domenica 28 dicembre 2008

domenica 21 dicembre 2008

posti strani


Mi piace tanto viaggiare, trovo che sia una delle cose più belle che possa concederti la vita, come fare l'amore e avere cari amici. Sono stato in tanti paesi, principalmente in Europa ma non solo, ed apprezzo cogliere le varie differenze e particolarità di ogni luogo. Uno stato in particolare mi ha veramente colpito, molto più degli altri.

È questo uno stato poco esteso, con una popolazione residente veramente minima, all'incirca tutta impegnata nell'amministrazione, ma, poiché una sorta di diaspora volontaria ha sparso nei secoli i suoi cittadini più o meno ovunque, ha una grossa influenza su tutto il mondo, tramite cui insiste sulla politica interna e specialmente sull'opinione pubblica delle altre varie nazioni, specialmente quelle confinanti. Militarmente oggi è piuttosto debole, nonostante si avvalga di uno degli eserciti mercenari più antichi al mondo, ma nel passato ha combattuto e fatto combattere guerre imponenti, creando alleanze tra paesi altrimenti nemici, a cui hanno partecipato numerosissimi volontari. L'economia è prospera, anche se ha conosciuto tempi migliori, ed è basata esclusivamente sul turismo e donazioni; queste ultime spesso giungono dai contribuenti di altri paesi e non sempre sono volontarie o ben giustificate. Il turismo invece è attratto dalla quantità impressionante di opere d'arte e monumenti che trovano dimora in questo piccolo paese; e non ci sono solo dipinti o statue, ma anche una delle più grandi raccolte letterarie dell'umanità, spartiti musicali ed un gigantesco archivio nel quale si dice siano custoditi i più grandi misteri della storia, ma a cui praticamente nessuno può accedervi oltre il capo di stato. Egli è anche capo religioso del paese, che infatti è una teocrazia, ed è divinizzato dai sui subalterni e dai sudditi tutti. I cittadini, tutti profondamente religiosi, amano poco la vita sociale (è il paese col più alto indice di dichiarati single) e usano spesso l'abbigliamento tradizionale, pomposo per gli uomini e sommesso per le donne, le quali devono essere completamente coperte a parte il volto, e sono emarginate dalla vita politica salvo i gradini più bassi. Essendo stato teocratico molti diritti sono negati: non sono riconosciuti il divorzio e le coppie omosessuali, la ricerca scientifica è inesistente e demonizzata, come i rapporti sessuali (ufficialmente).

Ognuno di noi sente parlare delle piccole nazioni integraliste islamiche, che nonostante le dimensioni e lo stato di diritto in cui versano tengono in ostaggio il mondo decidendo il prezzo del greggio, ma non si tratta di questo, lo stato di cui parlo non produce nulla, ma non è molto diverso. In quasi due millenni di esistenza ha da una parte causato stragi e persecuzioni, dall'altra si è adoperato per soccorrere i bisognosi. Si espone come baluardo di castità e sobrietà, mentre i suoi statali si vestono con costose vesti, pizzi e gioielli. Insidia in modo subdolo le gioventù di altre nazioni pretendendo ed ottenendo (non è chiaro come) di scegliere vari insegnanti scolastici. La sua voce è ancora oggi in tutto il mondo uno dei maggiori limiti all'estensione dei diritti dell'uomo e alla ricerca scientifica.

Non è la repubblica di bananas, non è l'Iran e nemmeno la Korea del nord. Non è un paese lontano o esotico, è un paese meno importante di tanti altri, e personalmente sono molto stanco che i suoi 500 abitanti dettino legge per metà del resto del mondo, specialmente per quella cinquantina di milioni di italiani che lo circondano.

lunedì 11 agosto 2008

+1



una nuova guerra in TV. in realtà nella Georgia settentrionale le scaramucce tra russi, georgiani lealisti e georgiani separatisti (che di fatto sono poi russi) vanno avanti da una ventina d'anni ormai.
il problema etnico della regione dell'Ossezia meridionale è sostanzialmente quello d'esser parte della repubblica georgiana pur avendo il 90% d'abitanti con passaporto russo. questa compagine mira alla seccessione dalla Georgia per unirsi alla confederazione russa, e a tal fine i separatisti operano da tempo sia paramilitarmente che politicamente, con addirittura un'autoproclamazione d'indipendenza, ignorata più o meno da tutti, e un proprio governo affiancato a quello nazionale georgiano. per ironia della sorte, in questa lingua di terra passa anche l'unico oleodotto indipendente da Mosca e medio-oriente. date le premesse, e considerando anche che tutto il territorio dell'ex URSS è irrorato di armi e di gente che le sa usare, che qui ci sia un conflitto è praaticamente scontato. Georgia e Russia si contendono il controllo della regione, la prima armata e spalleggiata da USA e Israele, la seconda non ha bisogno di amichetti. l'UE, della quale la repubblica caucasica mira a divenire membro, non ha idea di che pesci pigliare e al momento non fa nulla. dell'italia non ne parlo nemmeno, tanto che quando è arrivata la notizia ci si chiedava chi fosse Georgia.
ha fatto commuovere l'abbraccio delle atlete russa e georgiana a Pechino (interessante che la disciplina fosse il tiro con la pistola..), almeno a testimoniare che olimpiadi e sport sono un'occasione per unire i popoli, alla faccia di chi voleva boicottare Pechino (nessuno aveva proposto di boicottare l'expo di Shangay..ma tò..).

riporto un articolo del corriere che ritengo spieghi piuttosto bene la vicenda nel caucaso..

Georgia-Russia: quasi guerra per l'Ossezia
Bombardamenti sul capoluogo Tskhinvali. Morti 10 soldati russi. Mosca invia una colonna di carri armati

TBILISI (Georgia) - Georgia e Russia sono sull'orlo della guerra a causa dell'Ossezia del sud, la provincia separatista georgiana che gode dell'appoggio di Mosca. Gli Stati Uniti hanno chiesto ai contendenti un immediato cessate il fuoco, ma ancora nella tarda serata di venerdì era in corso una violentissima battaglia a sud di Tskhinvali, capitale dell'Ossezia del sud tra i soldati della forza di interposizione russa in Ossezia del sud e l'esercito georgiano. La situazione è delicatissima: secondo il premier russo, Vladimir Putin, si è già «in una situazione di guerra». Il segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, dal canto suo, ha chiesto proprio alla Russia «di porre termine agli attacchi condotti in Georgia con aerei e missili, il rispetto dell'integrità territoriale della Georgia e il ritiro delle forze militari dal territorio georgiano». Intanto il presidente georgiano, Mikhail Saakashvili, si appresta a dichiarare la legge marziale.

L'ATTACCO DELLA GEORGIA - Gli scontri sono iniziati tra gioved' e venerdì. All'alba di venerdì c'è stato un nuovo attacco georgiano. Il capoluogo sudosseto Tskhinvali è stato bombardato e, secondo il capo dei militari russi della forza di interposizione, «è stato quasi completamente distrutto». Le cifre sulle vittime non hanno conferme ma il presidente dell'Ossezia del sud Eduard Kokoity, ha detto che «i morti sono stati 1.400. Lo abbiamo stimato sulla base delle informazioni fornite dalle famiglie delle vittime»». I russi hanno lanciato raid aerei contro la Georgia. Tbilisi ha dichiarato un cessate il fuoco unilateriale di tre ore (sino alle 16 ora italiana) per l'evacuazione dei civili.


CONTRATTACCO - Il governo russo ha inviato in Sud Ossezia una colonna di carri armati che hanno aperto il fuoco contro le postazioni georgiane in Ossezia del sud. I georgiani hanno dovuto lasciare alcune postazioni a Tskhinvali. Il presidente Saakashvili, ha dichiarato: «I russi sono entrati nel nostro territorio. Ci consideriamo in stato di guerra». Il presidente ha ordinato la mobilitazione generale richiamando anche i riservisti e, in un'intervista alla Cnn, ha chiesto agli Stati Uniti di intervenire: «Non è più solo una questione georgiana. Si tratta dell'America e dei suoi valori. Noi siamo una nazione amante della libertà che ora si trova sotto attacco». Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha accusato i georgiani di aver messo in atto in Sud Ossezia «una pulizia etnica». Il presidente russo Dmitri Medvedev ha poi lanciato una pesante accusa: «I soldati della forza di pace georgiana hanno sparato sui colleghi russi. In Sud Ossezia stanno morendo civili, donne, bambini e anziani russi». Infine, il premier russo, Vladimir Putin, a Pechino per l'apertura dell'Olimpiade, parlando con il presidente americano Bush ha dichiarato che «volontari russi sono pronti a partire per l'Ossezia, e non saremmo in grado di fermarli». A Mosca un centinaio di persone (in gran parte osseti) nel pomeriggio ha manifestato davanti il ministero degli Esteri chiedendo un intervento militare in Ossezia del Sud. È prevista un'altra manifestazione davanti all'ambasciata georgiana.. Il conflitto rischia di ampliarsi con la ritorsione aerea russa sulla città di Gori (dove è nato Stalin). L'altra provincia separatista filorussa dell'Abkhazia è stata «avvertita» da Tbilisi di tenersi fuori da un conflitto che non la riguarda.


Razzi georgiani lanciati sull'Ossezia del Sud (Reuters)

COMBATTIMENTI - Nella serata di venerdì il presidente Mikhail Saakasvhili, in un discorso televisivo, ha detto che le truppe di Tblisi «hanno il pieno controllo della capitale dell'Ossezia del sud, Tskhinvali, e di tutti i distretti e delle aree residenziali della regione, ad eccezione del distretto di Java». Saakashvili ha giustificato l'operazione militare come una risposta al «regime criminale» dei separatisti, e per «ripristinare l'ordine». Saakashvili ha definito il raid russo «un'operazione militare su larga scala. Chiedo alla Russia di interrompere i bombardamenti sui pacifici paesi georgiani». Le notizie sulle attività belliche e sul bilancio di vittime e danneggiamenti arrivano in modo frammentario. Tre aerei russi hanno violato lo spazio aereo georgiano lanciando alcune bombe, ha riferito il governo georgiano annunciando alcuni feriti tra i civili. In seguito è stata bombardata anche Gori: secondo la Georgia due aerei russi sarebbero stati abbattuti (nessuna conferma da Mosca). Il bombardamento russo della base aerea di Marneuli ha provocato la morte di tre soldati georgiani. Una caserma a Tskhinvali delle forze d'interposizione russe è stata colpita da colpi di artiglieria e i russi dicono che una decina di loro soldati sono morti e 30 sono stati feriti, oltre a numerose vittime civili. Distrutto l'ospedale principale di Tskhinvali, in fiamme anche l'edificio dell'università.


DIPLOMAZIA - Su richiesta della Russia si è riunito in seduta straordinaria il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a New York. L'ambasciatore belga Jan Grauls, presidente di turno, ha riferito che al momento «il Consiglio di sicurezza non è in grado di esprimere un'opinione sul conflitto». Usa e Gran Bretagna e altri Paesi non hanno votato un documento in cui si chiedeva a entrambe le parti del conflitto di «rinunciare all'uso della forza». L'ambasciatore russo ha commento che la posizione occidentale è «un grave errore di giudizio». L'Unione europea ha chiesto la cessazione immediata delle ostilità. Il candidato repubblicano alla presidenza Usa, John McCain, ha invitato la Casa Bianca a chiedere una riunione immediata del Consiglio di sicurezza dell'Onu che intimi alla Russia di ritirare le proprie truppe dalla Georgia. L'Ocse manderà immediatamente in Georgia il suo inviato speciale. Il presidente georgiano Saakashvili ha parlato per telefono con il segretario di Stato Usa Condoleezza Rice, con il segretario della Nato Jaap de Hoop Scheffer. A Tbilisi sono attesi nelle prossime ore i ministri degli Esteri di Svezia e Lituania. L'Unità di cisi della Farnesina, in coordinamento con l'ambasciata italiana a Tbilisi, si è subito attivata per assicurare i contatti con i circa 120 italiani presenti in Georgia.

ECONOMIA - La Borsa russa ha subito pesanti ribassi (6%) e il rublo ha perso l'uno per cento a causa dell'attacco georgiano in Ossezia del sud. «C'è il rischio di una vendita in massa delle azioni sul mercato russo», ha commentato un analista del mercato. Un milione di barili di petrolio al giorno diretti verso occidente sono messi a rischio dal conflitto. L'oleodotto Baku-Ceyhan in funzione da oltre un anno attraversa per 249 chilometri la Georgia ed è l'unico a evitare Iran e Russia per fornire Stati Uniti ed Europa. In Turchia la scorsa settimana un attentato a opera dei curdi del Pkk ha provocato un incendio e l'interruzione del flusso e non sarà ripristinato prima di dieci giorni.

venerdì 18 luglio 2008

Lettera a Umberto Bossi


oggi ho scritto una lettera a Umberto Bossi ( umbertobossi@leganord.org ) riguardo alla situazione in cui silvio ci sta facendo cadere. a mio avviso è tra le poche speranze reali che si ha di limitare il potere di questa legislatura.
riporto di seguito il testo della lettera.



"carissimo Umberto,

Vi scrivo per la prima volta, e non posso trattenere un minimo di emozione. Sono più che adulto ormai, e fin da piccolo ho sentito parlare di Voi e perlare Voi medesimo. Ora ho preso la decisione di parlere io a Voi, sperando mi ascoltiate.

Vorrei parlarvi della situazione attuale e del gruppo che governa questa, ancora tale, repubblica. In questa maggioranza siete presente anche Voi, e il partito della Lega ha permesso alla coalizione del popolo delle libertà di stravincere le scorse elezioni. un grosso regalo da parte del verde partito, che ancora attende la sua ricompensa.

Stiamo assistendo ad un premier che si occupa dei sui problemi, di salvarsi dai processi senza farsi giudicare, rimandando le questioni del paesse a chissà quando e chissà come. Rimandando le questioni per il Nord!

questo governo non ha risposto al problema della sicurezza, anzi, ha appena tagliato fondi per più di 3 miliardi alle forze di polizia locali. Ha tagliato fondi all'istruzione universitaria, quando nel contesto futuro sarà solo l'istruzione a renderci competitivi verso le sempre più forti nazioni asiatiche. Ha taglilato fondi alla magistratura, trasformandola nello zimbello del paese, in modo che i cittadini non si sentano tutelati nè nelle strade, nè in un'aula di tribunale.

Umberto, questa alleanza Vi sta usando: ha succhiato linfa alla Lega, prendendosene i meritati voti, ed ora usa ciò per i soli suoi personali scopi.

I Vostri sostenitori sono sempre più delusi: si era votato Lega Nord per avere finalmente il federalismo, per certezze nella sicurezza, per una politica di tutela delle nostre aziende.. non per poter dare l'immunità da tutto e tutti ad una persona che nemmeno conosciamo (o meglio, la conosciamo, ma, come si dice, se li conosci li eviti), che non è mai scesa per le vie delle città a fianco dei suoi sostenitori e non esce di casa senza 3 autoblù pagate anche con i soldi dei cittadini del Nord Italia.

Il federalismo fiscale, anche se non completo, era anche nel programma elettorale del PD. Forse loro avrebbero perso meno tempo a alzare scudi contro la giustuzia e si sarebbero già mossi a riguardo, forse avrebbero già fatto qualcosa per migliorare il potere d'aquisto delle nostre famiglie e risanare quest'economia fatta per essere succhiata da vampiri ipocriti che nascondono i canini dietro larghi sorrisi in televisione. Lega e PD, inverosimilmente, ora subiscono lo stesso padrone senza nemmeno tentare di mordere e sono sulla stessa barca, lanciata alla deriva.

Se non si farà qualcosa immediatamente per arginare la situazione attuale e prossima, vedo davvero pessimo il futuro dell'Italia, specialmente del Nord, e molto meno consenso ad una Lega che non ha saputo far valere le proprie condizioni.

Posso confidare solo in Voi ormai, Umberto. La consistenza del Vostro gruppo in parlamento è ampia abbastanza da ricattare il PDL e, come ultima arma disperata, far cadere con la sfiducia il governo, se sarà necessario.

Spero che leggiate e diate valore a questa lettera, importante per me, per la Lega e per l'italia (sia parte che tutta)

Grazie di cuore,

Simone"

origami


il governo attuale ha le forbici in mano, ma sarebbe meglio dire la mannaia, un mitra nell'altra e un bel sorriso stampato in faccia. Poiche però il primo piano e il mezzobusto non fanno vedere le estremità articolari, alla televisione appare solo quel bel sorriso, che cela il ghigno tipico di chi ti sta per mettere a novanta gradi.
Ad agosto inizieremo ad avere pattuglie dell'esercito nelle città, per aumentare la sicurezza dei cittadini. Sempre per aumentare la sicurezza dei cittadini, recentemente sono stati approvati tagli alle forza di polizia per un totale di 3,2 miliardi di euro (articolo de "l'Unità" commentato sul mio blog).
E' sempre stata volontà dell'attuale gruppo di governo destinare fondi pubblici alla scuola privata, per migliorare lo stato dell'istruzione in Italia. Per lo stesso motivo, la recente decisione della Gelmini di togliere fondi importanti alle università (articolo APCOM).
Per quanto riguarda il problema della sanità, si risolverà tutto con il passaggio della legge antiintercettazioni: infatti, una volta che saranno bandite, non si verrà più a sapere di quanto accade nelle cliniche del milanese o come vengono utilizzati i fondi della regione Abruzzo (tra l'altro da un rappresentante del PD).
I trasporti non hanno problemi: il caso Alitalia è sparito a fine campagna elettorale, non fossaltro che sono stati fatti passare sottobanco, contro il regolamento UE in materia, 300 milioni di denaro pubblico, che non serviranno a nulla alla compagnia, anche perchè se li è già intascati chi di dovere.
La giustizia ed i procedimenti processuali miglioreranno grazie allo snellimento delle pratiche e dei magistrati, in senso letterale poichè gli sarà abbassato lo stipendio se continuano a protestare contro le leggi salvapremier. e comunque ci sarà bisogno di molti meno processi poichè un sacco di reati cesseranno di essere considerati tali.
Per aumentare l'unità nazionale, evitando che elementi sovversivi possano manipolare il pensiero comune, si sta attuando un piano per limitare l'accesso ed i contenuti dei social networks, youtube in primis.

Con questo governo stiamo collezzionando tagli e limitizioni, in settori che semmai meritano un ampliamento. è in corso un art-attac dove dallo scatolone vengono prese solo le forbici. Senza punta arrotondata. L'Italia sta per essere plasmata a stato origami: ritagliato, immobile, fragile, di proprietà.

Prima si getta fumo negl'occhi, con l'abollizione dell'ici (soldi sottratti ai comuni che adesso dichiarano bancarotta o destinano i poliziotti a fare multe invece che al pattugliamento e alla sicurezza) e del bollo auto, si fissa l'inflazione a 1,7%, mentre quella reale è ben sopra al 4, con un 5% per generi alimentari ( la pasta è al +40%) così che si abbia una abbassamento del reddito reale delle famiglie. I tagli all'università la renderanno più cara e appannaggio eclusivo di una ristretta minoranza, in modo da troncare la futura classe intellettuale, l'unica che non guarda veline con Greggio la sera e studio sport, ma rimpiangie Enzo Biagi e si consola con Blob, l'unica che può capire e quindi agire contro l'attuale governo. Dalle strade vengono tolti i poliziotti ordiari, legati alla realtà locale e indipendenti da logiche e inciuci delle alte sfere, e rimpiazzati dall'esercito, direttamente controllabile dal governo. la magistratura sta assumendo ormai la veste del diavolo (rosso) contro la politica di benessere del nostro primo ministro (benessere per lui), cosicchè presto avremo un organo di giustiza succube della situazione politica (magari rinascerà il reato di opposizione..). Limitando i social networks non potremmo dare testimonianza e scambiare pareri.

La situazione attuale e dell'immediato futuro si sta facendo tetra e terribile. Con il fallimento di Alitalia poi, non potremo nemmeno scappare.

giovedì 17 luglio 2008

insicurezza

riporto un articolo de "l'Unità" del 17 luglio 2008. 3,2 miliardi in meno si faranno sentire, e già adesso c'è penuria di personale. togliere i poliziotti dalla strada e mettervi l'esercito mi sembra la precursione ad uno stato di occupazione o di regime militare. spero k a questo siano attenti coloro che hanno votato il centrodestra come risposta alla necessità di maggiore tutela della popolazione.


Tagliati i fondi per la sicurezza, protestano sindacati e Cocer

Per la prima volta tutti i sindacati delle Forze di Polizia e Cocer dell'intero comparto sicurezza e difesa, protestano in piazza in modo unitario contro l'operato del Governo. A scatenare l'opposizione della rappresentanza dei 500.000 operatori della sicurezza e della difesa italiani, il recente decreto (del 25 giugno scorso) sulla manovra correttiva del bilancio dello Stato per il triennio 2009/2011, in cui «sono state assunte decisioni che pongono a rischio la possibilità di continuare a mantenere livelli accettabili di sicurezza e di tutela per i cittadini».

I sindacati delle forze di polizia e i Cocer lamentano contro i «tagli» previsti nel triennio per oltre tre miliardi di euro sui capitoli di spesa della «sicurezza» e della «difesa» delle Amministrazioni dello Stato. Questi «tagli» -spiegano in un volantino - impediranno l'acquisto di autovetture, di mezzi, di strumenti utili per svolgere il servizio nonché la possibilità di avere risorse sufficienti e necessarie per le attività addestrative, per i corsi di formazione, per rinnovare le armi in dotazione, per l'acquisto di munizioni, delle divise e per la ordinaria manutenzione degli uffici e delle infrastrutture, in particolare quelle di accesso al pubblico, che diventeranno sempre più fatiscenti.

Con i manifestanti anche il leader del Pd, Walter Veltroni: «Abbiamo votato il decreto sulla sicurezza, ma se venissero confermati i tagli di risorse alle forze dell'ordine nella manovra, si tratterebbe di un assoluto paradosso e quelle sulla sicurezza da parte della Pdl diventerebbero chiacchiere da campagna elettorale», ha dichiarato Veltroni. Insieme a lui, di fronte a Montecitorio dove si è svolta la manifestazione, anche Lanfranco Tenaglia, Marco Minniti e Roberta Pinotti. Veltroni ha poi commentato anche le parole del premier: «Il presidente del consiglio ha detto che i tagli non ci saranno, speriamo, se così fosse per noi sarebbe stata una battaglia vinta».

Oltre alla manifestazione di Roma, anche a Firenze è in corso la protesta indetta a livello nazionale da tutti i sindacati delle forze di polizia e Cocer. In una nota il Siulp di Firenze elenca alcuni questioni paradossali «che riguardano la polizia di stato nel capoluogo toscano, che vanno dalla carenza di organico e anche di auto per la squadra mobile all'esiguo personale in servizio al posto fisso di polizia all'ospedale di Careggi, due operatori al massino non in grado di assicurare tutte le incombenze correlate con un policlinico, e ancora la chiusura del posto di polizia a Brozzi.

A Milano, infine, i sindacati di Polizia e Esercito in un documento congiunto distribuito nel corso di due manifestazioni davanti alle sedi delle Prefettura e della Questura di Milano, scrivono: «I tagli del Governo mettono a forte rischio la sicurezza dei milanesi». Per i rappresentanti dei sindacati una delle più gravi conseguenze di questa manovra saranno le riduzioni del personale e la carenza di mezzi di trasporto. «In tre anni ci sarà una riduzione totale di 40.000 unità, 15.000 solo in Polizia - spiega il segretario provinciale aggiunto Sap Costantino Faedda - Il personale che sta per andare in pensione non verrà rimpiazzato perchè mancano i fondi. Inoltre il 70% dei mezzi che utilizziamo per le operazione è in deposito in attesa di riparazione. Si può quindi ben comprendere come la sicurezza dei cittadini con questi tagli sia a forte rischio.» Il segretario provinciale Siulp Giovanni Bartolotta illustra le richieste che verranno fatte al Governo: «Chiederemo principalmente il riconoscimento del principio di specificità del comparto sicurezza e difesa e l'eliminazione della riduzione del 40& dello stipendio mensile di un poliziotto per un semplice infortunio: è assurdo prendersi una pallottola e vedersi decurtare lo stipendio per essere rimasti a casa»

E anche il leader dell'Italia dei valori, Antonio Di Pietro, ribadisce il suo sostegno ai sindacati delle forze dell'ordine: «Dal governo la solita politica delle due facce: mentre a parole promette più sicurezza ai cittadini, in Parlamento procede in direzione opposta tagliando i fondi alle forze dell'ordine, ai vigili del fuoco e alle forze armate». E aggiunge: «Si riduce il personale si bloccano le assunzioni, si fanno pesanti tagli strutturali, si riducono i fondi destinati al ministero degli interni e della difesa per un totale di 3,2 miliardi di euro: altro che sicurezza dei cittadini».

martedì 1 luglio 2008

circa come qui


ecco un articolo tedesco.. fa ricordare i punti della campagna "aborto no grazie" di ferrara. certo, la vicenda è accaduta in Polonia, ma qui non è molto diverso: ricordo di un referendum sulla fecondazione assistita, al quale il clero ha dato ben più di qualche lieve dimostrazione di dissenso (da buoni pastori.. con tutte le pecorelle e pecoroni a seguirli). si spendono milioni di euro in italia per finanziare la chiesa di roma (soldi statali, che paga con le tasse anche chi è ateo, musulmano, scientologista e chi adora il begattino verde), sconti sulle tasse immobiliari, destinazioni all'otto per mille piuttosto strane.. certo, la cultura cattolica fa parte della nostra storia, siamo profondamente legati ecc ecc, ma ritengo insensato compromettere il presente ed il futuro per mantenere in vita il passato. pur nella sua infinita bontà, la chiesa non potrà aiutare le famiglie italiane ad arrivare a fine mese, seppure ne sfrutta le tasse, non risolverà i problemi di giustizia, nemmeno se silvio si confessasse all'ormai pensionato ruini (e ruini a lui), non può dare una soluzione al problema dell'integrazione degli immigrati, nonostante l'infinita carità che alcuni fedeli possono operare verso questi diseredati, non risolve il problema del lavoro per i giovani, anche se sono disponibili numerosi posti come parroco, non aiuterà a cessare lo sfacelo della sanità, comunque contando i volontari che confortano i malati terminali. può dare soddisfazione a necessità morali e far sentire ogni fedele membro di un gruppo. certo, non di solo pane vive l'uomo, ma prima di tutto di quello.


I vescovi vogliono la scomunica per l’aborto

[TAZ]

La Ministra della Salute polacca sarà punita per aver aiutato una quattordicenne stuprata ad abortire

I vescovi cattolici vogliono scomunicare la Ministra della Salute. Ewa Kopacz ha aiutato una quattordicenne stuprata a far valere i propri diritti nominandole una clinica dove avrebbe potuto sottoporsi ad un’interruzione di gravidanza. Visto che, a seguito delle rigidissime leggi polacche, ci sono solo tre motivi che giustificano un’interruzione di gravidanza: pericolo per la salute della madre, gravi malformazioni del feto e stupro.

Tuttavia, nonostante Agata avesse presentato tutta la documentazione necessaria, i medici hanno respinta la richiesta. Perchè alle costole della ragazzina si era incollato un prete cattolico che ha parlato alla coscienza di ogni medico. Il diritto divino avrebbe più valore di quello della ragazza. Considerato che il braccio della chiesa cattolica in Polonia arriva lontano e i contrari all’aborto, istigati da Radio Maryja, hanno già demolito auto o scritto “assassino” sulle mura di casa di medici, tutti i medici, di conseguenza, si sono rifiutati di compiere l’intervento.

“Io non mi sento colpevole”, ha dichiarato invece Ewa Kopacz, Ministra della Salute polacca e cattolica praticante. “Quella ragazza aveva diritto ad abortire. E’ stata violentata. Il rispetto della legge che da decenni è in vigore in Polonia non può essere diventato improvvisamente una cosa sbagliata”.

Ciononostante hanno richiesto la scomunica della Ministra non solo il quotidiano di estrema destra Fronda ma anche il vescovo di Danzica, Tadeusz Goclowski, così come il vescovo Stanislaw Stefanek. L’ex presidente del Consiglio di Famiglia dell’episcopato polacco ha accusato l’interruzione di rappresentare la “vittoria dell’ideologia della morte”. Fronda ha pubblicato ora sulle sue pagine internet un modulo di denuncia, con l’aiuto del quale ogni “buon cattolico” può nominare i candidati alla scomunica presso l’episcopato polacco.

[Articolo originale di Gabriele Lesser]

sabato 28 giugno 2008

"che mi salvi dai processi una volta per tutte"

articolo di Repubblica sul ddl passato ieri.. avranno ben da rassicurare, ma la fregatura c'è, ed è proprio quella.. 5 anni più altri 7 mandano in prescrizione buona parte dei processi a carico, considerando inoltre che molti sono già in ritardo. finalmente il nostro Capo di stato si degna di prendere una posizione e di mantenerla.. e, a mio avviso, lo fa anche dalla parte giusta. quanti porgressi per Giorgio.. questo ragazzo ha grandi potenzialità.. il cavaliere invece se ne rimane un po' imbronciato e, da bambino viziato e appoggiato dai suoi amichetti del pdl, scalcia, urla piange..minaccia..serve l'affettuoso Ignazio, che col suo facciotto dolcissimo e il sorriso affettuoso, lo rassicura e gli mette il ciuccio.
i giudici invece che stanno superlavorando per terminare il processo entro metà luglio(auguri vivissimi) non vengono rassicurati da nessuno..anzi.. iniziano a temere che nel prossimo decreto sarà punibile con 10 frustate e 15 anni di lavori forzati al ponte di messina chi istituirà processi verso le 4 massime cariche dello stato.




Napolitano non molla sui processi
"Via dal decreto la sospensione"

di LIANA MILELLA


Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

ROMA - Sono saliti sul Colle prima l'uno poi l'altro. Quasi dandosi il cambio. Bussa Angelino Alfano, il Guardasigilli. Ribussa Gianni Letta, il plenipotenziario del Cavaliere per le tessiture difficili. In mano lo stesso testo, lo scudo blocca-processi per le alte cariche. Nessuna negoziazione, per carità, ché il Colle non lo consentirebbe. Solo la ricerca di una "condivisione informale", visto che il lodo Alfano, oltre che graziare Berlusconi, riguarda pure il capo dello Stato.

I saggi del presidente leggono, ufficialmente non si sbilanciano, ufficiosamente raccomandano che si rispettino alla lettera i dettati che la Consulta fissò nel 2004. Su una cosa puntano i piedi. Niente scambio tra lo scudo e la sospensione dei processi. Su quella il Quirinale ribadisce un insistente e inflessibile richiamo riassumibile in una sola parola: "Dovete cambiarla".

C'è questo dietro la scena del Consiglio dei ministri di ieri. L'affanno degli uomini più vicini a Berlusconi per strappare un assenso al capo dello Stato e chiudere un patto. Un lodo giuridicamente spendibile, "un testo senza furbizie" come lo definisce il ministro della Giustizia, in cambio del via libera alla sospensione dei processi, magari in una versione leggermente ammorbidita che consenta al premier di fermare comunque il dibattimento Mills, ma non sia "l'amnistia occulta" paventata dal Csm.

Lo scambio, ovviamente, non poteva riuscire. Il lodo va avanti, Berlusconi se lo vota in Consiglio, Alfano ci mette il nome e la faccia, lo rassicura: "Lassù il testo è piaciuto". Ma il Quirinale sulla "salva premier" non molla. Chiede che si lavori a "un punto di equilibrio", vuole la prova di "un dialogo", insiste su "un confronto realistico". La sospensione dei processi va modificata, altrimenti la firma del capo dello Stato sotto il dl sicurezza potrebbe essere seguita da un messaggio alle Camere contro gli eccessi dei decreti e gli sconfinamenti nella materia.

Ma il premier non cede. L'ha detto ai suoi: "La norma si cambia solo se mi date la garanzia che i giudici di Milano non arrivano alla sentenza prima che il lodo venga approvato. Altrimenti io vado avanti. Ho i numeri per farlo. La sospensione passa com'è. E me ne avvalgo pure". I suoi gli hanno risposto: "Il Quirinale questa garanzia non ce la può dare". Né potrebbe. Quindi Berlusconi calibra i passi da fare e i giorni che gli restano. A metà luglio la sospensione potrebbe essere legge. Il 31 luglio pure il lodo passerà alla Camera. Potranno i giudici, con una legge a metà, "correre" per chiudere il processo prima che il Senato la vari? Bel quesito, su cui nessuno può firmare al premier una cambiale in bianco. Tantomeno il Quirinale.

Per questo il Cavaliere continua a scagliarsi contro i giudici. "O governo l'Italia o passo le giornate a preparare le udienze" ha detto in consiglio. Seguito da tutti. Nessuna contestazione. Adesione bulgara. Parla solo l'aennino Matteoli ma per sollecitare un lodo più favorevole a chi ne fruisce. "Angelino, cos'è questa storia che è rinunciabile? Se è legato alla funzione e non ai soggetti, nessun soggetto può rinunciare perché non ha titolo a farlo". Il paziente Angelino gli spiega che così vuole la Consulta, Matteoli si placa. Nessuno solleva dubbi sul comma cinque, che invece agita il Pd. "La sospensione opera per l'intera durata della carica o della funzione e non è reiterabile, salvo il caso di nuova nomina nel corso della stessa legislatura".

Alfano legge. Silenzio. Approvata. A consiglio finito si scatenano i dubbi. Alfano li smentisce leggendo la norma. Poi spiega: "È inutile che cercate l'imbroglio. Tanto non c'è. Il lodo vale per una sola legislatura. L'unica eccezione è che il premier può continuare a fruirne solo in caso di reincarico". La relazione al testo pare dargli ragione, poiché parla di "una limitata eccezione alla regola della non reiterabilità, nel caso del nuovo incarico assunto nella stessa legislatura".

Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ride dei dubbi: "Ma di che parlate? È solo la copertura per un Berlusconi bis. E basta. La corsa al Quirinale non c'entra". Anche sul Colle sono convinti che il comma funzioni così perché lì si parla di "nomina" e l'unico a essere "nominato" è il capo del governo, mentre le altre tre figure (presidenti Repubblica, Senato, Camera) sono elette. E quindi non sono preoccupati.

Invece tutti disegnano uno scenario: Berlusconi premier che poi diventa capo dello Stato e continua a godere del lodo. Oltre la legislatura, e per tutti i sette anni. Niccolò Ghedini, l'avvocato e consigliere giuridico del premier, però sembra aprire una porta: "Il lodo non è reiterabile oltre una legislatura, ma nell'ambito della stessa è possibile sia il reincarico che il passaggio da una funzione all'altra. Comunque smettetela di malignare. È un ddl. Se non è chiaro lo sistemeremo in Parlamento. Non abbiamo interesse a farlo bocciare dalla Consulta".

Già, questo è il punto. Lo dice anche Alfano: "Non è affatto detto che la Corte si pronuncerà di nuovo". Perché il lodo "è austero nel contenuto, tecnicamente sobrio, non lascia spazi ad eccessi". Risponde alla richiesta fatta da Berlusconi: "Fate una legge che mi salvi dai processi una volta per tutte".

(28 giugno 2008)

giovedì 26 giugno 2008

under my (ballistic) umbrella


se ne sentiva parlare un po' di tempo fa.. qui in italia più che altro era diffusa la notizia di un riarmo sovietico.. a nessuno veniva in mente di chiedersi il perchè la gruandue puatria riussa, già a corto di soldi, avrebbe intrapreso una simile strada... sentito mai parlare di "scudo stellare"??



Storia del "sistema nazionale di difesa missilistica degli Stati Uniti" in Repubblica Ceca (e in Europa)

Una storia infinita di bugie, manipolazioni e occultamenti

“Vecchia Europa e nuova Europa. Non significate nulla, non siete nulla. Siete una colonia americana. Ritirate le vostre bandiere, esponete quella americana e riconoscete il vostro status coloniale. Siete una destinazione turistica esotica. E‘ l’unica cosa che siete in grado di fare.“ Scott Ritter, ex capo ispettore degli armamenti per le Nazioni Unite, Ufficiale dei marines durante la prima guerra del golfo

Anni Ottanta

La stabilità nella politica internazionale era assicurata da diversi accordi e soprattutto dal NPT (Trattato di non proliferazione nucleare) del 1970 e dall‘ABM (Trattato anti missili balistici) del 1972. Negli anni Ottanta il progetto statunitense di uno “scudo stellare” stava per destabilizzare una situazione che già era molto pericolosa. Fortunatamente si raggiunse un accordo: Gorbachev e Reagan firmarono un accordo storico – il Trattato INF (missili nucleari a raggio intermedio) - che portò ad un’importante riduzione degli arsenali nucleari e segnò l’inizio della fine della guerra fredda.

Anni Novanta

Negli anni Novanta gli Stati Uniti ripresero lo stesso progetto tra le critiche di tutto il mondo e, nonostante l’acuirsi delle tensioni internazionali, proposero l’allargamento della NATO agli ex paesi socialisti dell’Europa dell’est. Ma gli Stati Uniti avevano già chiaro un piano, altrimenti un giornalista del New York Times, nell’ottobre 1996 non avrebbe potuto chiedere al presidente Clinton: „Questo significa che è pronto ad estendere la protezione dell’ombrello nucleare statunitense anche alla Polonia, all’Ungheria e alla Repubblica Ceca?“ („Does this mean you are ready to extend the U.S. nuclear protection umbrella to Poland, Hungary and the Czech Republic?“ NYT, 6.10.1996, domanda 4.)

L‘opposizione al progetto americano diventava sempre più forte. Il 3 dicembre 1999 il presidente francese Chirac dichiaro’: “Dobbiamo evitare qualsiasi messa in discussione del Trattato ABM, che potrebbe portare allo sconvolgimento degli equilibri strategici e ad una nuova corsa agli armamenti nucleari“ („We must avoid any questioning of the ABM treaty that could lead to disruption of strategic equilibria and a new nuclear arms race.“ NYT, 3.12.1999).
Nel 2000 il premier della Groenlandia Jonathan Motzfeldt dichiarava: „Nessuno in Groenlandia auspica azioni che porterebbero a ricreare l’atmosfera della guerra fredda. Sono contento che la Nato non abbia accolto con grandi acclamazioni i piani di difesa nazionale missilistica“ („No one in Greenland wishes to take actions that would lead to recreating the atmosphere of the cold war era, I am content that NATO has not greeted the N.M.D. plans with cheers.“) NYT, 18.9.2000)

Dopo il fallimento di due test e soprattutto viste le grandi resistenze anche da parte dei più stretti alleati europei, nel 2000 Clinton rinunciò al progetto. Il Vicepresidente Al Gore commentò: „Come presidente, mi opporrei a sistemi di difesa missilistica che sconvolgessero inutilmente la stabilità strategica e minacciassero di scatenare una rinnovata corsa agli armamenti con la Russia e una nuova corsa agli armamenti con la Cina.“ („As president, I would oppose the kinds of missile defense systems that would unnecessarily upset strategic stability and threaten to open the gates for a renewed arms race with Russia and a new arms race with China.“) NYT, 2.9.2000)

Ma le cose cambiano velocemente . Nel 2002 il presidente Bush si ritira unilateralmente dal trattato ABM, che aveva assicurato per decenni una certa stabilità internazionale. In gran segreto cominciano le trattative con la Polonia e la Repubblica Ceca per realizzare il cosiddetto “scudo stellare”. Per il Parlamento Europeo è chiaro che gli Stati Uniti vogliono dividere e indebolire l’Europa utilizzando gli Stati politicamente più deboli e “naturalmente” ostili alla Russia. Il Presidente francese Chirac afferma: „Dovremmo stare molto attenti a non incoraggiare la creazione di nuove linee divisorie in Europa o il ritorno ad un vecchio ordine.” („We should be very careful about encouraging the creation of new dividing lines in Europe or the return of an old order.”) NYT, 15.4.2007)
La Russia, la Cina e altri paesi europei criticano la politica del Presidente Bush e nel 2005 il Canada rifiuta ufficialmente di contribuire al piano USA. Il primo ministro Paul Martin ha annunciato formalmente che il Canada non avrebbe contribuito al sistema continentale di difesa missilistica voluto dall’amministrazione Bush. „Non concentreremo i nostri sforzi nella difesa ballistica“, ha detto, aggiungendo che il Canada avrebbe concentrato le sue risorse sulla sicurezza dei confini, delle coste e dell’Artico, sull’intelligence e sull’ampliamento delle forze armate. Prime Minister Paul Martin formally announced that Canada would not contribute to a continental missile defense system that the Bush administration wants to build. ''Ballistic defense is not where we will concentrate our efforts,'' he said, adding that Canada would concentrate its security resources on border, coastal and Arctic security, intelligence, and expanding the armed forces. NYT, 25.2.2005)

Nel maggio, grazie soprattutto alla nascita dell’iniziativa popolare NeZakladnam, i cittadini cechi vengono a conoscenza che a loro insaputa si vuole permettere a truppe straniere di occupare di nuovo il loro paese. Forse senza questo movimento i cechi sarebbero rimasti all’oscuro del piano.
Questo è solo l’inizio di una lunga serie di bugie e di occultamenti.
Il governo ceco dichiara che il progetto è all’interno della NATO, quando ancora oggi molti Stati membri della NATO sono contrari. Il sistema di difesa missilistica che gli Stati Uniti vorrebbero installare nell'Europa dell'est è estremamente pericoloso dal punto di vista politico.„"The missile defense system planned by the United States and which is to be installed in Eastern Europe is politically extremely dangerous,".“ Dichiara Gerhard Schroeder, ex Cancelliere tedesco. (Herald Tribune, 11.3.2007)
E’ stato detto che non accettare questo piano significherebbe dividere l’Europa; abbiamo visto però come questo progetto stia già dividendo l’Europa.
„L’America sarà sempre capace di controllare l’Europa con il „divide et impera“ (Scott Ritter) Il governo ceco ha cercato di minimizzare la cosa, affermando che si tratta solo di una piccola base. In realtà si tratta di un piano complesso, che riguarda il futuro di tutto il mondo in cui la Republica Ceca avrebbe un ruolo fondamentale. E’ stato anche detto che il controllo della base sarà in mano al governo ceco, ma sappiamo bene che i governi dei paesi ospiti non hanno alcun controllo sulle basi statunitense presenti nel loro territorio. (Come osserva lo studioso Chalmers Johnson: "(C'è) una grande strategia volta a preservare o addirittura accrescere il potere americano... Ciò diventa chiaro allorché volgiamo la nostra attenzione ad alcune delle attività segrete in tutto il globo... di cui il Pentagono è perfettamente a conoscenza, ma di cui altri organi del governo e la popolazione tutta sono completamente all'oscuro. Documento del Senato italiano) (Basi militari americane: una storia di crimini e soprusi)

L’opposizione rimane forte e i sondaggi parlano chiaro: i 2/3 della popolazione ceca è contro l’installazione del radar. Intanto si forma un governo raccogliticcio, che raggiunge una maggioranza minima grazie a due socialdemocratici che cambiano misteriosamente partito e grazie ad una politica dei Verdi favorevole alla base americana. Per questo vengono fortemente criticati sia all’interno del partito che dai Verdi di altri paesi europei.Sono completamente e assolutamente contraria a una nuova base militare in Repubblica Ceca (o da qualsiasi altra parte, compreso il Regno Unito) come parte del sistema di difesa missilistica degli Stati Uniti.
Caroline Lucas, Europarlamentare dei Verdi

Nel febbraio 2007 il Governo Ceco comincia a discutere ufficialmente con il governo degli Stati Uniti, pur sapendo bene che la maggioranza della popolazione è contraria e oltre il 70% vorrebbe che la decisione fosse presa tramite un referendum, reclamando un principio di DEMOCRAZIA: dal greco demos" (popolo) e "kratos" (potere); cioè il potere del popolo. Il 26 maggio 2007 l’iniziativa NeZakladnam organizza una manifestazione nazionale a Praga. Partecipano 5.000 persone di diverse organizzazioni, età, estrazione sociale. Per gli organizzatori è un successo: dimostra che la gente non solo non è d’accordo, ma vuole anche manifestarlo. Ma i mass media cechi parlano di un corteo di poche centinaia di persone, soprattutto comunisti e pensionati.Video della manifestazione »

Il 20 ottobre si svolge un incontro internazionale a Breznice: partecipano 80 sindaci della Repubblica Ceca, arriva un messaggio di adesione del sindaco di Londra Livingstone e il sindaco di Hiroshima invia un video messaggio. Sono presenti 50 organizzazioni europee e americane e anche i rappresentanti di 13 Partiti Umanisti europei. Tutti concordano sul fatto che le installazioni in Repubblica Ceca e in Polonia aumenteranno le già forti tensioni internazionali e porteranno ad una nuova e incontrollata corsa agli armamenti nucleari, con la possibilità di imboccare una strada senza ritorno. In molti paesi si manifesta davanti alle ambasciate e ai consolati cechi, ma la popolazione non viene adeguatamente informata su queste iniziative. Video del sindaco di Hiroshima Tadatoshi Akiba »
Saluto del sindaco di Londra Ken Livingstone »

Il 17 novembre, anniversario della “Rivoluzione di velluto” che abbatté senza violenza il regime comunista, si svolge una nuova manifestazione a piazza San Venceslao a Praga: partecipano 5.000 persone e aderiscono sindacati, artisti, intellettuali, politici.
Queste sono le notizie il giorno dopo....

Come capitava nel vecchio regime, il governo cerca di zittire ogni opposizione. I mass media non riportano così la notizia dell’incontro tra Jan Tamas, segretario del Partito umanista e portavoce di NeZakladnam e l’ex premier Zeman, che si dichiara fortemente contrario all’installazione del radar. Lo stesso giorno la televisione statale afferma che gli oppositori del radar sono pagati dai russi. Una commissione parlamentare smentisce la notizia, ma anche di questo i cittadini non vengono informati.Manipolazioni e bugie sono pratiche usate anche in altri campi. Già dalla guerra nella ex Jugoslavia gli Stati Uniti avevano cominciato ad usare proiettili all’uranio impoverito senza informare gli alleati. Il portavoce Nato generale Giuseppe Marani ha dichiarato che "proiettili anticarro con uranio esaurito sono stati usati dai piloti alleati contro le forze serbe in Kosovo"e ha aggiunto che questi proiettili "non comportano alcun rischio". Bulgaria-Italia.com, 3.5.1999 Invece migliaia di soldati italiani si sono ammalati e centinaia sono morti a causa dell’uranio impoverito. Si scopre che gli Stati Uniti lo hanno usato o lo stanno usando in Kossovo, Iraq, Libano e probabilmente in Afghanistan. In questi paesi le deformazioni genetiche sono in grande aumento. Video »
Il 1° novembre 2007 all’Assemblea dell’ONU si vota la proposta di uno studio sull’uranio impoverito, vista la sua pericolosità. Centoventidue stati esprimono parere favorevole, sei contrario: questi ultimi sono Repubblica Ceca, Israele, Francia, Olanda, Regno Unito, USA (OSN, 1.11.2007)

Da anni viene detto che lo scudo stellare è fondamentalmente pensato come protezione dai missili che l’Iran potrebbe lanciare. nelle pagine ufficiali del Missile Defence Agency: L’installazione di missili intercettori in Polonia e di un radar nella Repubblica Ceca è volta essenzialmente a difendere la maggior parte d’Europa dai missili balistici a raggio intermedio e lungo lanciati dall’Iran. Scott Ritter, ex capo ispettore degli armamenti per le Nazioni Unite, ex ufficiale dei marines, ha detto: „Abbiamo visto che in Iraq non c’erano armi di distruzione di massa.“ Ma subito dopo gli Stati Uniti hanno cominciato la guerra contro l’Iraq. „…già da qualche settimana siamo coinvolti in questa guerra: e dove sono le armi di distruzione di massa? Ha aggiunto che la situazione in Iran potrebbe seguire lo stesso andamento e gli Stati Uniti potrebbero scatenare una guerra anche se non ci sarà alcuna prova della pericolosità nucleare dell’Iran. „Qui si tratta dell’imposizione dell’egemonia imperiale americana sul mondo. Qui si tratta di mettere in pratica la dottrina di Bush sull’unilateralità americana“ (Scott Ritter)
Il 12 giugno 2007 Victoria Samson, un’analista americana del Center for Defense Information, ha dichiarato in un discorso al Parlamento europeo “Ciò che è davvero irritante è che si tratta solo di un esperimento di difesa missilistica degli Stati Uniti: un sistema nuovissimo, sconosciuto e mai sperimentato, che dovrebbe difendere da una teorica e francamente inspiegabile minaccia missilistica iraniana, che tra l’altro non esiste” “What is truly galling is that this missile defense experiment by the United States is strictly that: un unknown, untested, brand-new system, which is supposed to defend against a theoretical and frankly inexplicable Iranian missile threat that also does not exist.” Difesa antimissile, pag. 2)
Secondo lo studio di 16 agenzie americane di informazione l’Iran ha smesso di lavorare alla produzione di armi nucleari già nell’anno 2003. (National Intelligence Estimate (NIE) - Iran: Nuclear Intentions and Capabilities; E’ evidente che questo sistema di difesa non serve a proteggerci contro l’Iran o la Corea del Nord e non è nemmeno utile contro i missili russi o cinesi. Dichiarazione ufficiale del MDA.

Esperti militari internazionali affermano che questo sistema di difesa è del tutto inutile contro le migliaia di testate atomiche a disposizione della Russia.Secondo una tesi molto diffusa, la vera intenzione degli Stati Uniti è la militarizzazione e la conquista dello spazio, cosa che porterebbe ad un controllo totale del nostro pianeta. Questo è stato il motivo fondamentale per cui nel 2005 il Canada ha rinunciato a collaborare con gli USA, comprendendo che non si sarebbe trattato di un sistema di difesa ma di un sistema d’attacco. (Space4peace.org)
Altra opinione condivisa da molti è che qualsiasi sistema di difesa è facilmente eludibile, ma anche se fosse veramente efficace, in pochi anni le potenze nemiche costruirebbero missili capaci di “bucarlo”. Cosi sarebbe necessario un perfezionamento del sistema di difesa, in una spirale senza fine in cui le uniche a guadagnare sarebbero le ditte produttrici di armi. Come dice Massimo Zucchetti, fisico nucleare presso il Politecnico di Torino: „Non c’è mai un’arma ultima. L’arma ultima diventa sempre dopo un pò la penultima. I militari, ricercatori, scienziati in qualche modo devono trovare un modo per spendere le enormi risorse a loro dedicate".(Buone Nuove, 26.10.2006)

Ma cerchiamo di capire meglio come stanno le cose
Il 13 giugno 2000 il New York Times scriveva: „Nell’ultimo decennio l’industria degli armamenti ha speso 49 milioni di dollari in contributi ai politici di Washington e altri 2 milioni in una campagna più sottile e indiretta, che ha aiutato a creare un’atmofera in cui la pressione per costruire un sistema anti-missile esercita un grande peso su entrambi i partiti.“ („Over the last decade, the arms industry has spent $49 million in campaign contributions to Washington politicians and an additional $2 million in a more subtle and indirect campaign that they say has helped create an atmosphere in which the pressure to build an antimissile system weights heavily on both parties.“ NYT, 13.6.2000) Questo significa che le industrie che producono armi hanno finanziato in maniera ingente i partiti politici. Ma non solo. La spesa più grande è stata destinata alla creazione di centri di studi e organizzazioni no-profit, con il compito di produrre documenti pseudo- scientifici che possano convincere i politici e l’opinione pubblica della necessità di costruire un sistema di difesa.„
A guidare la carica per la difesa missilistica è il Center for Security Policy. Dedicato alla costruzione di un sistema anti-missile, il centro ha nel suo consiglio d’amministrazione i rappresentanti di almeno otto industrie – sei solo della Lockheed Martin – pubblica continuamente documenti e organizza seminari per chi deve prendere le decisioni a Washington“ („Leading the charge for missile defense is the Center for Security Policy. Dedicated to having an antimissile system built, the center has at least eight industry representatives on its board -- six from Lockheed Martin alone -- and issues a steady stream of position papers and sponsors numerous seminars for Washington decision makers.“ NYT, 13.6.2000)
Le aziende direttamente interessate alla costruzione dello scudo stellare sono: Boeing, Lockheed Martin, Raytheon e Northrop Grumman. (PeaceLink.it) Maggiori informazioni: CounterPunch.org
Le aziende Boeing, Lockheed Martin e Northrop Grumman sono clienti della agenzia AMI Communications, che ha ricevuto dal governo ceco in modo assai poco trasparente il compito di informare la popolazione sull‘installazione del radar. Scopo di quest‘agenzia non è dare una informazione obbiettiva ed esauriente, ma convincere la popolazione dei vantaggi dell‘offerta fatta dai suoi clienti.
Sia l’azienda AMI communication che Dutko hanno legami con il partito di destra che attualmente è al governo in Repubblica ceca. Inoltre l‘amministratore della Dutko Worldwide in Repubblica Ceca è stato fino allo scorso anno Alexandr Vondra, che come Ministro ha partecipato alla decisione di dare la commessa alla ditta AMI. (Greenpeace, Zvědavec.org)

Intanto alcuni Paesi europei vengono coinvolti direttamente nel progetto americano: per esempio la Polonia, dove dovrebbero essere installati i missili intercettori e il Regno Unito che è pienamente d’accordo con questo piano, anche se la popolazione è contraria. L’Italia, mentre ufficialmente dichiara che riguardo a un progetto cosi importante dovrebbero esprimersi la NATO e l’Europa unita, nel febbraio 2007 firma un accordo segreto con gli Stati Uniti: verranno costruite in Italia altre basi militari all’interno del programma dello „scudo stellare“, oltre ad ampliare quelle già esistenti. Ma tutta l’Europa ne è coinvolta e i vari Governi hanno lasciato le popolazioni all’oscuro delle importanti decisioni che venivano prese sulle loro teste. Dall’altra parte la Russia, dopo la risposta negativa degli Stati Uniti alla sua richiesta di sospendere questo piano, ha cominciato a produrre nuove armi nucleari capaci di bucare lo scudo americano.

Schultze nella dichiarazione della campagna Europa per la Pace, dice: L’Europa non deve appoggiare alcuna politica che trascini il pianeta verso la catastrofe. Scrivono Chomsky e Gorbachev nel 2007 nella loro adesione a questa campagna:
"E' molto importante essere vigili e resistere attivamente ad ogni piano di rendere l'Europa ancora una volta ostaggio della paura e del pregiudizio caratteristici della guerra fredda." “it is important to remain vigilant and actively resist any plans of making Europe once again hostage to the fear and prejudice characteristic of the Cold War“
„L’Europa ha una posizione unica per intraprendere la storica missione di salvare la razza umana dall’auto-distruzione.“ „Europe is uniquely well-placed to undertake the historic mission of saving the human race from self-destruction.“

E‘ possibile cambiare il futuro?

Nel futuro immediato possiamo aspettarci che le grande aziende americane offrano ingenti commesse alle aziende della Republica ceca e di altri paesi europei; grazie alla pressione di queste aziende, è probabile che anche la NATO approverà il progetto del sistema di difesa. Pagati da queste aziende, opinionisti, politici e esperti parleranno in televisione per spiegarci i benefici di avere basi americane sul proprio territorio ed i benefici delle guerre umanitarie… e chi si oppone sparirà misteriosamente dalla scena. La possibile approvazione della NATO verrà usata quasi come una formula magica, capace di convincere dell‘utilità dello „scudo stellare“.anche quelli che in questo momento sono in dubbio.

Il pensatore argentino Mario Rodriguez Cobos, conosciuto come Silo, ispiratore della Nonviolenza attiva, dice: „Che tutto termini nel caos a cui seguirà un nuovo inizio di civiltà o che inizi una fase di progressiva umanizzazione - questa alternativa non dipende da inesorabili leggi meccaniche ma dall’intenzione degli individui e dei popoli, dal loro impegno a cambiare il mondo”.

Nel dicembre 2007 il Movimento umanista, che già insieme ad altre organizzazioni aveva dato vita in Rep. ceca al movimento di protesta contro le basi americane, dichiara:
I cittadini cechi hanno provato di tutto: una petizione con piu‘ di 200.000 firme, discussioni, conferenze con la partecipazione di personaggi del mondo scientifico e artistico, manifestazioni e dialogo con politici… poichè il Governo completamente ignora l’opinione della maggioranza dei cittadini, abbiamo deciso di usare una nuova forma di lotta: il boicottaggio. Proponiamo di fare pressione sul governo degli Stati Uniti attraverso le aziende americane: non comprare i prodotti americani. La protesta Nonviolenta ha una lunga storia ed esempi positivi. I piu‘ conosciuti sono i movimenti di Gandhi e M. L. King. Questi movimenti hanno mostrato che la lotta nonviolenta è una possibilità reale di far cambiare ai propri nemici i loro piani violenti. La nonviolenza ha portato l’India all’indipendenza dal cruento regime coloniale britannico e i neri d’America al conseguimento di maggiori diritti sociali.
Ora dipende da noi se quegli esempi continuano: mostriamo ai governi ceco e americano la forza della nonviolenza.

Ma questa nuova spregiudicata corsa agli armamenti non riguarda solo la Rep. ceca. ma tutta l’Europa e tutto il mondo.
Appoggia il nostro movimento nonviolento! Il fallimento del progetto americano in rep ceca rappresenterebbe una grande vittoria della democrazia e sarebbe un importante segnale di distensione per tutto il mondo: la vittoria di Davide contro l’insolente Golia!

Il futuro si può ancora cambiare!

www.nonviolence.cz

pace crociata


riporto un articolo trovato sul "il giornale" di sabato 21 giugno 2008.. ogni volta resto meravigliato di come la Chiesa di roma riesca ancora a stupirmi..



Vaticano: "Bandiere arcobaleno via dalle chiese"


Roma - Perché preti e laici cattolici usano la bandiera arcobaleno come simbolo di pace invece della croce? Non sanno che quella bandiera è collegata alla teosofia e al New Age? È netto e documentato il giudizio contenuto in un articolo pubblicato da «Fides», l’agenzia della Congregazione vaticana per l’evangelizzazione dei popoli diretta da Luca De Mata, nei confronti del vessillo, simbolo del movimento pacifista, appeso anche nelle chiese e da qualche prete pure sull’altare.

«Come mai uomini di Chiesa, laici o chierici che siano - si chiede “Fides” - hanno per tutti questi anni ostentato la bandiera arcobaleno e non la croce, come simbolo di pace? Sarebbe interessante interrogare uno per uno coloro che hanno affisso sugli altari, ingressi e campanili delle chiese lo stendardo arcobaleno». L’agenzia vaticana ipotizza qualche risposta in proposito, vale a dire «la lunga litania degli eventi in cui la Chiesa avrebbe brandito la croce come simbolo di sopraffazione», dalle Crociate alla caccia alle streghe ai roghi di eretici. «Fides» a questo proposito ricorda però che non è il simbolo della croce in quanto tale «ad aver bisogno di essere emendato», quanto piuttosto «gli atteggiamenti degli uomini che, guardando a tale segno, possono ritrovare motivo di conversione». Poi rilancia: «Questi uomini e donne di chiesa sanno qual è l’origine della bandiera della pace? Molti probabilmente no. Altri, pur sapendo, non se ne preoccupano più di tanto».

Le origini della bandiera della pace vanno ricercate, spiega l’agenzia, «nelle teorie teosofiche nate alla fine dell’800. La teosofia (letteralmente “Conoscenza di Dio”) è quel sistema di pensiero che tende alla conoscenza intuitiva del divino». Da sempre presente nella cultura indiana, ha preso la sua moderna versione dalla Società Teosofica, «un movimento mistico, esoterico, spirituale e gnostico fondato nel 1875 da Helena Petrovna Blavatsky, più nota come Madame Blavatsky». Il pensiero della corrente rappresentata dalla bandiera arcobaleno si basa sullo «gnosticismo», sulla «reincarnazione e trasmigrazione dell’anima», sull’esistenza di «maestri segreti» e riconduce al New Age, mentalità che predica la libertà più assoluta e il relativismo, l’idea dell’«uomo divino», il rifiuto della nozione di peccato.

«Fides» spiega che esistono diverse versioni di questa bandiera, una delle quali è riconosciuta ad Aldo Capitini, fondatore del Movimento nonviolento, «che nel 1961 la usò per aprire la prima marcia per la pace Perugia-Assisi», mentre un’altra «segnala che la sua origine risale al racconto biblico dell’Arca di Noè» e dunque sarebbe un simbolo cristiano a tutti gli effetti. In realtà - scrive l’agenzia dopo aver ricordato che è anche il simbolo dei movimenti di liberazione omosessuali - la bandiera rappresenta un’idea secondo la quale «per esempio è possibile mettere sullo stesso piano partiti politici o gruppi culturali che rivendicano, legittimamente, la difesa della dignità della donna, e gruppi, come è accaduto recentemente in Europa, che rivendicano la depenalizzazione dei reati di pedofilia. Si tratta ovviamente di aberrazioni possibili, solo all’interno di una mentalità relativistica come quella che caratterizza le nostre società occidentali».

La bandiera, conclude «Fides», è un simbolo sincretistico, che propone l’unità New Age nella sintesi delle religioni. Introdurla nelle chiese e nelle celebrazioni è da considerarsi «un abuso».

intoccabili


riporto un articolo tradotto dal belgio sull'ultima azione del nostro premier. ma quel 55% d'italia adesso cosa fa?




Berlusconi sospende il proprio processo

[Lesoir.be]

Sei settimane dopo essere ritornato al potere, Silvio Berlusconi ha ricominciato la propria guerra contro i giudici imponendo la sospensione per un anno di alcuni processi, tra i quali il proprio.

Si tratta di una misura senza precedenti, denunciata dalla sinistra che vede in essa una violazione dei principi dello Stato di diritto a fini personali.

“Berlusconi sospende i processi”, “Giustizia: Berlusconi all’attacco”, annunciava martedì la stampa italiana a proposito dell’emendamento depositato lunedì dalla maggioranza, subito ribattezzato dall’opposizione “Salva Premier”

Questo emendamento avrà l’effetto di dare priorità ai processi che riguardano i casi più recenti e considerati più gravi dal governo, nei casi in cui la pena sia superiore ai 10 anni.

Tutti gli altri processi riguardanti fatti commessi prima del 30 giugno 2002 saranno sospesi per un anno.

In una lettera letta martedì al Senato, il capo del governo ha ammesso che questo provvedimento sarà applicato a “uno dei numerosi processi fantasiosi che i magistrati di estrema sinistra hanno intentato contro di me, per fini di lotta politica”, il suo più duro attacco ai giudici da quando è ridiventato capo del governo. Silvio Berlusconi è attualmente indagato per corruzione nei confronti del suo ex-avvocato britannico David Mills, a Milano.

Ha annunciato inoltre la presentazione di una domanda di ricusazione del magistrato Nicoletta Gandus, titolare del suo processo, accusata di aver preso “pubblicamente posizioni di netto e violento contrasto con il governo che ho avuto l’onore di guidare dal 2001 al 2006”.

“In uno stato democratico non si può accettare una tale ingerenza del potere politico nella sfera giudiziaria”, le affermazioni di Berlusconi secondo cui la procura di Milano (che conduce l’inchiesta relativa a questo caso) utilizzerebbe la giustizia “a fini mediatici e politici come lui sostiene nella sua lettera sono inaccettabili”, ha dichiarato il magistrato Edmondo Brutti Liberati, uno dei responsabili del principale sindacato dei giudici (ANM).

Mentre gli editorialisti e addirittura l’opposizione avevano accolto il ritorno al potere di un Berlusconi “nuovo”, attento al dialogo e più moderato rispetto all’epoca del suo debutto in politica, una parte della stampa si preoccupava, martedì, di un capo di governo “pronto a deformare lo Stato di diritto per salvaguardia personale”, secondo il quotidiano Repubblica. “Questa controversia illustra ancora una volta le due facce di Giano di Berlusconi. Una prima personalità preoccupata di soddisfare i propri interessi personali e una seconda, quella dell’ uomo di Stato che egli si sforza di diventare”, sottolinea il politologo specialista dell’Italia, Marc Lazar.

L’emendamento rischia, in ogni caso, di fare una prima vittima: il dialogo con il centro-sinistra di Walter Veltroni. Dichiarandosi “sorpreso dall’arroganza con cui alcuni provvedimenti vengono introdotti di nascosto” all’interno di testi all’esame del Parlamento (la sospensione dei processi sarà votata insieme alle nuove misure sulla sicurezza), Veltroni ha avvertito Berlusconi che “la luna di miele con il Paese potrebbe bruscamente interrompersi”.

Secondo il professore di scienze politiche Marco Tarchi, tuttavia, Silvio Berlusconi che gode del sostegno del 55% degli italiani, non teme nulla. “È onnipotente. La sinistra non riesce a proporre alternative e la vera opposizione è il suo alleato populista della Lega nord, l’unico partito in grado di imporgli delle scelte”, commenta.

[Articolo originale di AFP]

tra quanto?

Italia - La situazione in Italia, un piccolo stato che si affaccia sul Mediterraneo, è precipitata inesorabilmente negli ultimi giorni da quando il premier in carica, un certo Silvio Berlusconi ha dapprima militarizzato il paese, lasciando che l'esercito si infiltrasse in tutti i grandi comuni del territorio, poi ha rotto il dialogo con l'opposizione cancellando di fatto tutti i processi in cui era ancora coinvolto.

Non si hanno maggiori informazioni dalla piccola penisola per via della chiusura improvvisa delle frontiere con i vicini stati confinanti e l'arresto immediato di tutti i giornalisti ritenuti dal premier filo comunisti. Purtroppo non è ancora chiaro cosa possa entrarci con l'attuale situazione il vecchio fantasma della minaccia bolscevica della Guerra Fredda, ma ad ogni modo attualmente solo la televisione di stato, tale Rete 4, trasmette in diretta un telegiornale farsa che mira ad appoggiare incondizionatamente le parole di Berlusconi censurando ciò che sta davvero avvenendo per le strade.

Grazie ad alcuni operatori amatoriali che sono riusciti a riprendere i disordini e caricare in internet i propri video, sappiamo che alcuni oppositori del premier Berlusconi sono stati malmenati e caricati su treni speciali insieme a zingari e extracomunitari, treni di cui nessuno conosce attualmente la destinazione. Per le strade d'Italia regna il caos ed è chiaro dalle immagini pervenute in redazione che polizia ed esercito stanno usando il pugno di ferro per reprimere ogni minima manifestazione di dissenso nei confronti dell'esecutivo.

Chiudiamo questo breve aggiornamento sulla situazione italiana riportando che il Presidente della Repubblica e alcuni membri dell'opposizione sono stati trovati morti nei loro alloggi.

proud irish


l'Irlanda ha bloccato il trattato di Lisbona della comunità europea. la decisione è stata espressione di un referendum (non come in Italia dove non ci hanno chiesto nulla..) ed è tuttora fonte di grandi trambusti in tutta la comunità. non conosco cosa non piaceva agli irlandesi del trattato, certo è che la banca europea ha già espresso le sue intenzioni (meglio dire minacce) a non intervenire in prestiti e finanziamenti in favore della repubblica irlandese quandora fosse richiesto.
riporto il testo del trattato e due articoli a riguardo, da Corriere e Repubblica.

ecco il testo sintetico del trattato, direttamente dal portale europeo. qui trovate il testo completo.




TRATTATO DI LISBONA (TESTO SINTETICO)

Il 13 dicembre 2007 i leader dell’Unione europea hanno firmato il trattato di Lisbona, mettendo fine a diversi anni di negoziati sulla riforma istituzionale.

Il trattato di Lisbona modifica il trattato sull’Unione europea e il trattato che istituisce la Comunità europea, attualmente in vigore, senza tuttavia sostituirli. Il nuovo trattato doterà l’Unione del quadro giuridico e degli strumenti necessari per far fronte alle sfide del futuro e rispondere alle aspettative dei cittadini.

  1. Un’Europa più democratica e trasparente, che rafforza il ruolo del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali, offre ai cittadini maggiori possibilità di far sentire la loro voce e chiarisce la ripartizione delle competenze a livello europeo e nazionale.
    • Un ruolo rafforzato per il Parlamento europeo: il Parlamento europeo, eletto direttamente dai cittadini dell’UE, sarà dotato di nuovi importanti poteri per quanto riguarda la legislazione e il bilancio dell’UE e gli accordi internazionali. In particolare, l’estensione della procedura di codecisione garantirà al Parlamento europeo una posizione di parità rispetto al Consiglio, dove sono rappresentati gli Stati membri, per la maggior parte degli atti legislativi europei.
    • Un maggiore coinvolgimento dei parlamenti nazionali: i parlamenti nazionali potranno essere maggiormente coinvolti nell’attività dell’UE, in particolare grazie ad un nuovo meccanismo per verificare che l’Unione intervenga solo quando l’azione a livello europeo risulti più efficace (principio di sussidiarietà). Questa maggiore partecipazione, insieme al potenziamento del ruolo del Parlamento europeo, accrescerà la legittimità ed il funzionamento democratico dell’Unione.
    • Una voce più forte per i cittadini: grazie alla cosiddetta “iniziativa dei cittadini”, un gruppo di almeno un milione di cittadini di un certo numero di Stati membri potrà invitare la Commissione a presentare nuove proposte.
    • Ripartizione delle competenze: la categorizzazione delle competenze consentirà di definire in modo più preciso i rapporti tra gli Stati membri e l’Unione europea.
    • Recesso dall’Unione: per la prima volta, il trattato di Lisbona riconosce espressamente agli Stati membri la possibilità di recedere dall’Unione.
  2. Un’Europa più efficiente, che semplifica i suoi metodi di lavoro e le norme di voto, si dota di istituzioni più moderne e adeguate ad un’Unione a 27 e dispone di una maggiore capacità di intervenire nei settori di massima priorità per l’Unione di oggi.
    • Un processo decisionale efficace ed efficiente: il voto a maggioranza qualificata in seno al Consiglio sarà esteso a nuovi ambiti politici per accelerare e rendere più efficiente il processo decisionale. A partire dal 2014, il calcolo della maggioranza qualificata si baserà sulla doppia maggioranza degli Stati membri e della popolazione, in modo da rappresentare la doppia legittimità dell’Unione. La doppia maggioranza è raggiunta quando una decisione è approvata da almeno il 55% degli Stati membri che rappresentino almeno il 65% della popolazione dell'Unione.
    • Un quadro istituzionale più stabile e più semplice: il trattato di Lisbona istituisce la figura del presidente del Consiglio europeo, eletto per un mandato di due anni e mezzo, introduce un legame diretto tra l’elezione del presidente della Commissione e l’esito delle elezioni europee, prevede nuove disposizioni per la futura composizione del Parlamento europeo e per una Commissione ridotta e stabilisce norme più chiare sulla cooperazione rafforzata e sulle disposizioni finanziarie.
    • Migliorare la vita degli europei: il trattato di Lisbona migliora la capacità di azione dell’UE in diversi settori prioritari per l’Unione di oggi e per i suoi cittadini. È quanto avviene in particolare nel campo della “libertà, sicurezza e giustizia”, per affrontare problemi come la lotta al terrorismo e alla criminalità. La stessa cosa si verifica, in parte, anche in ambiti come la politica energetica, la salute pubblica, la protezione civile, i cambiamenti climatici, i servizi di interesse generale, la ricerca, lo spazio, la coesione territoriale, la politica commerciale, gli aiuti umanitari, lo sport, il turismo e la cooperazione amministrativa.
  3. Un’Europa di diritti e valori, di libertà, solidarietà e sicurezza, che promuove i valori dell’Unione, integra la Carta dei diritti fondamentali nel diritto primario europeo, prevede nuovi meccanismi di solidarietà e garantisce una migliore protezione dei cittadini europei.
    • Valori democratici: il trattato di Lisbona precisa e rafforza i valori e gli obiettivi sui quali l'Unione si fonda. Questi valori devono servire da punto di riferimento per i cittadini europei e dimostrare quello che l’Europa può offrire ai suoi partner nel resto del mondo.
    • I diritti dei cittadini e la Carta dei diritti fondamentali: il trattato di Lisbona mantiene i diritti esistenti e ne introduce di nuovi. In particolare, garantisce le libertà e i principi sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali rendendoli giuridicamente vincolanti. Il trattato contempla diritti civili, politici, economici e sociali.
    • Libertà dei cittadini europei: il trattato di Lisbona mantiene e rafforza le quattro libertà fondamentali, nonché la libertà politica, economica e sociale dei cittadini europei.
    • Solidarietà tra gli Stati membri: il trattato di Lisbona dispone che l'Unione e gli Stati membri sono tenuti ad agire congiuntamente in uno spirito di solidarietà se un paese dell’UE è oggetto di un attacco terroristico o vittima di una calamità naturale o provocata dall'uomo. Pone inoltre l’accento sulla solidarietà nel settore energetico.
    • Maggiore sicurezza per tutti: la capacità di azione dell'Unione in materia di libertà, sicurezza e giustizia sarà rafforzata, consentendo di rendere più incisiva la lotta alla criminalità e al terrorismo. Anche le nuove disposizioni in materia di protezione civile, aiuti umanitari e salute pubblica contribuiranno a potenziare la capacità dell'Unione di far fronte alle minacce per la sicurezza dei cittadini.
  4. Un’Europa protagonista sulla scena internazionale, il cui ruolo sarà potenziato raggruppando gli strumenti comunitari di politica estera, per quanto riguarda sia l’elaborazione che l’approvazione di nuove politiche. Il trattato di Lisbona permetterà all'Europa di esprimere una posizione chiara nelle relazioni con i partner a livello mondiale. Metterà la potenza economica, umanitaria, politica e diplomatica dell’Europa al servizio dei suoi interessi e valori in tutto il mondo, pur rispettando gli interessi particolari degli Stati membri in politica estera.
    • La nuova figura di alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che sarà anche vicepresidente della Commissione, è destinata a conferire all'azione esterna dell'UE maggiore impatto, coerenza e visibilità.
    • Un nuovo servizio europeo per l’azione esterna assisterà l’alto rappresentante nell’esercizio delle sue funzioni.
    • La personalità giuridica unica conferita all’Unione ne rafforzerà il potere negoziale, potenzierà ulteriormente la sua azione in ambito internazionale e la renderà un partner più visibile per i paesi terzi e le organizzazioni internazionali.
    • La politica europea di sicurezza e di difesa, pur conservando dispositivi decisionali speciali, agevolerà la cooperazione rafforzata tra un numero ristretto di Stati membri.





da "il corriere della sera"

calderoli: «Un grazie al popolo irlandese per il suo voto»

Trattato europeo, l'Irlanda dice «no»
Barroso: «Andiamo avanti»

Il 53,4% di voti contrari. Documento bocciato nonostante i sì di 26 Paesi. Napolitano: «Fuori chi è contrario»

Campagna per il no in Irlanda (Afp)
DUBLINO - No! L'Irlanda boccia con il 53,4% di voti contrari il referendum sul Trattato di Lisbona, versione «alleggerita» della Costituzione europea già respinta nel 2005 da francesi e olandesi. Il no ha vinto in 27 contee su 43. Quindi, mancando l'unanimità, il documento non può entrare in vigore nonostante gli altri 26 Paesi dell'Unione europea l'hanno approvato o si apprestano a farlo. E il presidente Napolitano dice: «Fuori dall'Ue chi vuole bloccare la costruzione europea».

«VINCE LA DEMOCRAZIA» - «Una vittoria per la democrazia», ha gioito Declan Ganley, l'uomo d'affari fondatore del gruppo Libertas che ha guidato la campagna contro il Trattato. «Il popolo irlandese ha mostrato coraggio e saggezza e ha mandato un messaggio forte al primo ministro Brian Cowen, che ora deve andare a Bruxelles e riferire il messaggio degli irlandesi, che vogliono democrazia e responsabilità per l'Ue». Secondo il quotidiano inglese Independent, Ganley ha stretti rapporti d'affari con il complesso militare-industriale statunitense: i favorevoli al Trattato lo ritengono legato ai neoconservatori Usa, e avrebbe racccolto fondi di dubbia provenienza dall'estero per la sua campagna.

BARROSO: «IL TRATTATO È ANCORA VIVO» - «Il Trattato è ancora vivo, non è morto», ha commentato il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso. «La Commissione europea ha fatto quello che doveva e quello che poteva» ha detto il portavoce dell'esecutivo, Johannes Laitenberger. «La ratifica non è una cosa che devono fare le istituzioni europee bensì gli Stati membri». Barroso aveva già detto con chiarezza che non esiste un 'piano B' in caso di bocciatura del Trattato. Né appare valida l'ipotesi secondo cui la ratifica irlandese potrebbe avvenire ugualmente per via parlamentare. La possibilità più concreta è che riprenda il negoziato come accadde nel 2005 dopo la bocciatura della Costituzione con il referendum di Francia e Olanda. Di certo si allungano i tempi per il partenariato con la Russia e per la presidenza forte auspicata dal presidente francese Sarkozy (dal 1° luglio la Francia assume la presidenza di turno dell'Ue). «C'è una responsabilità congiunta di tutti i Paesi per fare fronte alla situazione», ha concluso Barroso, secondo il quale il processo di ratifica delle altre nazioni deve comunque proseguire.

NAPOLITANO: «FUORI CHI BLOCCA L'UE» - Lo stesso concetto è stato espresso anche dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: «Le ratifiche devono continuare fino a raggiungere la soglia dei quattro quinti. Non si può neppure immaginare di ripartire da zero». Ma il capo dello Stato ha aggiunto un concetto ben più pesante: «È l'ora di una scelta coraggiosa da parte di quanti vogliono dare coerente sviluppo alla costruzione europea, lasciandone fuori chi - nonostante impegni solennemente sottoscritti - minaccia di bloccarli. Non si può pensare che la decisione di poco più della metà degli elettori di un Paese che rappresenta meno dell'1% della popolazione dell'Unione possa arrestare l'indispensabile, e oramai non più procrastinabile, processo di riforma».

FRANCIA E GERMANIA ANDARE AVANTI - Anche Francia e la Germania sono dispiaciute per il no al referendum in Irlanda e si augurano che il processo di ratifiche del trattato di Lisbona vada avanti. Lo afferma oggi una dichiarazione comune. Anche per il premier irlandese Brian Cowen il Trattato non è morto, anche se. precisa il primo ministro lussemburghese Jean-Claude Juncker, «è chiaro che non potrà entrare in vigore il prossimo 1° gennaio», come previsto. Di parere opposto il presidente della Rep. ceca (Praga deve ancora approvare il Trattato), secondo il quale la ratifica è finita dopo la mancata approvazione di Dublino. Il no irlandese «non è una buona notizia», ma non fermerà il cammino europeo: ne è convinto il ministro degli Esteri spagnolo, Miguel Angel Moratinos.

FINI: «CRISI» - A questo punto per l'Unione europea si aprono scenari imprevedibili. «Bisogna capire che cosa succede dopo il voto in Irlanda», ha detto Silvio Berlusconi nel corso del Consiglio dei ministri. Secondo il presidente della Camera Gianfranco Fini, «se gli irlandesi bocciassero il Trattato di Lisbona ci troveremmo in una situazione di crisi senza precedenti delle istituzioni europee».

CALDEROLI - Nettamente contraria l'opinione di Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione normativa. «Un grazie al popolo irlandese per il suo voto. Tutte le volte in cui i popoli sono stati chiamati a votare hanno bocciato clamorosamente un modello di Europa che viene vista lontana dai popoli stessi. I popoli, ancora una volta, hanno dimostrato di avere maggiore saggezza rispetto a governi e parlamenti. La sovranità appartiene ai popoli e solo i popoli possono decidere di rinunciare ad essa».




da "La Repubblica"

Fra 15 giorni il dibattito in Parlamento: "Si proceda con rapidità"
"Chiarire se c'è una posizione comune o due linee contrapposte"

Veltroni, l'Italia acceleri su Lisbona
"Il governo dica da che parte sta"


Veltroni, l'Italia acceleri su Lisbona "Il governo dica da che parte sta"

Walter Veltroni

ROMA - "Il voto irlandese deve spingere l'Italia a un'accelerazione nella discussione e l'approvazione del trattato di Lisbona: tra quindici giorni in Senato inizierà il dibattito, che dovrà procedere con rapidità perché anche il nostro Paese sia tra quelli che hanno detto il loro sì all'accordo che può permettere all'Unione di uscire dalle secche". Il segretario del Pd Walter Veltroni interviene all'indomani della vittoria del no al referendum sul Trattato Ue in Irlanda.

Il leader dei democratici si dice d'accordo con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, "che invita tutti a scelte coraggiose e nette anche a costo di lasciar fuori chi minaccia l'integrazione. Credo che una decisione forte e rapida possa essere anche il contributo dell'Italia a rilanciare l'immagine di una Europa - sottolinea Veltroni - che rischia di apparire troppo lontana, minacciata dal ritorno di vecchi e nuovi egoismi. Questo è lo slancio necessario per riprendere (e far riprendere anche all'Irlanda) il cammino verso una integrazione più compiuta nel continente e una Unione più forte e democratica, capace di non farsi imbrigliare e immobilizzare dai veti".

"Noi siamo - aggiunge il leader del Pd - in prima linea per affermare posizioni europeiste. Il governo invece appare incerto e diviso: il trattato è stato presentato alle Camere ma un pezzo consistente della maggioranza parla invece di referendum e si rallegra per il no uscito dalle urne irlandesi. Questa divisione e ambiguità vanno sciolte se l'Italia vuole avere un ruolo attivo e trainante nei processi europei, come è nella nostra migliore tradizione che parte dal 'sogno europeista' di Spinelli".

Il governo, incalza Veltroni, "chiarisca in Parlamento se c'è una posizione comune al proprio interno o se invece, come appare leggendo le molte dichiarazioni di questi giorni, vi sono due linee contrapposte su un punto di programma fondamentale come l'Europa".