religioni. Introdurla nelle chiese e nelle celebrazioni è da considerarsi «un abuso».

intoccabili


riporto un articolo tradotto dal belgio sull'ultima azione del nostro premier. ma quel 55% d'italia adesso cosa fa?




Berlusconi sospende il proprio processo

[Lesoir.be]

Sei settimane dopo essere ritornato al potere, Silvio Berlusconi ha ricominciato la propria guerra contro i giudici imponendo la sospensione per un anno di alcuni processi, tra i quali il proprio.

Si tratta di una misura senza precedenti, denunciata dalla sinistra che vede in essa una violazione dei principi dello Stato di diritto a fini personali.

“Berlusconi sospende i processi”, “Giustizia: Berlusconi all’attacco”, annunciava martedì la stampa italiana a proposito dell’emendamento depositato lunedì dalla maggioranza, subito ribattezzato dall’opposizione “Salva Premier”

Questo emendamento avrà l’effetto di dare priorità ai processi che riguardano i casi più recenti e considerati più gravi dal governo, nei casi in cui la pena sia superiore ai 10 anni.

Tutti gli altri processi riguardanti fatti commessi prima del 30 giugno 2002 saranno sospesi per un anno.

In una lettera letta martedì al Senato, il capo del governo ha ammesso che questo provvedimento sarà applicato a “uno dei numerosi processi fantasiosi che i magistrati di estrema sinistra hanno intentato contro di me, per fini di lotta politica”, il suo più duro attacco ai giudici da quando è ridiventato capo del governo. Silvio Berlusconi è attualmente indagato per corruzione nei confronti del suo ex-avvocato britannico David Mills, a Milano.

Ha annunciato inoltre la presentazione di una domanda di ricusazione del magistrato Nicoletta Gandus, titolare del suo processo, accusata di aver preso “pubblicamente posizioni di netto e violento contrasto con il governo che ho avuto l’onore di guidare dal 2001 al 2006”.

“In uno stato democratico non si può accettare una tale ingerenza del potere politico nella sfera giudiziaria”, le affermazioni di Berlusconi secondo cui la procura di Milano (che conduce l’inchiesta relativa a questo caso) utilizzerebbe la giustizia “a fini mediatici e politici come lui sostiene nella sua lettera sono inaccettabili”, ha dichiarato il magistrato Edmondo Brutti Liberati, uno dei responsabili del principale sindacato dei giudici (ANM).

Mentre gli editorialisti e addirittura l’opposizione avevano accolto il ritorno al potere di un Berlusconi “nuovo”, attento al dialogo e più moderato rispetto all’epoca del suo debutto in politica, una parte della stampa si preoccupava, martedì, di un capo di governo “pronto a deformare lo Stato di diritto per salvaguardia personale”, secondo il quotidiano Repubblica. “Questa controversia illustra ancora una volta le due facce di Giano di Berlusconi. Una prima personalità preoccupata di soddisfare i propri interessi personali e una seconda, quella dell’ uomo di Stato che egli si sforza di diventare”, sottolinea il politologo specialista dell’Italia, Marc Lazar.

L’emendamento rischia, in ogni caso, di fare una prima vittima: il dialogo con il centro-sinistra di Walter Veltroni. Dichiarandosi “sorpreso dall’arroganza con cui alcuni provvedimenti vengono introdotti di nascosto” all’interno di testi all’esame del Parlamento (la sospensione dei processi sarà votata insieme alle nuove misure sulla sicurezza), Veltroni ha avvertito Berlusconi che “la luna di miele con il Paese potrebbe bruscamente interrompersi”.

Secondo il professore di scienze politiche Marco Tarchi, tuttavia, Silvio Berlusconi che gode del sostegno del 55% degli italiani, non teme nulla. “È onnipotente. La sinistra non riesce a proporre alternative e la vera opposizione è il suo alleato populista della Lega nord, l’unico partito in grado di imporgli delle scelte”, commenta.

[Articolo originale di AFP]

tra quanto?

Italia - La situazione in Italia, un piccolo stato che si affaccia sul Mediterraneo, è precipitata inesorabilmente negli ultimi giorni da quando il premier in carica, un certo Silvio Berlusconi ha dapprima militarizzato il paese, lasciando che l'esercito si infiltrasse in tutti i grandi comuni del territorio, poi ha rotto il dialogo con l'opposizione cancellando di fatto tutti i processi in cui era ancora coinvolto.

Non si hanno maggiori informazioni dalla piccola penisola per via della chiusura improvvisa delle frontiere con i vicini stati confinanti e l'arresto immediato di tutti i giornalisti ritenuti dal premier filo comunisti. Purtroppo non è ancora chiaro cosa possa entrarci con l'attuale situazione il vecchio fantasma della minaccia bolscevica della Guerra Fredda, ma ad ogni modo attualmente solo la televisione di stato, tale Rete 4, trasmette in diretta un telegiornale farsa che mira ad appoggiare incondizionatamente le parole di Berlusconi censurando ciò che sta davvero avvenendo per le strade.

Grazie ad alcuni operatori amatoriali che sono riusciti a riprendere i disordini e caricare in internet i propri video, sappiamo che alcuni oppositori del premier Berlusconi sono stati malmenati e caricati su treni speciali insieme a zingari e extracomunitari, treni di cui nessuno conosce attualmente la destinazione. Per le strade d'Italia regna il caos ed è chiaro dalle immagini pervenute in redazione che polizia ed esercito stanno usando il pugno di ferro per reprimere ogni minima manifestazione di dissenso nei confronti dell'esecutivo.

Chiudiamo questo breve aggiornamento sulla situazione italiana riportando che il Presidente della Repubblica e alcuni membri dell'opposizione sono stati trovati morti nei loro alloggi.

proud irish


l'Irlanda ha bloccato il trattato di Lisbona della comunità europea. la decisione è stata espressione di un referendum (non come in Italia dove non ci hanno chiesto nulla..) ed è tuttora fonte di grandi trambusti in tutta la comunità. non conosco cosa non piaceva agli irlandesi del trattato, certo è che la banca europea ha già espresso le sue intenzioni (meglio dire minacce) a non intervenire in prestiti e finanziamenti in favore della repubblica irlandese quandora fosse richiesto.
riporto il testo del trattato e due articoli a riguardo, da Corriere e Repubblica.

ecco il testo sintetico del trattato, direttamente dal portale europeo. qui trovate il testo completo.




TRATTATO DI LISBONA (TESTO SINTETICO)

Il 13 dicembre 2007 i leader dell’Unione europea hanno firmato il trattato di Lisbona, mettendo fine a diversi anni di negoziati sulla riforma istituzionale.

Il trattato di Lisbona modifica il trattato sull’Unione europea e il trattato che istituisce la Comunità europea, attualmente in vigore, senza tuttavia sostituirli. Il nuovo trattato doterà l’Unione del quadro giuridico e degli strumenti necessari per far fronte alle sfide del futuro e rispondere alle aspettative dei cittadini.

  1. Un’Europa più democratica e trasparente, che rafforza il ruolo del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali, offre ai cittadini maggiori possibilità di far sentire la loro voce e chiarisce la ripartizione delle competenze a livello europeo e nazionale.
    • Un ruolo rafforzato per il Parlamento europeo: il Parlamento europeo, eletto direttamente dai cittadini dell’UE, sarà dotato di nuovi importanti poteri per quanto riguarda la legislazione e il bilancio dell’UE e gli accordi internazionali. In particolare, l’estensione della procedura di codecisione garantirà al Parlamento europeo una posizione di parità rispetto al Consiglio, dove sono rappresentati gli Stati membri, per la maggior parte degli atti legislativi europei.
    • Un maggiore coinvolgimento dei parlamenti nazionali: i parlamenti nazionali potranno essere maggiormente coinvolti nell’attività dell’UE, in particolare grazie ad un nuovo meccanismo per verificare che l’Unione intervenga solo quando l’azione a livello europeo risulti più efficace (principio di sussidiarietà). Questa maggiore partecipazione, insieme al potenziamento del ruolo del Parlamento europeo, accrescerà la legittimità ed il funzionamento democratico dell’Unione.
    • Una voce più forte per i cittadini: grazie alla cosiddetta “iniziativa dei cittadini”, un gruppo di almeno un milione di cittadini di un certo numero di Stati membri potrà invitare la Commissione a presentare nuove proposte.
    • Ripartizione delle competenze: la categorizzazione delle competenze consentirà di definire in modo più preciso i rapporti tra gli Stati membri e l’Unione europea.
    • Recesso dall’Unione: per la prima volta, il trattato di Lisbona riconosce espressamente agli Stati membri la possibilità di recedere dall’Unione.
  2. Un’Europa più efficiente, che semplifica i suoi metodi di lavoro e le norme di voto, si dota di istituzioni più moderne e adeguate ad un’Unione a 27 e dispone di una maggiore capacità di intervenire nei settori di massima priorità per l’Unione di oggi.
    • Un processo decisionale efficace ed efficiente: il voto a maggioranza qualificata in seno al Consiglio sarà esteso a nuovi ambiti politici per accelerare e rendere più efficiente il processo decisionale. A partire dal 2014, il calcolo della maggioranza qualificata si baserà sulla doppia maggioranza degli Stati membri e della popolazione, in modo da rappresentare la doppia legittimità dell’Unione. La doppia maggioranza è raggiunta quando una decisione è approvata da almeno il 55% degli Stati membri che rappresentino almeno il 65% della popolazione dell'Unione.
    • Un quadro istituzionale più stabile e più semplice: il trattato di Lisbona istituisce la figura del presidente del Consiglio europeo, eletto per un mandato di due anni e mezzo, introduce un legame diretto tra l’elezione del presidente della Commissione e l’esito delle elezioni europee, prevede nuove disposizioni per la futura composizione del Parlamento europeo e per una Commissione ridotta e stabilisce norme più chiare sulla cooperazione rafforzata e sulle disposizioni finanziarie.
    • Migliorare la vita degli europei: il trattato di Lisbona migliora la capacità di azione dell’UE in diversi settori prioritari per l’Unione di oggi e per i suoi cittadini. È quanto avviene in particolare nel campo della “libertà, sicurezza e giustizia”, per affrontare problemi come la lotta al terrorismo e alla criminalità. La stessa cosa si verifica, in parte, anche in ambiti come la politica energetica, la salute pubblica, la protezione civile, i cambiamenti climatici, i servizi di interesse generale, la ricerca, lo spazio, la coesione territoriale, la politica commerciale, gli aiuti umanitari, lo sport, il turismo e la cooperazione amministrativa.
  3. Un’Europa di diritti e valori, di libertà, solidarietà e sicurezza, che promuove i valori dell’Unione, integra la Carta dei diritti fondamentali nel diritto primario europeo, prevede nuovi meccanismi di solidarietà e garantisce una migliore protezione dei cittadini europei.
    • Valori democratici: il trattato di Lisbona precisa e rafforza i valori e gli obiettivi sui quali l'Unione si fonda. Questi valori devono servire da punto di riferimento per i cittadini europei e dimostrare quello che l’Europa può offrire ai suoi partner nel resto del mondo.
    • I diritti dei cittadini e la Carta dei diritti fondamentali: il trattato di Lisbona mantiene i diritti esistenti e ne introduce di nuovi. In particolare, garantisce le libertà e i principi sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali rendendoli giuridicamente vincolanti. Il trattato contempla diritti civili, politici, economici e sociali.
    • Libertà dei cittadini europei: il trattato di Lisbona mantiene e rafforza le quattro libertà fondamentali, nonché la libertà politica, economica e sociale dei cittadini europei.
    • Solidarietà tra gli Stati membri: il trattato di Lisbona dispone che l'Unione e gli Stati membri sono tenuti ad agire congiuntamente in uno spirito di solidarietà se un paese dell’UE è oggetto di un attacco terroristico o vittima di una calamità naturale o provocata dall'uomo. Pone inoltre l’accento sulla solidarietà nel settore energetico.
    • Maggiore sicurezza per tutti: la capacità di azione dell'Unione in materia di libertà, sicurezza e giustizia sarà rafforzata, consentendo di rendere più incisiva la lotta alla criminalità e al terrorismo. Anche le nuove disposizioni in materia di protezione civile, aiuti umanitari e salute pubblica contribuiranno a potenziare la capacità dell'Unione di far fronte alle minacce per la sicurezza dei cittadini.
  4. Un’Europa protagonista sulla scena internazionale, il cui ruolo sarà potenziato raggruppando gli strumenti comunitari di politica estera, per quanto riguarda sia l’elaborazione che l’approvazione di nuove politiche. Il trattato di Lisbona permetterà all'Europa di esprimere una posizione chiara nelle relazioni con i partner a livello mondiale. Metterà la potenza economica, umanitaria, politica e diplomatica dell’Europa al servizio dei suoi interessi e valori in tutto il mondo, pur rispettando gli interessi particolari degli Stati membri in politica estera.
    • La nuova figura di alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che sarà anche vicepresidente della Commissione, è destinata a conferire all'azione esterna dell'UE maggiore impatto, coerenza e visibilità.
    • Un nuovo servizio europeo per l’azione esterna assisterà l’alto rappresentante nell’esercizio delle sue funzioni.
    • La personalità giuridica unica conferita all’Unione ne rafforzerà il potere negoziale, potenzierà ulteriormente la sua azione in ambito internazionale e la renderà un partner più visibile per i paesi terzi e le organizzazioni internazionali.
    • La politica europea di sicurezza e di difesa, pur conservando dispositivi decisionali speciali, agevolerà la cooperazione rafforzata tra un numero ristretto di Stati membri.





da "il corriere della sera"

calderoli: «Un grazie al popolo irlandese per il suo voto»

Trattato europeo, l'Irlanda dice «no»
Barroso: «Andiamo avanti»

Il 53,4% di voti contrari. Documento bocciato nonostante i sì di 26 Paesi. Napolitano: «Fuori chi è contrario»

Campagna per il no in Irlanda (Afp)
DUBLINO - No! L'Irlanda boccia con il 53,4% di voti contrari il referendum sul Trattato di Lisbona, versione «alleggerita» della Costituzione europea già respinta nel 2005 da francesi e olandesi. Il no ha vinto in 27 contee su 43. Quindi, mancando l'unanimità, il documento non può entrare in vigore nonostante gli altri 26 Paesi dell'Unione europea l'hanno approvato o si apprestano a farlo. E il presidente Napolitano dice: «Fuori dall'Ue chi vuole bloccare la costruzione europea».

«VINCE LA DEMOCRAZIA» - «Una vittoria per la democrazia», ha gioito Declan Ganley, l'uomo d'affari fondatore del gruppo Libertas che ha guidato la campagna contro il Trattato. «Il popolo irlandese ha mostrato coraggio e saggezza e ha mandato un messaggio forte al primo ministro Brian Cowen, che ora deve andare a Bruxelles e riferire il messaggio degli irlandesi, che vogliono democrazia e responsabilità per l'Ue». Secondo il quotidiano inglese Independent, Ganley ha stretti rapporti d'affari con il complesso militare-industriale statunitense: i favorevoli al Trattato lo ritengono legato ai neoconservatori Usa, e avrebbe racccolto fondi di dubbia provenienza dall'estero per la sua campagna.

BARROSO: «IL TRATTATO È ANCORA VIVO» - «Il Trattato è ancora vivo, non è morto», ha commentato il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso. «La Commissione europea ha fatto quello che doveva e quello che poteva» ha detto il portavoce dell'esecutivo, Johannes Laitenberger. «La ratifica non è una cosa che devono fare le istituzioni europee bensì gli Stati membri». Barroso aveva già detto con chiarezza che non esiste un 'piano B' in caso di bocciatura del Trattato. Né appare valida l'ipotesi secondo cui la ratifica irlandese potrebbe avvenire ugualmente per via parlamentare. La possibilità più concreta è che riprenda il negoziato come accadde nel 2005 dopo la bocciatura della Costituzione con il referendum di Francia e Olanda. Di certo si allungano i tempi per il partenariato con la Russia e per la presidenza forte auspicata dal presidente francese Sarkozy (dal 1° luglio la Francia assume la presidenza di turno dell'Ue). «C'è una responsabilità congiunta di tutti i Paesi per fare fronte alla situazione», ha concluso Barroso, secondo il quale il processo di ratifica delle altre nazioni deve comunque proseguire.

NAPOLITANO: «FUORI CHI BLOCCA L'UE» - Lo stesso concetto è stato espresso anche dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: «Le ratifiche devono continuare fino a raggiungere la soglia dei quattro quinti. Non si può neppure immaginare di ripartire da zero». Ma il capo dello Stato ha aggiunto un concetto ben più pesante: «È l'ora di una scelta coraggiosa da parte di quanti vogliono dare coerente sviluppo alla costruzione europea, lasciandone fuori chi - nonostante impegni solennemente sottoscritti - minaccia di bloccarli. Non si può pensare che la decisione di poco più della metà degli elettori di un Paese che rappresenta meno dell'1% della popolazione dell'Unione possa arrestare l'indispensabile, e oramai non più procrastinabile, processo di riforma».

FRANCIA E GERMANIA ANDARE AVANTI - Anche Francia e la Germania sono dispiaciute per il no al referendum in Irlanda e si augurano che il processo di ratifiche del trattato di Lisbona vada avanti. Lo afferma oggi una dichiarazione comune. Anche per il premier irlandese Brian Cowen il Trattato non è morto, anche se. precisa il primo ministro lussemburghese Jean-Claude Juncker, «è chiaro che non potrà entrare in vigore il prossimo 1° gennaio», come previsto. Di parere opposto il presidente della Rep. ceca (Praga deve ancora approvare il Trattato), secondo il quale la ratifica è finita dopo la mancata approvazione di Dublino. Il no irlandese «non è una buona notizia», ma non fermerà il cammino europeo: ne è convinto il ministro degli Esteri spagnolo, Miguel Angel Moratinos.

FINI: «CRISI» - A questo punto per l'Unione europea si aprono scenari imprevedibili. «Bisogna capire che cosa succede dopo il voto in Irlanda», ha detto Silvio Berlusconi nel corso del Consiglio dei ministri. Secondo il presidente della Camera Gianfranco Fini, «se gli irlandesi bocciassero il Trattato di Lisbona ci troveremmo in una situazione di crisi senza precedenti delle istituzioni europee».

CALDEROLI - Nettamente contraria l'opinione di Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione normativa. «Un grazie al popolo irlandese per il suo voto. Tutte le volte in cui i popoli sono stati chiamati a votare hanno bocciato clamorosamente un modello di Europa che viene vista lontana dai popoli stessi. I popoli, ancora una volta, hanno dimostrato di avere maggiore saggezza rispetto a governi e parlamenti. La sovranità appartiene ai popoli e solo i popoli possono decidere di rinunciare ad essa».




da "La Repubblica"

Fra 15 giorni il dibattito in Parlamento: "Si proceda con rapidità"
"Chiarire se c'è una posizione comune o due linee contrapposte"

Veltroni, l'Italia acceleri su Lisbona
"Il governo dica da che parte sta"


Veltroni, l'Italia acceleri su Lisbona "Il governo dica da che parte sta"

Walter Veltroni

ROMA - "Il voto irlandese deve spingere l'Italia a un'accelerazione nella discussione e l'approvazione del trattato di Lisbona: tra quindici giorni in Senato inizierà il dibattito, che dovrà procedere con rapidità perché anche il nostro Paese sia tra quelli che hanno detto il loro sì all'accordo che può permettere all'Unione di uscire dalle secche". Il segretario del Pd Walter Veltroni interviene all'indomani della vittoria del no al referendum sul Trattato Ue in Irlanda.

Il leader dei democratici si dice d'accordo con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, "che invita tutti a scelte coraggiose e nette anche a costo di lasciar fuori chi minaccia l'integrazione. Credo che una decisione forte e rapida possa essere anche il contributo dell'Italia a rilanciare l'immagine di una Europa - sottolinea Veltroni - che rischia di apparire troppo lontana, minacciata dal ritorno di vecchi e nuovi egoismi. Questo è lo slancio necessario per riprendere (e far riprendere anche all'Irlanda) il cammino verso una integrazione più compiuta nel continente e una Unione più forte e democratica, capace di non farsi imbrigliare e immobilizzare dai veti".

"Noi siamo - aggiunge il leader del Pd - in prima linea per affermare posizioni europeiste. Il governo invece appare incerto e diviso: il trattato è stato presentato alle Camere ma un pezzo consistente della maggioranza parla invece di referendum e si rallegra per il no uscito dalle urne irlandesi. Questa divisione e ambiguità vanno sciolte se l'Italia vuole avere un ruolo attivo e trainante nei processi europei, come è nella nostra migliore tradizione che parte dal 'sogno europeista' di Spinelli".

Il governo, incalza Veltroni, "chiarisca in Parlamento se c'è una posizione comune al proprio interno o se invece, come appare leggendo le molte dichiarazioni di questi giorni, vi sono due linee contrapposte su un punto di programma fondamentale come l'Europa".

code di paglia


cito un articolo svizzero e il mio commento a riguardo



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Dibattito in Italia sulle intercettazioni telefoniche

[Neue Zürcher Zeitung]

Il presidente del consiglio Berlusconi vuole limitare fortemente le competenze delle autorità giudiziarie

Il governo Berlusconi vuole limitare fortemente l’utilizzo dello strumento delle intercettazioni. Non solo l’opposizione, bensì anche il partito di maggioranza Lega Nord, temono che l’Establishement tenti di sottrarsi dal controllo della giustizia.

Il Presidente del Consiglio Berlusconi ha annunciato, che intende varare un progetto di legge per la restrizione della facoltà di intercettazione delle autorità giudiziarie. L’obbiettivo è limitare le intercettazioni a indagini su mafia e terrorismo. Finora, l’intercettazione era ammessa per delitti punibili con almeno cinque anni di carcere. Inoltre, aggiunge Berlusconi, si punirà con una pena di cinque anni di reclusione chiunque violerà la nuova legge o pubblicherà comunicazioni telefoniche registrate dai giudici indagatori.

Autoprotezione per la classe politica?

Il Ministro della Giustizia Angelino Alfano giustifica la proposta dicendo che in nessun altra democrazia occidentale verrebbero fatte altrettante intercettazioni quanto in Italia, e che la privacy di centinaia di migliaia, se non di millioni di Italiani venga ferita in modo sproporzionato. Secondo i dati del Ministro, attualmente in Italia vengono intercettate le comunicazioni di 100 000 persone per un costo di 280 millioni di Euro rispetto alle sole 1700 persone negli USA, 3700 in Svizzera, 5500 in Inghilterra e 20 000 in Francia.

I magistrati e due dei tre partiti di opposizione, Partito Democratico e L’Italia dei Valori, avvertono che il Governo rischia di ostacolare le indagini della procura per reati di corruzione e delitti finanziari. L’associazione dei giornalisti protesta contro il rischio d’incarcerazione per la pubblicazione di intercettazioni registrate, che non colpirebbe solo funzionari di giustizia ma anche per gli impiegati dei media.

Anche tra gli esponenti della Lega Nord, terzo partito al governo per numero di rappresentanti, si diffonde un malessere considerevole. La Lega, similmente ad Italia dei Valori prova in parte a delinearsi come forza di opposizione al corrotto Establishement politico. In un intervista, il precedente Ministro di Giustizia Roberto Castelli esprime il suo “personalissimo” sospetto, che la classe politica cerchi di sottrarsi dal controllo della giustizia riguardo a reati di corruzione ed abuso di potere, reati purtroppo molto tipici per la classe stessa. Negli ultimi anni, tra le vittime prominenti di intercettazioni telefoniche si conta l’ ex governatore protezionista della Banca d’Italia Antonio Fazio che fu coinvolto nello scandalo bancario del 2005, oppure anche il criminoso ex-direttore generale della Juventus Luciano Moggi.

Il Presidente della Repubblica spera in un compromesso

Antonio di Pietro, presidente del partito di opposizione ed ex-magistrato, avverte di non cedere ad un torvo compromesso da parte dell’Establishement. Denuncia anzi, che il Partito Democratico non combatte in modo abbastanza deciso questa proposta di Berlusconi. Di Pietro rammenta che gia durante il Governo Prodi, degli esponenti del Partito Democratico avevano cercato di imporre una limitazione delle l’intercettazioni, dopo che erano stati pubblicate registrazioni di intercettazioni per loro stessi compromettenti legate allo scandalo bancario del 2005

Martedì è intervenuto nella discussione anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Riconosce a Berlusconi che, dato il numero insolitamente alto di intercettazioni ed indiscrezioni, abbia aperto la discussione su di un problema vero. Al contempo stesso però, Napolitano, che funge da garante per una giustizia indipendente, eletto nel 2006 dal centro-sinistra, esprime la sua speranza in una soluzione che guardi oltre gli interessi dei partiti. A tale scopo, ha menzionato da un lato il diritto alla protezione della privacy, dall’ altro la necessità di un utilizzo “misurato” dello strumento delle intercettazioni.

[Articolo originale di Nikos Tzermias]

[traduzione: info@ItaliadallEstero.info]
Articolo pubblicato Mercoledì 11 Giugno 2008, in Svizzera. "





probabilmente il sig Angelino Alfano(stranamente incensurato, a parte un bacio con un certo.., pur essendo del pdl) non considera che in italia rispetto ad altri paesi i crimini finanziari costano allo stato ben più del costo delle intercettazioni. non pensavo comunque che la combricola della cdl arrivasse a una tale sfacciataggine. è palese per chiunque idiota che la volontà è quella di dare la mazzata definitiva alla magistratura ad alti livelli. gli italiani k lavorano in fabbrica e che devono arrivare a fine mese di certo non sono sotto il mirino delle intercettazioni. la violazione della privacy ad ampio spettro è una pura castroneria. se davvero fossero sorvegliati così tanti cittadini, quante persone servirebbero ad ascoltare quelle intercettazioni? forse si risolverebbe veramente il problema della disoccupazione..
Napolitano come sempre è di grande aiuto non dicendo nulla.. ma a che serve il presidente della repubblica in italia, quando ci sono già berlusconi e il papa e soprattutto, quando non c’è la repubblica??

hamas mikey mouse

ho trovato per caso questo filmato.. la disney sarà incazzata abbuco per i copyrights.. gli israeliani per altri motivi..

spazzatura in tv e tv spazzatura

riporto l'articolo di Marco Travaglio, ripreso anche da Beppe nel suo blog. è veramente lungo, ma non abbastanza.


UNICI COLPEVOLI I CITTADINI
di Marco Travaglio


"Buongiorno a tutti. Spero si possa ancora dire che l’intervento del Capo dello Stato in occasione della festa del 2 giugno tenuto ieri è stato tutt’altro che soddisfacente. Io per esempio non l’ho condiviso per niente. Non perché i principi che ha enunciato non siano giusti: basta con l’intolleranza, basta con le ribellioni allo Stato. Dipende da che cosa sta dicendo e a chi si sta riferendo. Si riferiva a Bossi? Che ha di nuovo minacciato che se non si faranno le riforme che vuole lui di marciare su Roma con cinquecentomila padani, peraltro tutti da individuare. Non si sa se questa volta armati, disarmati, travestiti da Obelix, o come diavolo si presenterebbero. Si riferiva a Berlusconi, che si è appena ribellato allo Stato, cioè agli arresti disposti dalla magistratura napoletana per lo scempio dei rifiuti, per le discariche truccate, per la monnezza non trattata che veniva nascosta sotto lievi coltri di monnezza trattata e magari anche profumata con la calce viva come dalle intercettazioni dell’enturage di Bertolaso e dalla immarcescibile FIBE-FISIA del gruppo Impregilo che hanno continuato a lucrare soldi nostri senza smaltire un grammo di rifiuti? Si riferiva a ..? Chi sono quelli che si ribellano allo Stato? Sono quelli che vogliono abolire le intercettazioni perché funzionano troppo, come hanno dimostrato anche in questo caso? Berlusconi ha approfittato del ricevimento al Quirinale per primo giugno per annunciare una legge contro le intercettazioni, cioè per disarmare una magistratura che già è stata messa in ginocchio da quindici anni di riforme di destra e sinistra che ormai provocheranno a ben breve il risultato della chiusura di alcuni tribunali e di alcuni uffici giudiziari che dichiareranno fallimento. Chi si ribella allo Stato è per caso chi manda a fare carotaggi e analisi a Chiaiano e poi dà i risultati prima che siano finiti i carotaggi medesimi dicendo che va tutto bene e che quello è il posto giusto per portarci l’immondizia? In una delle poche oasi incontaminate, dove si coltivano frutti di eccellenza, dove a pochi passi ci sono gli ospedali, nel centro della città. Quelli che si ribellano allo Stato chi sono? Sono quelli che dal 1999 calpestano le sentenze della Corte Costituzionale, del Consiglio di Stato, della Corte Europea di Giustizia, le messe in mora e le procedure di infrazione della Commissione Europea sulle frequenze concesse a Rete4 senza concessione, anziché a Europa7, che la concessione ce l’ha? Chi si ribella allo Stato chi è? Quello che stava facendo fallire definitivamente Alitalia dopo aver messo in fuga i francesi di Airfrance che l’avrebbero probabilmente salvata? Chi si ribella allo Stato è per caso il senatore Schifani, presidente del Senato, che oggi regala le costituzioni ai bambini e che ha dato il suo nome, Schifani, a una delle leggi più incostituzionali che si ricordino, il “lodo Schifani”, che garantiva l’impunita alle cinque più alte cariche dello Stato, soprattutto a una, la più bassa, e che fu incenerito dalla Corte Costituzionale nel 2003? Chi si ribella allo Stato sono i politici campani, di cui Napolitano fino a prima di essere eletto presidente della Repubblica faceva parte, perché è li che aveva il suo collegio elettorale, che hanno creato per quindici anni l’emergenza immondizia e che adesso pretenderebbero di farla risolvere dagli stessi che l’hanno creata, compreso Bertolaso, che due anni fa era commissario alla monnezza e che non ha combinato niente, come tutti gli altri e che adesso viene riproposto, come la peperonata che ritorna sempre su, a risolvere un problema che anche lui ha contribuito a creare e ad aggravare? Chi si ribella allo Stato è chi non ha dato la protezione a questo imprenditore che aveva cominciato a parlare e che per questo è stato ammazzato, come tutti quelli che parlano in Campania, come in Calabria, come in Sicilia? Chi si ribella allo Stato è forse chi ha definito in campagna elettorale “eroe” Vittorio Mangano, cioè un malavitoso che non ha parlato? Allora, se in questo Paese gli eroi sono i mafiosi che non hanno parlato, allora questo che è stato ucciso per ha parlato non era un eroe. Dobbiamo decidere...

Ma temo che non intendesse parlare di queste categorie e di questi suoi colleghi il Capo dello Stato in questo suo, per così dire, infelice discorso per la festa della Repubblica. Temo che si riferisse alla gente di Chiaiano che difende la sua oasi, che difende la sua qualità della vita, che difende la possibilità di andare prima a verificare se un sito è o non è idoneo a ricevere rifiuti, e poi dopo utilizzarlo. E non viceversa. Ma è tutto sconvolto, non solo il vocabolario delle nostre istituzioni. È sconvolta la logica, è sconvolto l’ordine pubblico, è sconvolta la Costituzione. Di fatto vengono sospese le garanzie costituzionali, vengono vietate le manifestazioni come simboli di complicità con la monnezza e viene espropriata la magistratura del suo diritto-dovere di perseguire i reati e presto non avremo più nemmeno il controllo delle intercettazioni. Avremo l’esercito che andrà a militarizzare sempre più spesso, come peraltro Beppe Grillo aveva previsto, le situazioni che la politica non riesce più a governare se non con la forza, con i manganelli e con l’uso delle armi.
Stefano e Luigi, nel blog di Beppe Grillo, mi chiedono di spiegare la sentenza del Consiglio di Stato, sul caso Europa7. Che sarebbe il caso di chiamare “caso Rete4”, in realtà. Diciamo lo scandalo delle frequenze negate a Europa7 da nove anni da parte dello Stato, al quale qualcuno si è ribellato, ma non era la gente di Chiaiano e non era nemmeno l’imprenditore di Europa7, Francesco Di Stefano. È l’azienda del nostro presidente del Consiglio, che non ha nemmeno bisogno di ribellarsi perché è da 25, 30 anni, fin dai decreti che Craxi faceva su misura per il Cavaliere, riesce a comandare in materia televisiva sia prima, sia durante, sia dopo la sua permanenza al governo. Le leggi in materia televisiva, da 25 anni a questa parte, le scrive sempre Berlusconi. Solo che prima era costretto a pagare Craxi per sdebitarsi, mentre adesso le fa direttamente lui e quindi non deve più pagare nessuno. Diciamo che risparmia. A me piacerebbe molto poter spiegare questa sentenza del Consiglio di Stato, ma questa sentenza del Consiglio di Stato non c’è. O meglio, c’è, ma i vertici del Consiglio di Stato hanno pensato bene di chiuderla in una cassaforte sabato mattina, poi se ne sono partiti per il weekend lasciando ai giornalisti un comunicato scritto in ostrogoto, forse in sanscrito. Nessuno ha capito cosa voglia dire, quindi dobbiamo andare a tentoni. Diciamo, fidandoci di alcune parole chiave che emergono in questo comunicato. Domani speriamo di avere finalmente la sentenza sotto mano. Qual è il problema? Il problema nasce nel 1999 quando lo Stato italiano decide di riassegnare, secondo dei criteri previsti dalla legge, per gli otto soggetti che hanno titolo a trasmettere su scala nazionale. Si presentano vari pretendenti: si presenta la Rai con le sue tre reti, si presenta Mediaset con le sue tre reti, si presenta l’allora Telemontecarlo, si presentano vari soggetti presenti all’epoca - Telepiù, c’era ancora Telepiù nero – si presenta anche questo nuovo editore, Francesco Di Stefano, con due reti: una è Europa7, l’atra è 7plus. Vince la concessione a trasmettere su scala nazionale con una di queste due reti, Europa7, mentre perde la concessione nazionale Rete4. Perché? Perché fin da cinque anni prima la Corte Costituzionale aveva stabilito che Mediaset, come tutti i soggetti privati, non può possedere più di due reti sull’analogico terrestre, cioè sul nostro telecomando classico che utilizziamo per cambiare canale. Quindi, una delle reti o viene ceduta, o viene trasferita sul satellite liberando le frequenza dell’analogico terreste, che sono limitate e che quindi devono andare a chi ne ha diritto. Nella fattispecie, Europa7 ha vinto la concessione e quindi dovrebbe avere le frequenze. Chi c’è al governo in quel periodo? Massimo D’Alema. Il governo D’Alema fa un bel decreto ministeriale in cui dice Europa7 ha diritto, anzi davanti all’authority che si è occupata di esaminare i requisiti delle varie televisioni che chiedono di poter trasmettere, Europa7 ha addirittura vinto su tutte le altre per la qualità dei programmi del suo progetto di palinsesto che ha presentato. In questo decreto c’è scritto che quindi Europa7 ha diritto di trasmettere, ma si dimenticano di precisare su quali frequenze esattamente, perché? Perché le uniche frequenze libere sono quelle che sono ancora occupate da Rete4 e da Telepiù Nero. Rete4 di Berlusconi, Telepiù Nero degli amici di Berlusconi, i quali naturalmente non hanno alcuna intenzione di liberarle se il governo non glielo imporrà. E il governo non glielo impone, anzi, consente a Mediaset di continuare a trasmettere su quelle frequenze anche senza concessione per Rete4, in attesa di nuovi sviluppi. Per cui Rete4, formalmente abusiva, cioè senza più concessione, ottiene una proroga che non si sa quando finirà. A questo punto interviene la Corte Costituzionale per la seconda volta. La prima volta nel ’94: principio antitrust, due reti per ogni soggetto privato, la terza, via. Dato che nessuno ha fatto niente in quei sette anni, nel 2001 la Corte Costituzionale torna a ribadire: “guardate che Mediaset deve scendere da tre reti a due. È incostituzionale non agire. È incostituzionale ogni legge che le consente di trasmettere su tre reti. Panico, ovviamente, in Mediaset, ma chi c’è al governo? C’è Berlusconi. Con l’apposito ministro Gasparri. Prima versione, viene bocciata da Ciampi perché incostituzionale. Dicembre 2003. A questo punto a Natale del 2003, Berlusconi in persona firma un decreto legge che si chiama “salva Rete4”. Cioè decide che Rete4 può continuare a trasmettere. Nel frattempo entra in vigore la Gasparri 2, questa Ciampi la firma. Nell’aprile del 2004, la Gasparri 2 stabilisce che, fino al momento in cui entrerà in vigore il digitale terrestre, Rete4 potrà trasmettere, perché tanto il digitale terrestre è dietro l’angolo. Gasparri lo prevede nel 2006. Digitale terrestre moltiplicherà il numero delle rete a centinaia e centinaia, tutti avranno centinaia di televisioni tra le quali scegliere, per cui che saranno mai quelle piccole tre reti di Mediaset? Rete4 quindi può rimanere. Naturalmente è tutta una balla. Il digitale terrestre non esiste nemmeno oggi. Siamo nel 2008. Non esisterà nemmeno del 2010. Non esisterà nemmeno nel 2012. Forse, si dice, arriverà nel 2015, ma molto probabilmente arriverà prima la televisione su Internet che lo supererà e lo renderà già vecchio. In ogni caso era una balla, era una truffa, che è servita a procrastinare sine die questa fase transitoria che non finisce mai, perché è in vista di un digitale terrestre che non arriva mai. E intanto Di Stefano continua a rimanere al palo con la sua televisione, per la quale ha investito una marea di soldi per creare un centro di produzione di 22.000 metri sulla Tiburtina, otto studi di registrazione, gli uffici, le tecnologie, la library con tremila ore di programmi. Tutto ciò era necessario appunto per ottenere la concessione. E tutto questo è una Ferrari che arrugginisce nel garage. Perché? Perché non gli danno le frequenze. Non gliele da il centrosinistra. Non gliele da Berlusconi nei cinque anni di governo. Lui si rivolge, come fa un cittadino modello, ai tribunali. Il TAR, che gli da parzialmente torto. Ricorre al Consiglio di Stato. Il Consiglio di Stato, per far passare un po’ di tempo, o forse perché non ha chiaro qual è il problema, manda tutto alla Corte di Giustizia Europea chiedendo se le normative italiane che consentono questa situazione e che sono state create nel corso degli anni da destra e sinistra, sono o non sono compatibili con le norme europee. Anche la Corte di Giustizia Europea non è che impieghi poco tempo per studiare il caso, anche perché è un caso unico al mondo, e alla fine il 31 gennaio di quest’anno, il 2008, emette la sua sentenza: le norme italiane che consentono a Rete4 di trasmettere al posto di Europa7 in questa infinita fase transitoria sono contrarie al diritto comunitario, quindi sono illegali, quindi lo Stato italiano le deve disapplicare. È come se non esistessero. Perché? Perché il diritto comunitario vale più delle normative nazionali. Quindi il governo potrebbe sbaraccare la legislazione attuale, imporre a Rete4 di sparire dall’analogico terrestre, levarle comunque le frequenze – che non sono di Rete4, sono nostre, sono un bene pubblico, che viene dato in concessione a un privato se rispetta delle regole, ora che si dice che non rispetta quelle regole, perché quelle europee valgono più di quelle italiane, toglie le frequenze e le dai al legittimo, non proprietario, ma colui che legittimamente le può utilizzare in base alla concessione vinta nel ’99. Invece il governo Prodi ormai è semi defunto, è appena caduto, è in fase – diciamo – di disbrigo degli affari correnti in attesa delle elezioni. Non se la sente di fare ciò che nemmeno prima, quando era nel pieno delle sue funzioni Gentiloni aveva mai fatto, e cioè dare le frequenze a chi ne ha diritto, e quindi viene varato un decreto per ottemperare a varie prescrizioni che ci fa l’Europa, tranne questa della Corte Europea di Giustizia. Nel frattempo la Commissione Europea, cioè il governo d’Europa, il governo Barroso tramite il commissario Kroes, ha aperto una procedura di infrazione sulla Gasparri a proposito di un altro “buco” della Gasparri, e cioè il fatto che la Gasparri garantisce l’accesso a questo mitologico digitale terrestre solo ai soggetti che sono già presenti sull’analogico, e cioè Mediaset e Rai. Invece di aprire il mercato, come ci era sempre stato raccontato, proprio la legge Gasparri, fa entrare nel digitale terrestre solo quelli che sono già presenti nell’analogico terrestre, il che significa non solo che oggi abbiamo il duopolio Rai-Mediaset, ma che ce lo avremo per sempre. Per l’eternità, perché nessuno di quelli esclusi oggi dall’analogico terrestre potrà entrare nel digitale terrestre. E per questo ci ha messo in mora nel 2006 avvertendoci che se entro un paio di anni non avessimo sbaraccato la Gasparri, sarebbe partita una multa retroattiva proprio dal 2006 fino addirittura ad arrivare a 3-400.000 euro al giorno, che se li spalmiamo su tre anni diventano addirittura 300 milioni di euro che ci potrebbero capitare se entro qualche mese la Gasparri non fosse risolta. A questo punto arriva il governo Berlusconi. Torna Berlusconi per la terza volta. Tenta immediatamente di fare un colpo di mano, cioè di rispondere all’Europa dicendo “chi ha avuto, ha avuto. Chi ha dato ha dato. Scurdammoce ‘o passato” e scurdammoce soprattutto le sentenze della Corte Costituzionale, le sentenze della Corte Europea, la messa in mora della Commissione Europea, la procedura di infrazione. Lo status quo rimane così, finché non ci sarà il digitale terrestre. Cioè in un futuro che forse arriverà tra sei, sette anni. Vogliono stabilire e cristallizzare una situazione illegale, per evitare di dare a Europa7 ciò che anche la Corte Europea ha stabilito sia suo diritto avere. Ultima puntata, sabato, il comunicato che annuncia la sentenza. Sentenza che dovrebbe chiudere questo contenzioso che è basato su ben sette cause che Europa7 ha fatto allo Stato italiano. Dice, in sintesi, il comunicato che: “il ricorso che aveva fatto Mediaset, - qui si parla di RTI, perché è la società che si chiama così – viene respinto, e spetterà all’amministrazione, cioè al governo, cioè al sottosegretario ad personam, o ad aziendam, Paolo Romani, applicare la sentenza della Corte Europea di Giustizia e rideterminare le frequenze in base alle richieste di Europa7”. Che cosa voglia dire tutto questo, non lo sappiamo. Non sappiamo se il Consiglio di Stato dice al governo: “dai le frequenze a Europa7 e toglile a Rete4”. Oppure: “decidi tu come vuoi”. Oppure: “facci sapere cosa vuoi fare, dopodichè noi stabiliremo quale sarà il risarcimento che dovremo dare a Europa7, senza che però nessuno le dia le frequenze”. Sono formule ambigue che però speriamo finiscano domani, quando arriverà finalmente il testo completo della fatidica sentenza. Quello che si può arguire fino a questo momento è che il Consiglio di Stato affida al governo Berlusconi di risolvere un problema che è stato creato dai governi Berlusconi per favorire l’azienda di Berlusconi; oltrechè dalla cosiddetta opposizione di Berlusconi che ha remato dalla sua parte, come sempre è avvenuto in materia televisiva. Vedremo che cosa dirà la sentenza. Certo che affidare a Berlusconi la risoluzione del problema Rete4/Europa7 ricorda tanto l’affidare a Berlusconi e a Bertolaso la risoluzione del problema della monnezza, d’accordo con Bassolino. Cioè d’accordo con l’altro, che con Berlusconi e Bertolaso ha collaborato a crearlo. È come se, di fronte a un delitto, si affidasse il compito di risolvere il caso all’assassino."

first reform act


riporto la descrizione del primo decreto fiscale del nuovo governo. è lunghetto, ma credo ne valga la pena..

da "il sole 24 ore", 28 maggio 2008

Dall'Ici sulla prima casa alla rinegoziazione dei mutui: tutto quello che c'è nel decreto fiscale

di Nicoletta Cottone


Il decreto fiscale varato dal Consiglio dei ministri di Napoli (Dl 27 maggio 2008 n. 93), pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 28 maggio 2008 n. 124, apre con l'esenzione Ici prima casa, traccia le linee guida delle misure sperimentali per l'incremento della produttività del lavoro, annuncia la convenzione sui muti con l'Abi per la rinegoziazione dei mutui a tasso variabile, modifica i termini del prestito ad Alitalia, delinea le riduzioni di spesa per la copertura finanziaria del provvedimento. Si tratta, spiega la relazione, del primo passo di un'azione di politica economica che il Governo intende sviluppare in coerenza con gli impegni politici assunti. Il provvedimento, dal titolo "Disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie", entra in vigore il 29 maggio. Ecco, nel dettaglio, cosa c'è nel decreto legge fiscale.

Esenzione Ici prima casa. A decorrere dal 2008 scompare l'Ici sulla prima casa. Restano fuori dal taglio dell'imposta ville (categoria A/8), castelli e palazzi di eminente pregio artistico o storico (categoria A/9) e abitazioni signorili (categoria A/1). Per questi ultimi immobili resta la detrazione di base prevista dai commi 2 e 3 dell'articolo 8 del decreto legislativo 504/1992 e disposizioni richiamate. La detrazione rimane anche per l'unità immobiliare posseduta in Italia, a titolo di proprietà o usufrutto, dai cittadini italiani non resdienti nel Paese, a condizione che non risulti locata. La disposizione precisa che l'esenzione totale dall'Ici si applica anche alla casa coniugale del soggetto non assegnatario a causa di separazione legale, annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti del matrimonio e alle unità immobiliari di cooperative edilizie a proprietà indivisa, adibite ad abitazione principale dai soci assegnatari, agli alloggi regolarmente assegnati dagli istituti autonomi per le case popolari e dagli enti di edilizia residenziale pubblica aventi le stesse finalità. L'esenzione si applica anche alle abitazioni che il Comune ha assimilato a quelle principali: a) in base all'articolo 3, comma 56, della legge 662/1996 che permette di assimilare all'abitazione principale l'unità immobiliare posseduta a titolo di proprietà o di usufrutto, da anziani o disabili che acquisiscano la residenza in istituti di ricovero o sanitari a seguito di ricovero permanente, a condizione che l'abitazione non risulti locata; b) in base all'articolo 59, comma 1, lettera e) del Dlgs 446/1997 che attribuisce agli enti locali la possibilità di assimilare all'abitazione principale quelle concesse in uso gratuito a parenti in linea retta o collaterale, stabilendo il grado di parentela. Se il Comune effettua questa assimilazione per gli anni successivi all'entrata in vigore del decreto legge fiscale le unità immobiliari non potrannio godere dell'esenzione, ma solo dell'aliquota agevolata deliberata e della detrazione di base che il comune potrebbe elevare fino alla concorrenza dell'imposta dovuta. Abrogate le disposizioni incompatibili. La minore imposta, quantificata in 2.500 milioni di euro l'anno dal 2008 al 2010 sarà rimborsata ai Comuni tramite un apposito fondo dell'Interno. Dal 2011 diventerà spesa permanente. Dall'entrata in vigore del decreto legge fiscale è sospeso il potere delle Regioni e degli enti locali di deliberare aumenti dei tributi, delle addizionali, delle aliquote o delle maggiorazioni di aliquote di tributi attribuiti ad essi da leggi dello Stato. Entro 60 giorni dalla pubblicazione del decreto legge in sede di Conferenza Stato-città saranno stabiliti criteri e modalità del rimborso ai Comuni.

Misure sperimentali per l'incremento della produttività del lavoro. Introdotta in via sperimentale, dal 1° luglio al 31 dicembre 2008, salvo rinuncia scritta del datore di lavoro, una tassazione agevolata delle somme: a) per prestazioni di lavoro straordinario; b) per prestazioni di lavoro supplementare o per prestazioni rese in funzione di clausole elastiche effettuate nel periodo indicato e con esclusivo riferimento a contratti di lavoro a tempo parziale stipulati prima dell'entrata in vigore del decreto legge fiscale: c) correlate ai risultati conseguiti nella realizzazione di programmi concordati fra le parti che hanno come obiettivo un incremento di produttività, innovazione ed efficienza organizzativa e altri elementi di competitività e redditività legati all'andamento economico dell'impresa. La detasazione sperimentale del 10% si applica al settore privato, entro il limite di importo complessivo di 3mila euro, solo ai titolari di reddito da lavoro dipendente non superiore ai 30mila euro nel 2007. Concorrono alla formazione del reddito di lavoro dipendente: a) le erogazioni liberali non superiori nel periodo d'imposta a 258,23 euro concesse in occasione di festività o ricorrenze alla generalità o a categorie di dipendenti; i sussidi occasionali concessi in occasione di rilevanti esigenze personali o familiari del dipendente; i sussidi corrisposti a dipendenti vittime dell'usura ai sensi della legge 108/1996 o ammessi a fruire delle erogazioni pecuniarie a ristoro dei danni conseguenti a rifiuto opposto a richieste estorsive ai sendi del dl 419/1991, convertito con modifiche dalla legge 172/1992. A novembre verifica del ministro del Lavoro con le organizzazioni sindacali, alla quale partecipa anche il ministro per la funzione pubblica e l'innovazione per valutare una eventuale estensione della norma ai dipendenti pubblici.

Rinegoziazione mutui prima casa. Il ministero dell'Economia e l'Abi entro 30 giorni sigleranno una convenzione con modalità e criteri di rinegoziazione dei mutui a tasso variabile stipulati per l'acquisto, la costruzione e la ristrutturazione dell'abitazione principale. La rinegoziazione, che si applica dalla prima rata successiva al 1° gennaio 2009, dovrà assicurare la riduzione dell'importo della rata a un ammontare pari a quello della rata che si ottiene applicando all'importo originario del mutuo il tasso di interesse come risultante dalla media aritmetica dei tassi applicati ai sensi del contratto del 2006. L'importo così calcolato resta invariato per la durata del mutuo. La differenza tra l'importo della rata dovuta secondo il piano originario di ammortamento e quello risultante dall'atto di rinegoziazione è addebitata su un conto di finanziamento accessorio al tasso che si ottiene in base all'Irs a 10 anni, alla data di rinegoziazione, maggiorato di uno spread dello 0,50 per cento. In caso il saldo fosse a favore del mutuatario la differenza sarà imputata a credito sul conto di finanziamento accessorio. L'eventuale debito del conto accessorio sarà rimborsato dal cliente con rate costanti di importo uguale all'ammontare della rata. Banche e intermediari finanziari che aderiscono alla convenzione dovranno formulare ai clienti le proposte di rinegoziazione entro 3 mesi dalla data di entrata in vigore del decreto fiscale. Le operazioni di rinegoziazione sono esenti da imposte e tasse. Banche e intermediari finanziari non dovranno applicare costi ai clienti.

Sviluppo del trasporto aereo. Modifica dei termini del prestito concesso ad Alitalia dal decreto legge 80/2008. La relazione spiega che la norma consente alla compagnia di bandiera di poter utilizzare il prestito ponte di 300 milioni di euro anche per far fronte alle perdite che comportino una diminuzione del capitale versato e delle riserve al di sotto del livello minimo legale, circostanza che precluderebbe per lo Stato la privatizzazione della società e il suo risanamento.